Nelle moto d’epoca (con una data non superiore al 1975)
questa operazione era dettata da una successiva
facilità
nell’accensione della moto, a patto che la moto si sarebbe
accesa dopo pochi minuti dallo spegnimento.
C’è
da tenere in considerazione che nelle moto catalizzate ad
iniezione è un’operazione alquanto dannosa,
infatti
se ripetuta, a causa dei gas incombusti che rimangono nella marmitta
catalitica (e quindi nel catalizzatore) possono anche rovinarlo.
In
ogni caso, nelle moto moderne 4 tempi, a carburatore
è
un’operazione solo ed esclusivamente inutile, se
non
dannosa. Infatti in questi gruppi termici (motori), essendo composti
di molti organi, un’improvvisa accelerata causa una
riduzione della portata d’olio in quell’istante che
potrebbe non essere appropriata per un’ottimale
lubrificazione.
Precisando meglio, sui carburatori che dosano
in ritardo la benzina, un’eventuale sgasata serviva per
bruciare gli eventuali residui incombusti della miscela presente nei
collettori... facendo in modo che non si bagnassero le candele al
successivo riavvio della moto.
C’è da considerare
inoltre che il ripristino del livello nella vaschetta del carburatore
“normale” sarà regolare, mentre se
considerassimo un carburatore con il rubinetto a depressione,
il livello sarà ancora più basso.
Ovviamente se
dovessimo accendere una moto con una carburazione che necessita di
più benzina, l’accensione risulterà semplice, a
differenza delle carburazioni più grasse che ingolfano la
moto
e complicano la partenza...
Quanto steso è un
riassunto della discussione reperibile a questo
link.