Moto
1985: Ricordi di un tour solitario in Spagna
Scritto da sakamoto - Pubblicato 01/04/2007 18:36
Ascoltando le parole di Pumba ho deciso di scrivere il report di un viaggio in moto effettuato in solitaria nel lontano 1985, allora il Tinga ancora non esisteva, tante cose ancora non esistevano come legge sull'obbligatorietà del casco che ancora non era stata emanata.

La moto protagonista di questo viaggio è il Suzuki 750GS doppio disco anteriore, ruote in lega e di colore nero, classe 1978 ed acquistata usata nel 1983 appena 21enne, limite minimo d'età all'epoca imposto per le maximoto.

Non mi dilungherò sul perché di quella meta mentre preferisco addentrarmi subito nel viaggio e quindi inizio con il piano di carico che prevedeva una borsa da serbatoio, un bauletto e un capiente zaino. Durata prevista attorno ai 30 giorni, km non previsti, spesa... bhe quello che avevo in tasca e che ora veramente non ricordo.

La scelta del percorso era libera e quotidiana, mi ero solo ripromesso di stare lontano dalle coste e di cercare il cuore della Spagna. Partenza senza storia fino in Francia dove un'ape durante la marcia in autostrada decise di pungermi nel sopracciglio dx creandomi un occhio da boxeur, che mi tormenterà per 3/4 giorni. devo però ammettere che la colpa non era dell'ape ma del sottoscritto, decisi infatti di sostituire la visiera del casco il giorno prima della partenza, ovviamente feci dei danni, rompendo un pezzo del sistema di fissaggio, per partire ugualmente decisi di eliminare la visiera e si utilizzare un paio di occhialoni da cross/sci, ottima scelta che mi consentì di sopravvivere al caldo tremendo (estate più calda del ventennio) ma lasciandomi purtroppo esposto a quell'unica ape.

Esco dall'autostrada a Salon de Provence, da lì avrei proseguito su strada normale, infatti non esisteva il prolungamento che oggi passa per Arles e diretto a Nimes. Il Mistral bollente mi perseguitò per tutta la tratta, raffiche bollenti facevano oscillare la moto e zaffate di aria irrespirabile che si alzavano dall'asfalto mi costrinsero a continue soste. Per la notte mi fermai a dormire in un camping ad Arles utilizzando una classica canadese due posti scarsi. Ricordo ancora quel risveglio con l'occhio tumefatto e con la tenda che gocciolava all'interno l'umidità delle notti della Camargue.

Risalgo in sella e mi dirigo verso Nimes, Beziers, Narbonne e Carcassonne, decido di non passare per Andorra la Viella ma cerco un valico alternativo, ovviamente senza cartine decenti l'impresa risulta difficile e 2 tentativi si dimostrano infruttuosi, mi portano su vette Francesi ma su strade che poi si rivelano chiuse-terminate. Di ritorno sui miei passi ridiscendo e transito per Foix e Saint Girons dove pernotto e a cena ordino senza esserne consapevole le famose Escargots ovvero lumache, azzz... al momento dell'ordine la parola mi ricordava qualcosa ma... cosa??? Di quelle zone ho un ricordo indelebile, cittadine semideserte strade ottime e persone però non sempre cordiali nonostante un parlassi un pochino di francese.

Dimenticavo l'adagio creato per l'occasione: "Sei i Pirenei in moto vuoi attraversare a restare asciutto devi rinunciare." Salgo verso il valico di Bagnerres de Luchon nella Valle de Aran, arrivo al valico tra il susseguirsi di folte pinete, vedo il posto di frontiera, una casermetta in pietra da alta montagna, non c'è nessuno in giro, la sbarra è alzata mahhh che faccio? mi fermo giro intorno alla caserma, busso picchio alle finestre... nessuno mi risponde, che fare? In quel mentre una finestra si apre si affaccia un uomo con una divisa indossata malamente e con la mano mi invita a... devo ancora capire, o a proseguire oppure ad andare a quel paese oppure ancora a proseguire verso quel paese, ma di quale paese si tratti decido che è meglio non chiederlo e rimonto in sella, stessa cosa più o meno poco dopo al posto di frontiera spagnolo.

