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Due anni in moto lungo le Americhe a scoprire se stessa e il senso della vita
L'AVVENTURA. L'esperienza davvero unica di Miriam Orlandi, osteopata di Torbole Casaglia di 38 anni partita nel 2008. Incontri toccanti, guasti meccanici e un grande bagno di umanità
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Brescia - America Latina, e ritorno. In moto. Un viaggio lungo due anni, stracolmo di avventure, belle e brutte, all'insegna del motto: «Io parto». E così ha fatto Miriam Orlandi, osteopata 38enne di Torbole Casaglia che l'11 ottobre del 2008 è partita dalla sua cittadina natale per affrontare «il grande viaggio con me stessa in sella alla mia Cocca». La «Cocca» è una Bmw R 100 Gs serbatoio Parigi-Dakar che Miriam ha voluto «umanizzare», da vera compagna di viaggio.
Ma da dove è nata tutta questa voglia di libertà? «Ad aprile del 2008 mi sono resa conto per la prima volta nella mia vita che, dopo dieci anni di lavoro sistemando le ossa e la vita degli altri, avevo bisogno di dedicare un po' di tempo a me stessa. Il sogno di visitare l'America del Sud mi accompagnava sin da piccola, così sono partita».
Dopo aver cercato uno spedizioniere che traghettasse la Cocca al di là dell'Atlantico, a Buenos Aires, a Miriam non restava che raccogliere le proprie cose e partire. Grazie al passa parola di amici e parenti, molte ditte bresciane si sono offerte di regalarle abbigliamento e accessori da viaggio. A quel punto non restava che acquistare un volo di sola andata e iniziare l'avventura.
«Dopo dieci giorni trascorsi in Argentina, io e la Cocca siamo partite per l'Uruguay dove ad attenderci c'erano le suore Benedettine di Cemmo che per una settimana mi hanno ospitato in cambio di qualche ora di lavoro all'interno del loro piccolo ambulatorio medico - racconta Miriam - Da lì, la discesa verso il Brasile e le cascate di Iguazù. Dopo pochi giorni sono ripartita per l'Argentina, in direzione della penisola Valdez dove ho ammirato la riproduzione delle balene e lo svezzamento dei loro cuccioli».
LÌ MIRIAM INCONTRA Miguel, un viaggiatore argentino, e Beto Bubas, l'uomo che sussurava alle orche selvatiche, da cui impara «che la potenza fisica può racchiudere una grande dolcezza d'animo». Il tempo di ricaricare il «carma» e Miriam è di nuovo in sella alla Cocca per scendere verso sud, in direzione Usuaia, nella Terra del fuoco ricoperta di neve, dove festeggia il Natale in compagnia di un gruppo di viaggiatori tedeschi. «Quel giorno, dopo tre mesi di viaggio, ho sentito per la prima volta la mancanza di casa e degli affetti». Giusto il tempo di raccogliere le proprie cose e il giorno dopo, il 26 dicembre, Miriam è ripartita alla volta di Rio Gallego per incontrare una coppia di amici di Singapore che aveva conosciuto un mese prima a Porto Madryn. Un giorno di sosta e via verso il Cile, dove per tre giorni «ho alloggiato nel giardino di Andres, un viaggiatore argentino».
Poi lo zig zag tra Cile e Argentina per giungere a Santiago del Cile dove Miriam alloggia per una settimana a casa di Carla, una vecchia compagna di facoltà che si è trasferita lì da cinque anni. Ma Miriam ha sete d'avventura e in sella alla Cocca decide di attraversare le Ande e «il loro paesaggio surreale, fatto di miniere abbandonate ed edifici decadenti» per raggiungere Mendoza. «Lì conosco Camilla, una 70enne di Parma che si è trasferita lì quattro anni prima per sfuggire al caro vita italiano che l'aveva messa in ginocchio». Dopo 15 giorni di «calore italiano» la motociclista bresciana decide di ripartire alla volta di Lima. Da lì il ritorno in Cile per giungere in Bolivia. L'altitudine, 4000 metri, inizia a crearle qualche problema fisico e dopo aver attraversato quattro fiumi, la Cocca la abbandona per un guasto agli ammortizzatori che le costa una sosta forzata di tre mesi in Bolivia, in attesa del pezzo di ricambio dalla Germania. Qui le prime difficoltà nel trovare alloggio e alimentari. «Ma la provvidenza, terza compagnia del mio viaggio, mi fa conoscere Johnny, un medico boliviano che mi ospita nella sua reggia e mi offre una stanza con tanto di vasca Jacuzzi».
A APRILE, DOPO 7 MESI di viaggio, Miriam riesce a ripartire e raggiunge il Perù. L'ospitalità degli indios di Vilcabamba, le missioni Mato Grosso e gli abiti sgargianti dei peruviani le ridanno la carica per continuare il viaggio, bloccato da un incidente alla moto. «Per racimolare il soldi necessari a riparare la moto ho lavorato in un hotel insegnando alla cuoca la cucina italiana - ricorda Miriam - Poi un altro stop in Colombia in attesa del veliero che mi accompagni a Panama, dove resto per un mese a lavorare in un ostello dipingendo ante e lavando lenzuola».
Da lì, via verso il Costa Rica, dove un nuovo guasto ferma la Cocca per tre mesi. Sistemata la moto, Miriam riparte per il Nigaragua dove incontra un bresciano che, riconosciuta la targa, la invita a trascorrere qualche giorno di vacanza insieme alla sua famiglia. Poi arrivano l'Honduras, tre giorni, El Salvador in 24 ore, Guatemala, un mese, e Messico dove Miriam lavora come volontaria per impedire il furto delle uova di tartaruga.
Siamo al giugno 2010 quando Miriam raggiunge gli Stati Uniti. Prima tappa: San Diego. Poi Los Angeles, San Francisco e la sfida culinaria con Jean Luc, un amico francese. «Dopo 21 mesi di sole e temperature tropicali, arrivo nello stato di Washington dove ad aspettarmi c'è l'inverno, ma non demordo e proseguo per il Canada e il suo clima gelido - continua Miriam - Gli alberghi sono troppo cari, così decido di alloggiare in tenda, ma una volpe mi ruba il cibo durante la notte e per due giorni resto digiuna». Da lì, la tirata verso l'Alaska e il Circolo Polare Artico, dove Miriam raggiunge il luogo limite della terra, e del suo viaggio.
Due giorni dopo Miriam e la Cocca sono di nuovo in Europa, a Monaco. Il tempo di riposare e dopo sei ore Miriam è a Torbole, a casa, dove la mamma, il papà e il fratello la accolgono con le lacrime agli occhi e le braccia spalancate. «Durante questi due anni di viaggio, la Rete mi ha aiutato a mantenere i contatti con amici e famigliari, anche grazie al mio blog (iopartomiriam.blogspot.com). sul quale ho continuato a postare i racconti e le fotografie del tour sudamericano. In due anni sono cresciuta come persona, ho fatto chiarezza in me stessa e ho definito bene ciò che voglio da ciò che non voglio. Ora sono pronta per tornare alla quotidianità, per innamorarmi e magari anche per aprire uno studio indipendente di osteopatia».
Per festeggiare il suo ritorno, gli amici di Miriam hanno organizzato oggi una grande festa all'oratorio Torbole Casaglia, dove lei e la Cocca si mostreranno in tutta la loro «inesauribile sete di avventura».
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