Ehi,Gibo che cavolo fai ? La tanica mettila sulla pedana e fissala con l ‘elastico e l’olio lo hai messo bene? le candele,ferri,cavi, tiptop, tutto ok?Va bene ,siamo pronti,si va !La preparazione era durata quasi una settimana;sul mio Lui 50 era stato montato un portapacchi di non si sa quale moto modificato dal signor Augusto fabbro di indubbie capacità ma di pessimo carattere che dopo una citazione di tutti i santi del calendario e anche qualcuno che non lo era ancora aveva costruito un capolavoro di resistenza e leggerezza, sopra veniva fissato uno zaino militare fieradisinigallia con vestiario di ricambio di tutti .Sulla Vespa 50 di Gibo, neanche special , marmitta Pinasco ,con la sua sella lunga Gaman sembrava una familiare venivano caricati i ricambi e la tanica con la miscela e sulla moto del Piero, un mitico Dingo 4 marce ma carburatore da 19, che la rendeva,per noi,una belva,tenda,paletti,il tutto pesava un bordello, sacchi a pelo,fornelletto recuperato da uno zio, pentola, gavette e vettovagliamento vario tutto ben confezionato in sempre benedetti sacchi neri (quelli della spazzatura).Interventi tecnici:ingrassata ai cavi ,gonfiatina alle gomme e miscela con olio castrol TT.Il percorso,adatto ai nostri mezzi,segnato sulla cartina stradale del Touring di tutta l Italia isole comprese scala 1:1.500.000.Ovviamente la preparazione comprendeva anche l’abbigliamento consono al viaggio:l ‘insostituibile giubbotto di jeans per me e Gibo,mentre il Piero era riuscito a recuperare nonsisadove un chiodo in pelle che lo faceva molto Marlon Brando nel “Il selvaggio” e se la tirava anche. Il casco anche se non era obbligatorio ce lo mettevamo quindi jet della Boeri e Rayban tranne il Piero: occhialoni con la montatura bianca di plastica e le lenti che sembravano due televisori, diceva fossero della Monica Vitti che aveva perso sulla spiaggia di Cesenatico,ma tutti sapevamo che erano della sorella che facendo la commessa alla Standa ogni tanto portava fuori qualcosa. Tutti in jeans di ordinanza con Kway legato in vita, scarpe da tennis, guanti e foulard rubati alla mamma.Ultimo tocco da veri ruffiani paraculati : giretto il giorno prima della partenza dalle nonne per un saluto con conseguente immancabile mancetta.Si eravamo pronti ,emozioni fortissime e entusiasmo alle stelle.In quei primi chilometri di strade ancora familiari cercavamo nello sguardo della gente quel misto di approvazione e rispetto,ma soprattutto ammirazione e invidia per le avventure che senza dubbio avremmo vissuto nel viaggio.Sulle nostre motine stracariche ci sentivamo come se fossimo antichi cavalieri che partivano per la liberazione del Santo Sepolcro;insomma stavamo compiendo qualcosa di epico e volevamo gridarlo a tutti :NOI ANDIAMO ALL’ISOLA D’ELBA ! Non avevamo progettato un viaggio ma l’impresa,si l’Impresa quella con la I maiuscola.Partimmo da Milano una domenica mattina e sbarcammo come eroi il lunedi pomeriggio a Marina di Campo.Era l’estate del 1971, avevamo 15 anni,il mondo si apriva davanti a noi ed era nostro.Tutta la vita: avventure,sogni,desideri erano li, ancora da scrivere.Sono passati anni ,tanti e molti , molti chilometri e il mondo non era solo nostro.Dei nostri sogni e desideri qualcuno si è realizzato, qualcuno forse no o era veramente impossibile;morose:molte;moglie:qualcuna;figli e nipoti;amici nuovi,vecchi, persi per strada, qualcuno ritrovato e poi riperso, qualcuno non c’è più e poi il lavoro che è come per gli amici, in fondo un po’eroi lo siamo diventati, le moto… ah le moto, tante, tutte amate, coccolate e qualche volta maledette, compagne di tanti viaggi e complici nelle nostre fantasie.Ora non abbiamo più il giubbotto di jeans però qualche capello grigio e ogni tanto quel dolorino li,ma ogni tanto eh!Ma la passione è rimasta dentro di noi come allora,anzi adesso è quasi bisogno fisico.Ehi Gibo lega bene quella borsa,dai.Va bene,siamo pronti,si va!