Ok ci sono riuscito sono in Spagna è il terzo giorno ed ora viaaaaa. Inizio la discesa e poco dopo a Vielha prendo una strada secondaria, (confesso sono la mia passione) credo che ora sia conosciuta come C13 e scopro un mondo meraviglioso, il Parco Nacional de Aigues Tortes. Non saprei da dove cominciare a descriverlo, si parte da panorami mozzafiato per poi scendere a precipizio all'interno di canyons profondissimi e di torrenti impetuosi, di laghi alpini e... bhe insomma andateci. Mi ricordo in particolare di un valle maestosa, io ero su una strada sul lato est della valle in cima ad un contrafforte roccioso che correva per tutta la lunghezza della stessa valle. Oppure ancora dei tornanti in discesa su una strada larga 3 metri con i freni pinzati per la pendenza da brivido e le gomme che scivolavano. Non ho incrociato altri veicoli per chilometri.

Vi confesso che un altro sistema per decidere l'itinerario era dovuto non solo alla complessità del percorso ma anche al nome del paese che avrei dovuto attraversare ecco quindi Pobla de Segur e per il pernotto a Tremp in un Hostal, di questa sosta vi voglio riportare un ricordo simpatico: non sapendo dove riporre la moto per la notte mi viene indicata una cantina ovvero un rivenditore di vino che avendo spazio può ricoverare veicoli. Quando suono al portone d'ingresso mi viene ad aprire un omone col sigaro in bocca ed un ventre come un otre, era sordo e utilizzava un cornetto come apparecchio acustico ante litteram e questa era forse una fortuna per lui che ad ogni passo mosso lasciava uscire dal suo enorme deretano una alquanto rumorosa scurreggia che essendo sordo non sentiva. Giuro non ho riso perché ho immediatamente capito che l'uomo era malato e credo molto gravemente di cirrosi ma la scena era veramente unica, mi ha fatto entrare in questa enorme casa costituita da una serie di volte e di colonne in pietra e di un cortile interno quadrato, non le ho contate ma c'era un numero impressionante di botti in legno colme di vino.

La mattina seguente ritirata la moto senza aver pagato nulla continuo sulla C13 passo per Llimiana diretto a Lleida. La città con il suo caos e il suo inquinamento ruppe l'incantesimo creato nei giorni precedenti e non mi soffermai neppure un attimo anzi ne uscii subito diretto verso... dovevo decidere e scelsi la direzione di Mequinenza da dove percorrendo la N211 che segue in parte il corso del fiume Ebro tra gole, fiordi e aride colline avrei poi raggiunto la città di Caspe e quindi attraversando strane montagne ad Alcaniz. Da qui i ricordi diventano un pò più confusi e solo guardando la cartina originale del viaggio mi tornano alla mente le scelte di percorso ma con tanti vuoti, ad esempio non ricordo dove ho passato almeno due notti prima di arrivare al Pico de la Vedeta sulla Sierra Nevada sopra Granada.

Ma andiamo con ordine, dopo Alcaniz voglio passare per il Desierto de Calanda quindi risalgo verso La Puebla di Hijar (che nomi come non passarci) e Azaila, quindi Belchite e poi giù ancora versa sud per 80km di buche e terra bruciata da un sole micidiale senza nemmeno una casa, due soli paesotti Lecera e Muniesa credo di aver incrociato pochi veicoli e ricordo un camion che mi ha salutato in maniera calorosa con trombe e gesti di braccia, (l'ho interpretato come saluto) Provai a togliere il casco, non c'era anima viva ma il sole, l'aria e la polvere erano molto più opprimenti del casco stesso. Ecco di seguito Montalban e Mezquita de Jarque quindi Alfambra, Teruel, Salinas del Manzano, Canete e Cuenca che se non ricordo male è stata sede purtroppo della Inquisizione Spagnola.

