Moto
R6 CUp visto da vicino...
Scritto da corrifiero - Pubblicato 02/11/2007 16:31
Passione, grinta, voglia di provarci, d’esserci...

In un evento come il Trofeo R6 Cup organizzato dalla Yamaha, in uno dei circuiti più belli al mondo, il Mugello, le emozioni seguono traiettorie, i battiti del cuore si mescolano con quelli di un 4 cilindri che urla a 16000 giri.
Domenica 22 Aprile tanti appassionati potranno ricominciare a sognare grazie ad un trofeo che in 6 appuntamenti l’anno sa far sentire chi vi partecipa dei piloti.

Entrando nel paddock alle 8:00 del sabato, l’aria fresca carica d’ossigeno si mescola con il tipico odore di benzina e olio delle moto. Bulloni da svitare, tintinnii di chiavi che lavorano, mani laboriose di meccanici costantemente a cambiare e rimontare pezzi.
Le ore passano, e sotto un sole che gradualmente scalda l’aria i motori s’accendono; ancora pochi istanti e una sagoma gialla col numero 70 sfreccerà a 260 orari.

Nel trofeo vi partecipano persone comuni, privati con la passione per la velocità; passione che spinge a girare tutto il Paese supportando le spese, seppur ridotte rispetto ad un campionato italiano analogo, tutto per un nastro nero d’asfalto che corre veloce sotto le ruote.
I chilometri percorsi in pista ti fanno sentire un professionista, regalandoti emozioni uniche come la libertà. Ma a volte fanno male, ti distruggono dentro per una scivolata che rovina tutto.

Questa è una storia vera, toccante; la storia di un uomo che la sua gara l’ha vinta in partenza. Lui è un vero fuoriclasse. Un uomo che ha il carattere e la determinatezza di un vero pilota.
Perché non tutti hanno la stoffa ed il coraggio di riprovarci, nello stesso circuito dove solo un anno fa, per colpa di un incidente ha temuto di rimanere paralizzato per una frattura alle vertebre.
Questo piccolo grande uomo si chiama Alberto Melzi, classe 1965, classificatosi 16˚ alla precedente edizione del trofeo Yamaha.

Appena pochi mesi fa Alberto giurò che non avrebbe mai più corso, ma al cuor non si comanda, ed eccolo lì, accanto alla sua compagna da 130 cv intento ad infilarsi la tuta e prepararsi psicologicamente per riaffrontare a manetta aperta il Mugello.

Per realizzare il suo sogno, Melzi ha potuto contare nella collaborazione totale del concessionario ufficiale Yamaha di Pavia F.lli Maggi che, nella persona di Marco Maggi ha creduto nel progetto, mettendo a disposizione i propri meccanici e la propria competenza nella preparazione della moto; un supporto tecnico indispensabile in ogni appuntamento del trofeo, assistendo il pilota in ogni sua esigenza. Un team composto da persone con una forte passione per le corse, con un’esperienza acquisita partecipando ai precedenti trofei monomarca della casa d’Iwata. Marco Maggi in qualità di responsabile del team non ha esitato ad appoggiare Melzi dando prova di solidarietà, fiducia ed umanità; valori che riassumono le qualità di quest’affascinante mondo.

Ma ora basta lasciarsi andare a troppe divagazioni filosofiche. Giù la visiera campione, è già tempo di correre!
Tra un turno di qualifica e un settaggio veloce alle sospensioni la calura del pomeriggio lascia il posto alla frescura della sera. I gazebo colorati dei team si chiudono e il paddock si trasforma un un piccolo paesino nel quale girovagare, riposarsi, scambiarsi battute e lasciarsi andare dopo una giornata intensa.
Melzi tuttavia, percepisce una grande difficoltà, fondamentalmente psicologica, nel tenere velocità di percorrenza in curva costanti, tali da permettergli d’ottenere un buon piazzamento in griglia di partenza. Il Mugello è una circuito tecnico che predilige la guida veloce e pulita, lavorando molto sulle traiettorie da seguire in ingresso ed uscita di curva.

