Era da un po' che avevo voglia di fare un giro in moto come Dio comanda, ed avevo considerato un paio di destinazioni abbastanza simili come chilometraggio; percorrere per intero la Route de Grand Alpes, andare in Germania al castello Neuschwanstein o vagabondare per l'Alta Provenza ed in particolar modo nel Parco del Luberon. Ho optato per la terza soluzione. Il castello già lo avevo visitato e meriterà un'altra visita, la Route per quanto bella e suggestiva sarebbe anch'essa stata una ripetizione ed avrebbe significato freddo e pioggia sicuri. Così dopo i preparativi andati avanti per oltre due mesi (causa infortunio e relativo recupero), ho fatto i bagagli e sono partito, da già abbastanza scafato viaggiatore (soprattutto in auto) ma da campeggiatore agli esordi...
Bagaglio composto da due zaini, il sacco a pelo e la tenda.
Addosso, nella giacca, avevo: l'orologio, il sottocasco, il portafogli, il lettore MP3, degli spiccioli e l'itinerario.
Nel primo zaino, quello legato alla sella, avevo: il beauty con blablabla ed un asciugamano in microfibra molto compatto, il grasso per la catena, due pacchetti di fazzoletti, una mini torcia a led, 2 accendini, un taccuino e due penne, un paio di braghe corte, i pantaloni della tuta, due paia di calze lunghe e due paia di calze corte, cinque paia di mutande, quattro maglie a maniche corte ed una a maniche lunghe, una felpa ed un cuscino gonfiabile.
Nel secondo, quello che ho tenuto sulle spalle: fotocamera con relativo carica batteria, cellulare con due batterie e relativo carica batterie, manometro, set cacciaviti e brugole, sacca per il casco, passaporto (!!!), torcia a led con treppiede, maglia del team amatoriale di calcio in cui gioco, occhiali da sole, panno per pulizia visiera casco, aulin, imodium, cartina presa da google maps sulla quale ho segnato e numerato i luoghi da visitare ed i campeggi vicini, gel lava mani e un legno da porre sotto al cavalletto della moto.
Alle 5:30 del 14 giugno suona la sveglia...ho dormito poco e male, ma non vedo l'ora di saltare in sella alla conquista di nuovi luoghi. Arrivo in garage, dove la sera prima già avevo controllato la moto e portato sacco a pelo e tenda; metto la moto sul cavalletto posteriore, per fare le cose comodamente e con precisione e carico la moto.
Sono le 6:40, via ! Percorsi una ventina di chilometri, faccio mente locale su quanto messo negli zaini e...ho lasciato il passaporto sulla scrivania ! ! ! Ok, dopo qualche dolce parola rivolta più a me stesso che agli dei, torno indietro e recupero il documento. Ho ritardato e mi trovo a percorrere la strada fino ad Albenga in un traffico fastidioso e con un caldo già soffocante. Ma ora si sale, ci si lascia il mare alle spalle direzione Triora, il paese delle streghe; il ritmo è blando, ha piovuto e sono solo all'inizio del viaggio. Mi fermo in una piazzola sotto a delle orrende pale eoliche e scatto le prime foto sotto ad un cielo limpido e con una lieve brezza.
Riparto, ed inspiegabilmente perdo la deviazione per Triora, ed invece di scendere a Ventimiglia percorro la strada che porta ad Imperia: ecco, l'inizio non è dei più promettenti. Sono in ritardo per via del passaporto e mi sono allungato inutilmente la strada. Non serve arrabbiarsi, avevo messo in preventivo la possibilità di sbagliare strada, e per quanto farlo a poche ore dalla partenza sia irritante, non mi innervosisco. Ora si punta la Francia, Mentone e poi su verso Sospel. Bella l'Aurelia col sole ed i fiori nel loro pieno, belle le ultime curve italiane e piacevole la brezza marina. A Mentone si riparte per l'entroterra, stanotte conto di piantare la tenda a Roquebilliere, dove ho visto esserci un campeggio proprio sulla strada che l'indomani vorrò fare. Arrivato a Sospel, confidando nel fatto di veder le indicazioni per La Bollene Vesubie o Saint Martin Vesubie, giro in tondo fino a rassegnarmi a dover chiedere informazioni. Mi fermo e tre ciclisti mi aiutano, dicendomi che dovrò superare Col de Turinì; bene, percorsi i primi chilometri mi ricordo il passo, ricordo i suoi tornanti stretti. Per fortuna sono quasi da solo sulla strada e piano piano prendo confidenza con la moto carica ed il suo “nuovo” comportamento. In cima al passo salto per distrazione la deviazione per La Bollene Vesubie e continuo la cavalcata ignaro del futuro poco roseo. C'è una nebbia incredibile, pioviggina e la strada è stretta e dissestata ma per fortuna a senso unico: posso quindi andare al centro della carreggiata, in prima a non più di 20 km/h. Mi fermo in un piazzale, dove ci sono delle rovine ed un carro armato della prima guerra mondiale, foto di rito e via di nuovo. Con questo cielo non si può perdere tempo.