Le tappe successive furono Almodovar del Pinar e Motilla del Palancar (i nomi che fascino) La Roda, Tomelloso, Manzaneres Membrilla, Ciudad Real. Da qui però la memoria tradisce sempre più, ovvio che la stanchezza iniziava a farsi sentire, le curve non mancavano, il caldo era niente male anche se ad onor del vero ho attraversato ampie zone montuose boschive come in Italia non credo esistano più tranne forse nell'entroterra Calabro. So per certo che arrivai a Granada ma che non mi ci fermai, ero già stato in un paio di occasioni, conoscevo già le sue bellezze, la mia meta era il Pico de la Veleta o Picco delle Vedetta, il posto più alto e più a sud dell'Europa. Vorrei però ricordare due aneddoti: uno riguarda una sosta in un bar per un panino, ero in una strada scarsamente frequentata e l'arrivo di una moto destava subito attenzione, entrato nel bar chiedo qualcosa da mangiare, un panino e la signora al bancone ci pensa su un attimo poi decide che in casa forse ha un panino o Boccadillo (credo sia importante ricordare che Franco morì nel 1975 lasciando un paese povero senza risorse, il turismo si mosse lentamente sulla costa e ancora più lentamente nell'entroterra) non ricordo come fosse, ricordo che mentre mangiavo uscì dal retro un uomo e cominciammo a parlare.

"Non sei spagnolo?" mi chiese con stupore e quando seppe che ero Italiano iniziò a sorridere, mi confidò che era stato in Belgio per 20 anni a fare il minatore, aveva lavorato con tanti Italiani e mentre dicevamo questo uscirono dal retro una a una le sue 6 figlie tutte in fila con altezza a scalare che mi guardavano e ascoltavano senza parlare, parlai io, di dov'ero, della mia terra del mio viaggio e così rimasi un paio d'ore in buona compagnia, mi dispiacque andarmene ma la strada chiamava.

L'altro aneddoto riguarda una sosta notturna in un paesello, mi fermai in un hostal dove il gestore di un bar metteva a disposizione delle camere, mi invitarono a cenare con loro, poca roba, pane, formaggio, verdure, quello che mangiavano loro insomma senza pretese. La moto venne ricoverata per la notte nel loro cortile e alla sera mentre si parlava il loro figlio mi chiese perché non vendessi la moto e non comprassi la macchina, avrei sicuramente viaggiato meglio, quando gli risposi che avevo anche l'automobile e che viaggiavo in moto perché mi piaceva mi guardò stranamente: "ti piace la moto? hai sia la moto che la macchina? ma allora sei ricco...". Non seppi cosa rispondere. Era la Spagna nel 1985.

La mattina successiva arriva il momento del conto la signora comincia a dire: quindi c'è la cena, la camera, il garage, la colazione ecco non so, diciamo che... è troppo 12Ps erano 24.000 lire, ne diedi 15 e lasciai il resto. Prima di ripartire andai verso la banca del paese per scambiare un "travellers cheques" dell'American Express, erano in pratica degli assegni prepagati e nominali quindi sicuri in quanto anche se rubati non potevano essere scambiati senza documenti e comunque bloccati velocemente. Purtroppo il banchiere locale non li aveva mai visti prima, quindi cercò la documentazione con le istruzioni poi non trovando i moduli iniziò a telefonare e alla fine dopo oltre mezz'ora su mia insistenza mi disse che non sapeva come fare.

Ma torniamo al Pico de la Veleta. Ecco un link ad alcune foto della strada più alta d'Europa: quando vi andai io la strada era aperta al traffico che per la verità non era poi tanto, insomma vi si poteva arrivare in cima ma vi garantisco che ad una quota di 3450 metri circa il motore di una povera moto a carburatori non faceva che sputacchiare, tossire e oltre la prima marcia non riuscivo a mettere, però il suzuki GS750 riuscì. Ora ho saputo che la strada è stata chiusa e si arriva a circa 2800 metri. Scendendo dal picco mi fermai in un Hostal nuovissimo a quota oltre 2000mt, l'ambiente era molto bello, con camerate a 6 letti a castello di cui io ero l'unico occupante, alla sera il bar si animò di persone la cui provenienza non capivo visto che lì intorno non sembrava esserci nulla ma ovvio che così non fosse. Passai la serata a perdere partite a flipper con il figlio del gestore, un bambino di 8/10 anni. Naturale che la mia presenza destasse curiosità, non si vedevano tanti turisti da quelle parti, sentivo parlare il gestore ed i clienti, uno chiedeva chi fossi l'altro rispondeva è italiano e l'altro ancora, ma parla? E il gestore rispondeva "dice che parla e capisce un po' ma secondo me capisce bene". Non so il perché ma ho sempre dato l'impressione di uno che capiva e parlava spagnolo ma in realtà non era vero...

