AugustoRoma ha scritto:
Io ho un'idea un po' diversa, forse antiquata su questo argomento.
Intanto le concezioni meccaniche ed estetiche delle moto italiane erano inizialmente diverse dalle giapponesi,
un po' più rozze e spartane diciamo, forse realizzate con materiali meno selezionati e lavorati, ma comunque erano buone moto in generale affidabili e durature, anche se meno confortevoli e "moderne" nella forma e nell'estetica.
I difetti congeniti esistevano, forse maggiormente sulle Benelli, ma dipendevano più che all'assetto societario delle case madri dalle ditte che fornivano i materiali, es. parti elettriche, frizioni, meccaniche, accessori ecc.
Questi problemi sono emersi maggiormente proprio con l'importazione ed il successo delle giapponesi che hanno polarizzato il mercato e spinto la produzione verso nuovi modelli a soluzioni tecniche innovative (a parte Guzzi, Morini che hanno mantenuto i bicilindrici a V e la Ducati).
Ricorderete la benelli 125-250 2C (copia bucaneer Yamaha), la 500 quattro (Honda four), la 750 sei che ha anticipato l'Honda 1000 6 cilindri e così via.
Questi ed altri modelli rincorrevano scelte e tecnologie giapponesi, pur essendo costruiti utilizzando mezzi di produzione e tecnologie meno avanzate e/o raffinate.
Ecco il mio breve parere sulla natura dei problemi delle moto italiane dell'epoca....
progettisti bravi, all'avanguardia e tecnologie costruttive approssimative.
Mhhh, non so...
Anche dal punto di vista meccanico puramente della casa( mi riferisco al motore del Morini ), non era all'avanguardia delle giapponesi.
Un esempio?
La regolazione del minimo.
Sulla 3 1/2 a carburatori c'è una vite per ogni carburatore per regolare il minimo e, una volta mossa una, devi sincronizzare di nuovo i carburatori girando la stessa vite, questa volta dell'altro carburatore.
Quindi ogni volta prendere il vacuometro e iniziare l'odissea tra meccanici e/o soldi da spendere per comprarsi l'attrezzatura.
La Honda?
Aveva un solo pomello che, ruotandolo in un verso o nell'altro, diminuiva e/o aumentava il minimo contemporaneamente a tutti i carburatori.
Insomma, un abisso...
Altri esempi che posso citare sono i comandi devioluci( italiani=scomodi; Giapponesi=Intuitivi e comodi )
Il cambio: Giapponesi=Sempre silenziosi e precisi; Italiani=Rumorosi e l'innesto delle marce un po' "tosto".
Cassa Motore: Italiane=Perdita d'olio; Giapponesi=Neanche a martellate perdevano una goccia di lubrificante.
Insomma, queste cose( tranne il devioluci ), non dipendono mica da terze ditte?
Il motore era di fabbricazione italiana e lì, c'erano dei difetti che le giapponesi non hanno avuto...