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Inviato: 17 Mar 2009 1:56
Oggetto: Monza 15: il GunCompleanno
Andare in bicicletta, una volta che lo impari, non lo scordi più.
Bè ok allora farsi il curvone Biassono a tutta randa, evidentemente, NON è come andare in bicicletta! La teoria la ricordavo – punta la striscia bianca esterna, anticipa una marcia (anzi due, con la mitica 98…), tuffati verso la corda spalancando appena puoi… è questa cosa del “tuffarmi spalancando” che per ora non vien fuori!
E del resto l’ultima volta era stato… boh? 4 anni fa? O 6? Così tanti? Quanti anni ci stanno, in 40 anni? Quante “vite” ho già vissuto? Io sono lo stesso di sempre – “nato trentasettenne”, dicevano i miei compagni di liceo – stesse passioni, stesse pulsioni, stessi limiti e problemi. Eppure là dietro ci sono ora 4 decenni, con intere “fasi”, lunghe molti anni, comodamente impacchettate nel mio personale libro di storia.
Tra di esse, le più importanti: 23 anni da motociclista, e con oggi… 20 esatti da pistaiolo. Ricordi, amici, emozioni, in questo folle connubio tra il bosco di un parco e il tracciato di un autodromo dei più immensi ed estremi al mondo, tutto converge qui ed oggi!!
Insomma, QUASI tutto… ad esempio, questo asfaltaccio alla staccata della Roggia non me lo ricordavo! Cioè uno esce aBBòmba dal Biassono strizzando le palle alla 5^, chiude a destra, prende la mira sul cartello dei 200, dita sul freno e …. MMMIIIIIIII b-b-b-b-b-b-b-bump! Balla la rumba, sbaglia la traiettoria d’ingresso (troppo interno per stare sul liscio), arriva pure lungo, canna il pif – paf, non l’ho fatta bene UNA volta!
Meno male che la prima di Lesmo, invece, la ritrovo come se non ci fossimo mai lasciati. Una beeeeeeella planata alla corda, lo sdraione sindacale garantito! Accelerando fuori, si guarda controluce, i dettagli si perdono in un’immagine da sogno: l’illusione di un momento senza tempo, uguale oggi a come l’ho vissuto anni ed anni fa. La staccata per la Lesmo 2 “avviene” praticamente da sola, mi ricordo di conservare velocità, ché in uscita c’è spazio… taaaaac… perfetto, sono sul cordolo esterno e posso dare gas a 4 mani. La nuova Vype accelera come un proiettile, canta latrati tremendi e finalmente ristabilisce le distanze con le 600 e le bicilindriche. anche le sbacchettate della belva mi stanno solo dicendo… che sono a “casa”!
L’atmosfera di casa. Per questo, oggi, ho voluto rifare come una volta era la norma: in autodromo son venuto in moto, tuta e giuMbotto, borsa da serbatoio con 2 attrezzi + manometro e la speranza che qualcuno me li ospiti mentre giro. Ovviamente targa e fari, ma di rigore la concessione al “racer della domenica”: niente retrovisori. Il giorno della pistata è quello in cui godersi la supersportiva in tutta la sua bellezza, anche a costo di un po’ di rischio in più.
Riassaporando il freddino della domenica mattina, riattraversando le “mie” sonnacchiose Cologno, Brugherio, Monza. Imbarazzato per il RRRRRRRRRRROOOOOOOOOOOO degli scarichi sotto le finestre del sonno dei giusti, cercavo in tutti i modi di minimizzare il disturbo, ma la nuova, ferocissima Vypera 2004 per muoversi vuole giri! A “far piano” con la moto feroce, mi son sentito coerente come quelle fanciulle che prima indossano microgonne SGRONFgeniche, per poi stare tutto il tempo a tirarsele giù… c’è nulla da fare, sono un bravo ragazzo… peccato solo un po’ manìaco (hehehehehehe)!!
Villa Reale, ingresso Vedano. Perfino i 5 Euro di ingresso li ho ritrovati con affetto. Dalla prossima volta ricomincerò a lamentarmene, ma oggi no, li ho pagati contento. Fanno parte della rimpatriata con luoghi e persone amici.
Luoghi e persone che ti accolgono, tutti insieme, quando dal buio bosco del Serraglio, sparato come un proiettile, risali verso la luce. La porta passa di nuovo dal cartello dei 200, la frenata è perfetta, giù 2 marce e in un grande FLASH compari nella spianata dell’Ascari. Con le tribune. E, sopra le tribune, gli amici.
Mi concedo 1/10 di secondo di occhiata a quelle tribune, altro vizio di oggi come allora… poi lo sguardo si rivetta sul cordolo interno, per il tuffo che dà il via a uno dei momenti più magici di Monza. Cordolo, rialza, accelera, cordolo destro, ginocchio, istante di goduria in appoggio, istante di preparazione per ribaltare la moto sempre in progressiva accelerazione… visione del Santino Dell’Uscita Dell’Ascari, che dal suo monticello di moto rottamate mi INTIMA di ritardare ancora un attimo l’apertura… rispettoso ubbidisco, anzi mi creo altro margine drizzando la moto il più possibile, andando apposta a cercare il cordolo in uscita per fare l’accelerata maranza – style: avantreno che sbacchetta, posizione motocross con ginocchio esterno che preme sul serbatoio per “tenerla giù di bacino” anziché di manubrio.
Idealmente ora lei dovrebbe impennarsi ancora inclinata, e io completare la manovra in monoruota ed essere acclamato eroe Power & Glory. Invece niente. Ritenterò.
Io è questo che adoro, dei milloni: la guida fisica, la forza, lo spostare il peso, il pestare su pedane e serbatoio. Dare gas dopo, ma ricevere in cambio quella spinta furibonda che devi domare. Ti chiedono di dare tutto, fisicamente e mentalmente: il problema non è se ci siano “troppi” cavalli, il problema è trovare il modo di metterli giù, con un assetto corretto e taaaanta decisione. Certo, secondo la condizione fisica “duri” meno giri, ma alla fine è la libidine per giro che conta.
(continua)