Mi fermai in quota un paio dei notti, la mite temperatura di quella quota mi ritemprò e potei cosi ripartire un po' riposato, ma la calura mi riassalì poco dopo raggiunta la periferia di Granada. Ero diretto a Ronda e la raggiunsi percorrendo com'è ovvio la strada meno comoda ma forse più bella, Alhama de Granada e Colmenar, Antequera, Campillos, Arriate e finalmente Ronda. Anche qui mi fermai alcuni giorni, avevo deciso di prendere il treno e di andare un po' in giro sulla costa con quello oltre che a fare una puntata a Ceuta. Ero già stato in Spagna in Treno alcune volte, ecco perché mi prendevo il lusso di evitare zone turistiche e città importanti, cercavo altre emozioni, dopo tanti km su una moto, lasciarla parcheggiata alla stazione di Ronda e prendere il treno per andare a zonzo... diciamo che fu piacevole, mi piace il treno, guardare le persone, ascoltarle, insomma farmi un po di azz... altrui. Nell'occasione conobbi anche un ragazzo americano che stava facendo il giro d'Europa in bicicletta in solitaria, peccato che mi sembrava veramente cotto sia dal caldo sia dalla stanchezza in genere, parlava e non connetteva bene le frasi e le parole.

Quando lasciai Ronda passando sopra al Ponte Romano mi dispiacque mi ci ero un po' affezionato ma la strada chiamava ed io rispondevo volentieri. Prossima destinazione Extremadura città di Caceres, c'ero già stato in treno e per quello volevo rivederla [link alla città di Caceres]. Come arrivarci? Bhe, quello l'avrei inventato durante il viaggio, ma ora a distanza di anni ricordo solo parte iniziale, quella che porta a Algodonales e Moron de la Frontera, ma anche Merida le cui colline ricoperte di grano la carretera diritta come un fuso ma colma di saliscendi, il sole a picco e un qualche piccolo bar faceva molto America. Da Moron a Merida è buio, solo nella mia mente ci sono delle immagini ma non riesco a collocarle sulla carta.

Lascio Caceres alla volta di Salamanca, quindi Zamora e da lì dirigo verso il Portogallo e la città di Braganca. Interessante aneddoto al confine, l'addetto mentre davanti alla sbarra ho ancora il casco in testa mi chiede: "Italian?" Sì, rispondo, e lui: "allora passi pure". Altro aneddoto carino, mentre da Braganca scendo in direzione Villa Real passando per Valpacos, incontro un carro trainato da un animale, sopra un carico di fieno e sopra al fieno tutta la famiglia che cantava, appena hanno sentito la moto i bambini hanno cominciato a salutarmi e poi anche gli adulti, ho ricambiato con la mano e per un attimo ho pensato di fermarmi lì; ecco - ho pensato - il viaggio potrebbe essere finito.

Purtroppo non mi sono fermato, a 20anni pensi di avere il mondo in mano mentre invece è il contrario ma ancora non lo sapevo. Dirigo ora su Braga e poi punto al confine Spagnolo verso Moncao ed entro in Galicia con i suoi fantastici fiordi. Ecco quindi Vigo, Pontevedra, l'Isla de la Toja, Vilanova de Arousa, Santa Uxia de Ribeira, quindi Noia e Santiago de Compostela. Poi ancora a nord verso Zas e Carballo con i suoi menhir celtici e poi ecco la Coruna. Ora dal mio punto di vista il giro è praticamente terminato e inizia la fase del riavvicinamento a casa che però dista ancora oltre 2000km seguendo la strada più breve, cosa che ovviamente io non farò.

