pise24 ha scritto:
È una mattina d’agosto come tante altre. Mi sveglio e ancora coricato sul letto scruto il cielo attraverso uno spiraglio lasciato dall’abbaino socchiuso: “bella giornata..”.
Ancora intorpidito strizzo gli occhi per leggere l’ora dalla sveglia. Sono le sette. ”le strade sono deserte a quest’ora..”
Pochi minuti dopo mi ritrovo in garage al Suo fianco, vestito di tutto punto, la chiave stretta nel pugno. “pirla, che c***o ci vai a fare in moto alle sette di mattina ? lo sai anche tu che se infili quella chiave farai le solite cazzate..”
Strano. La chiave è già nel quadro, il motore già acceso “sono stato io? Non me ne sono neppure accorto...”
Il suono cupo del motore che rimbomba tra le pareti del garage e il faro acceso Le danno un’espressione intimidatoria.
“ma come? Dopo tutto questo tempo non ti fidi ancora di me?” Il tono non cambia: vuole rispetto.
Timoroso e reverenziale mi accosto alla Sua sinistra, un attimo di indecisione.
Ok: monto, innesto la prima…. si parte. I primi chilometri sono scanditi da un andatura morbida e delicatissima, con la mano che accarezza appena l’acceleratore: sa cosa ho in mente, ma anche i preliminari hanno la loro importanza.
Leggeri e consapevoli ci lasciamo alle spalle i centri abitati, il caos, le regole.
Mentre l’asfalto scorre sotto di noi la temperatura del motore e i battiti del cuore crescono all’unisono. Sappiamo dove stiamo andando, ci siamo stati tante volte.
La prima curva si staglia aurea illuminata dalle prime luci del sole tra la vegetazione. In un istante la vista esclude tutto ciò che non è la traiettoria, i sensi si acuiscono e vengo pervaso da un fiume di adrenalina: ci siamo!
La mano che prima era stata così delicata ora violenta l’acceleratore, la ruota anteriore galleggia ad una spanna dall’asfalto.
Dentro una marcia, poi un'altra, e un'altra ancora.. siamo velocissimi.
Eccola! La curva è ormai imminente: mi attacco ai freni e in una frazione di secondo la butto giù. Non posso dare retta ai buoni pensieri, a nulla di razionale, mi serve solo l’istinto.
Non vuole saperne di stare ferma, Lei. “dai bella, non ti sto chiedendo troppo, tieni duro, fidati di me!”
La curva sta per finire, ne arriva un'altra. Sinistra! Destra! Ancora sinistra,!
La gamba tra la carena e l’asfalto. Niente ginocchio a terra come i campioni della tv “cazzate, inutili cazzate!”
Poi il rettilineo.
Terza, quarta, quinta. Un latrato taglia l’aria delle campagne circostanti. Quarta, terza, seconda. Un ritorno di fiamma dallo scarico.
L’asfalto ora scorre veloce. Lui che non avrebbe pietà.
Curve e rettilinei si alternano freneticamente, scollini e buche innescano sbacchettate violente: “fanculo! Ci do dentro ancora di più!”
E lei ci sta, come sempre, sprezzante complice e perversa.
Terza, seconda, prima.
Mi accosto, scendo, la guardo: io sono sudato, i capelli arruffati nel casco, il respiro affannato. Lei ha le gomme stracciate, i dischi roventi, è tutta sporca.
Entrambi portiamo i segni degli stessi attimi di imprudente e stupida passione.
“Dai bella, per oggi basta. Ora ti porto a casa…”.
pise 24.
STUPENDO
MI MANCA ANDARE IN MOTO COSì.
TANTO
E MI VIENE QUASI DA PIANGERE