Ma c’è troppa paura nel rovinare tutto, meglio godersi la gara con un filo di gas ancora nella manetta. Ma in gara tutto è possibile e nulla è mai perso.

Poche ore ancora, e il Mugello si trasformerà in un calderone di gente che assisterà ad un evento unico. Infatti, in concomitanza del trofeo Yamaha R6 prenderanno il via il Campionato Italiano Velocità, composto dalle classi 125 Gp, Supersport, Superstock e Superbike; vetrina per piloti emergenti in cerca di gloria e successo, e per iper appassionati. Sarà un susseguirsi di gare ed emozioni che dureranno tutta la giornata.

Alle ore 10:20 di Domenica uno sciame giallo composto da 32 moto si appresta a percorrere 9 giri, per un totale di 47 km, fuori dal mondo, immersi in una dimensione spazio temporale dominata dalla velocità, dove l’ambiente circostante diventa una cornice dai colori indefiniti, in un quadro il cui soggetto principale è il nero dell’asfalto. Questa è la pista…
Le sensazioni che si provano correndo sono difficilmente riassumibili. In gara si è partecipi, complici; autori di una danza fra una curva e l’altra, un susseguirsi d’azioni che diventano armoniche se accordate al sound coinvolgente del ritmo del motore.

Assistere a pochi metri dalla pista, alla partenza, è una sensazione unica. È come se di fronte a te quella massa distinta di telai, motori e uomini mutasse forma, in un unico essere, rabbioso, che fra pochi attimi rileverà tutta la sua potenza. Un essere che trasmette tensione, che lo si percepisce meglio nell’attimo in cui il semaforo diventa verde, e 150 db esplodono urlando in un'unica voce.
E mentre ci pensi, quei 130 cv a moto proiettano la macchia gialla in fondo al rettilineo, pronti per pinzare ed affrontare in prima la San Donato.
Solo 50 secondi, e l’urlo del 4 cilindri di Iwata ti passa alle spalle fra le curve di Poggio Secco e di Casanova. Altri 50 secondi e le senti avvicinarsi fra la Correntaio e la Biondetti. Ultima curva, ed eccole, uscire ancora in piega; e giù a manetta aperta sfrecciarti di fronte a 250 orari.
Così per 9 giri, concentrati a monitorare i tempi cronometrici del proprio pilota.

Partecipare ad un trofeo ufficiale per molti è un occasione per confrontarsi, testare le proprie capacità e crescere agonisticamente.
L’R6 Cup è un evento che registra un afflusso d’iscritti ogni anno maggiore, acquisendo sempre più visibilità nel modo delle competizioni.

A gara conclusa nel team F.lli Maggi resta la soddisfazione per la costanza che Melzi ha dimostrato: benché sia la seconda volta che, dopo l’incidente, salga su una moto, senza alcun allenamento, sia riuscito a chiudere l’ultimo giro con un miglior tempo personale di 2’09”, 748. Tempo non certo da podio, ma che la dice lunga sulla volontà e passione spropositata che spinge un semplice uomo a correre, lottando con piloti molto più giovani e agguerriti di lui.

Melzi, un uomo che a 42 anni, con un incidente che per molti avrebbe significato la fine della carriera, incarna la parte migliore del motociclismo, trasmettendo voglia di vivere, combattere, divertirsi e far divertire.

Vai Alberto, e citando le parole di un bikers, autore di un libro best seller nel settore motociclismo: Corri Fiero, Vivi Libero.
 

Commenti degli Utenti (totali: 3)
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Commento di: Andy87 il 02-11-2007 19:11
be l'R6 cup è il miglior trofeo monomarca che ci sia adesso....

ed è bravo lui a confrontarsi con tutti i ragazzini che ci sono....
Commento di: MrMela il 09-11-2007 15:40
trofeo a parte, che è una gran figata, mi emoziona il racconto che accompagna la giornata di alberto..

da esempio...

avanti tuttia!!!!
Commento di: Lenny il 09-11-2007 21:26
Wow, con questo articolo sembra proprio di vivere determinati momenti di questo torneo!
Grande Corrifiero!!