Eccomi procedere quindi su Lugo città che conserva ancora una cinta muraria del 3/4 secolo dc. Qui avvenne un fatto strano, mentre pranzavo è entrata una donna nel locale e sono rimasto ad osservarla, sembrava una mia amica, era identica ma non poteva essere lei, era in Italia, forse era al mare a Rimini eppure... per un attimo ci guardammo, lei prese qualcosa al banco e poi uscì. Non la rividi più, non rividi più nemmeno la mia amica, non lo sapevo ma quello era il giorno in cui fu sepolta. Lo scoprii solo a viaggio ultimato.

Il viaggio continuava, questa volta strada diretta per Madrid, una tappa da 500km di strada normale, vi arrivai a sera. Speravo di vedere una mia amica e poter chiarire una cosa, il giorno dopo così fu, la vidi su al lago di Madrid, bellissimo posto per ritirarsi a pensare e a leggere, ci chiarimmo ed ovviamente col due di picche in tasca potei ripartire verso casa. Mi rimisi sulla strada il giorno successivo, Barcellona distava oltre 600km e l'autostrada cominciava solo a Zaragoza.

Ripassando per Lleida chiusi virtualmente il circolo, ora si tornava a casa. Sostai per la notte poco prima di Barcellona ed il giorno successivo che ricordo bene era domenica partii per l'ultima tappa. Erano le 7 di mattina, spensi la moto sotto casa mia verso le tre del mattino successivo dopo oltre 1200km 400 dei quali su strada normale.

Chiudo con l'ultimo aneddoto. Lasciato Genova, la stanchezza era ormai tanta, quindi soste caffè a gogò, preso il Turchino, in una di queste soste mentre spengo la moto vengo affiancato da un altro motociclista. Ci salutiamo come d'obbligo, lui inizia a stirarsi e mi fa: "la moto è bella ma faticosa vero? Io ho fatto 200km ma comincio a sentirli, tu da dove vieni" mi chiede ed io che dopo un mese di moto non ero certo una gran bellezza rispondo che "arrivo da Barcellona" e lui ancora "no intendo dire oggi da dove arrivi?" ed io "sempre da Barcellona". Non capisco perché ma si è girato e non mi ha più detto nulla.

Dimenticavo, credo di essermi addormentato mentre guidavo perché ho saltato di brutto uno svincolo e invece di prendere direzione Piacenza e quindi Modena mi sono trovato a Milano. Garantisco però che quando ci si ferma non è facile riprendere l'equilibrio, i giorni successivi non è stato facile riprendere la quotidianità senza pensare a dove andare e su quali strade e... ...
 

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Commento di: Davide il 01-04-2007 18:42
Complimenti per l'articolo che, più per passione che per dovere, mi sono letto tutto (e molto volentieri!).

Quest'estate volevo anch'io andare in Spagna, fare la zona nord, ma sono ancora indeciso. Starei via circa 11-12 giorni: vedremo se potrò anch'io scrivere un report del genere.

Certo che nel 1985 era un'altra storia... leggendo il tuo articolo si respira l'atmosfera che c'era in quegli anni in cui io ero quindicenne.
Commento di: sakamoto il 01-04-2007 20:27
Per zona nord intendi Galizia o Pirenei? sono molto diverse, fammi sapere ti posso dare qualche dritta, gli anni sono passati ma certe cose rimangono.
Commento di: Davide il 01-04-2007 21:20
Volevo fare tutta la zona costiera al nord, facendo sosta in 3 posti diversi per circa 3 giorni ognuno.