Pochi chilometri dopo, la pioggia aumenta di intensità; decido quindi di fermarmi per mettere la cerata, i copri scarpe e mettere il telo impermeabile allo zaino che ho in spalla: la fotocamera è ciò che non deve assolutamente bagnarsi. Lo zaino è al sicuro ora, ma...ho dimenticato i pantaloni della cerata in garage ! Se devo bagnarmi le gambe, poco mi importa di avere i piedi all'asciutto, così un po' contrariato (giusto un po') riparto. Pochi chilometri dopo scorgo un'auto che mi pareva di aver già visto...posteggiata esattamente dov'è ora ! Ho girato in tondo, perdendo altro tempo e ritrovandomi sotto una pioggia a dir poco bestiale ! Le Metzeler Rennsport fanno il possibile per quanto inadatte alla situazione, la visiera (nera) deve rimanere alzata, ed in pochi minuti l'acqua è arrivata in ogni angolo del corpo. Il freddo aumenta mano a mano che mi bagno ma le buche da evitare e la voglia di allontanarmi dal temporale mi tengono impegnato e non mi ci fanno pensare. Riesco ad arrivare a Roquebilliere e a trovare il campeggio. Qui non ha piovuto, e la signora che mi accoglie si stupisce di vedermi zuppo. Pago e mi dirigo verso una piazzola libera (poche erano quelle occupate). Prima di pensare ai vestiti zuppi che ho addosso, voglio montare la tenda, e così faccio. Per essere la prima volta che la monto, ci metto poco ed il risultato è soddisfacente. Ok, non ci vuole certo un genio, ma non avendo mai montato una tenda da solo e non avendoci provato se non in salotto di casa, un po' di paura ce l'avevo. Ora è il momento di srotolare il sacco a pelo e stenderlo all'interno. E' bagnato a macchie, a mo' di mucca: evviva ! Vabbè, speriamo faccia in tempo ad asciugare un minimo, e comunque ho la tuta ed una felpa pesante, posso farcela. Certo, sarebbe più semplice se anche queste non fossero chiazzate dall'acqua... mi accontento e mi metto vestiti semi asciutti, che confrontati a quello che avevo addosso fino a pochi minuti fa, sono il paradiso. Poco dopo passa un uomo, che dopo avermi scrutato con sguardo indagatore scompare dietro una siepe, per poi tornare poco dopo con due birre (lasciate in fresco nel fiume), ed offrirmene una. E' tedesco, arrampicatore e motociclista. E' partito con due amici ma la sfortuna ha voluto che rimanesse solo, così si gode la vacanza in solitaria. Da buon meccanico si è costruito delle staffe sulla moto (Suzuki vecchiotto del quale non so il modello, con 180000 km quasi interamente da lui percorsi) per caricare la miriade di bagagli che si porta appresso. Mi sento piccolo piccolo di fronte a tanta organizzazione, ma lui è alla mano e credo ci sia stata subito intesa, così chiacchieriamo di tante cose in un inglese davvero originale. Faccio una passeggiata per i dintorni, ma c'è poco e a causa dell'ora è quasi tutto chiuso. Foto al paesino vicino, Belvedere, e rientro al campeggio .
Arriva l'ora di andare a nanna, ed arriva anche la pioggia. Bellissimo stare nella tenda con l'acquazzone fuori, i colpi secchi delle gocce sul telo esterno nell'altrimenti silenzio totale. Non ho un materassino, e la ghiaia appuntita sotto la tenda impiega poco a farsi sentire. I vestiti ed il sacco a pelo ancora umidi rendono impossibile addormentarsi e la notte procede con una lentezza infinita.
Km. percorsi 350 circa
Euro benzina 25
Euro campeggio 11