Però adesso vedrò, sono molto indeciso... starei anche volentieri a casa con il bimbo ;)
Commento di: dadetzr il 01-04-2007 22:27
oddio ke viaggio!!! deve essere bellissimo viaggiare in moto!! pero magari in compagnia! da sl è una bella impresa!! cmq complimenti x l articolo e soprattutto x qst viaggione!! V!!!!!!
Commento di: NitroAli il 02-04-2007 10:16
Bellissimo racconto , questo è sicuramente più da Sakamoto che da Rimba :-)
Commento di: pastacolsugo il 05-04-2007 09:05
Che meraviglia!!! Anche io andrò in solitaria in Spagna, il prossimo Giugno per quattro settimane e spero di incontrare le stesse atmosfere. Magari posterò anche il mio racconto...ma forse due report di tour in SPagna sarebbero troppi, no? Ciao a tutti
Commento di: pumba il 05-04-2007 13:25
...grazie... sono senza parole...
Commento di: indesmoniato il 05-04-2007 21:16
stupendo davvero....la vera ,per me,essenza della moto. 10 l'articolo, 10 e lode per il viaggio!! bellissimi e arguti gli aneddoti. finale originale. davvero OTTIMO
Commento di: streghetta59 il 11-09-2008 15:04
"""mentre da Braganca scendo in direzione Villa Real passando per Valpacos, incontro un carro trainato da un animale, sopra un carico di fieno e sopra al fieno tutta la famiglia che cantava, appena hanno sentito la moto i bambini hanno cominciato a salutarmi e poi anche gli adulti, ho ricambiato con la mano e per un attimo ho pensato di fermarmi lì; ecco - ho pensato - il viaggio potrebbe essere finito.

Purtroppo non mi sono fermato, a 20anni pensi di avere il mondo in mano mentre invece è il contrario ma ancora non lo sapevo. """

a 20 anni, come a 40, non sappiamo cosa ci riserva il destino, non capiamo che ciò che cerchiamo è dentro di noi, confuso, disordinato, pare non esista nulla... eppure.... è lì, proprio dentro di noi e non ce ne accorgiamo, perchè pensiamo che ci sia qualcosa di diverso, ancora, in serbo per noi...
lasciamo in disparte tanti pensieri, tante paure, tante persone, tante cose da fare, poi ad un tratto... ecco! mi ricordo che volevo fare... volevo dire... e ci si intristisce un poco, ripensando ai bei momenti vissuti e un piccolo rimpianto sbuca fuori, inaspettato, crudele, vorace, e un poco ci divora dentro...
mi viene da pensare ad una canzone di baglioni, quando dice che ha ancora tanta strada da fare, quanta, però... ancora non lo sà....


"""Speravo di vedere una mia amica e poter chiarire una cosa, il giorno dopo così fu, la vidi su al lago di Madrid, bellissimo posto per ritirarsi a pensare e a leggere, ci chiarimmo ed ovviamente col due di picche in tasca potei ripartire verso casa."""


"""mentre pranzavo è entrata una donna nel locale e sono rimasto ad osservarla, sembrava una mia amica, era identica ma non poteva essere lei, era in Italia, forse era al mare a Rimini eppure... per un attimo ci guardammo, lei prese qualcosa al banco e poi uscì. Non la rividi più, non rividi più nemmeno la mia amica, non lo sapevo ma quello era il giorno in cui fu sepolta. Lo scoprii solo a viaggio ultimato."""


quel "ciao" mai detto, quel pensiero che ritorna invadente, e ci lascia una leggera inquietudine...


Ci salutiamo come d'obbligo, lui inizia a stirarsi e mi fa: "la moto è bella ma faticosa vero? Io ho fatto 200km ma comincio a sentirli, tu da dove vieni" mi chiede ed io che dopo un mese di moto non ero certo una gran bellezza rispondo che "arrivo da Barcellona" e lui ancora "no intendo dire oggi da dove arrivi?" ed io "sempre da Barcellona". Non capisco perché ma si è girato e non mi ha più detto nulla.



motociclista da bar...?
sono in tanti che fanno così, poi ti ascoltano e non capiscono, come se avessero preso uno schiaffo senza motivo apparente...

tutto ciò che hai scritto mi ha lasciato, dentro, quel leggero senso di nostalgia per parole non dette, cose non fatte, persone non viste.
Ogni giorno, l'ho imparato a mie spese col tempo, è buono per fare ciò che ci rende felici, senza togliere (ove possibile) le emozioni della vita "comune" a chi ci sta vicino, altrimenti meglio restare da soli e vivere appieno di ciò che si ha.

quando parli di questo viaggio si sente che ti è rimasto nel cuore, con gli odori, i colori, le parole e le sensazioni belle che hai provato.

Grazie per averle condivise con noi...