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Inviato: 3 Ago 2011 19:56
Oggetto: Incontro con Italo Barazzutti, "IL Navigatore di Terra".
Ieri due agosto, mi reco a Udine per tagliandare la mia Guzzi dalle mani esperte della concessionaria MOTO34. Nel tempo che ho a disposizione digito il numero di telefono di Italo e col cellulare provo a vedere se mi risponde e se ha piacere di vedermi. Italo Barazzutti e' “il Navigatore di Terra!”. Lui e la sua Thelma, una Gold Wing 1200 hanno percorso piu' di 300.000 Km in giro per il mondo in solitaria.
Italo mi risponde con una voce dall'oltretomba, si scusa ma ha fatto le ore piccole la sera prima e deve ancora prende giri per affrontare di petto il nuovo giorno. Comunque e disponibile ad incontrami molto volentieri per parlare dei suoi viaggi. Io gli dico che appena ho la moto pronta
lo avviso e vengo da lui a casa sua.
Alle dodici la moto e' pronta e dopo aver salutato il concessionario mi metto in autostrada per raggiungere la casa di Italo. Poco prima della galleria di Cavazzo Carnico stanno facendo dei lavori e senza notarlo prendo con la ruota posteriore un cuneo di carpenteria in acciaio che s'infila completamente nella gomma aprendosi un varco del diametro di oltre un centimetro abbondante sfilacciando le tele della carcassa del pneumatico.
Pur montando dei tubeless la ruota posteriore si affloscia quasi subito creando delle vibrazioni che mi impediscono una guida naturale. Percepisco che qualcosa e' accaduto e diminuisco la velocita' passando da 120 a 100 Km/h. Ma la moto sembra non volere di stare dritta. Sono a otto chilometri dall'uscita del casello di Tolmezzo e decido di non fermarmi. In piedi sulle pedane e col peso tutto avanti, percorro a velocita' ridotta questi 8 chilometri e prendo lo svincolo che mi porta al casello. La curva che raccorda l'uscita al casello e' stato davvero difficile farla perche' la moto non voleva curvare e quasi sono caduto. Mi fermo a cento metri dal casello ancora all'interno dell'autostrada. La gomma posteriore sembra una sottiletta da tanto si e' scaldata. E completamente a terra e di color blu-nero. Noto subito il buco con un frammento del cuneo ancora infilato. Per miracolo il cerchio e' ancora in perfette condizioni. Tocco la gomma che attacca le dita come il vischio. Cerco nel bauletto il kit per riparare i pneumatici toubles e non trovandolo ricordo di averlo lasciato nelle valige laterali in box assieme alle tute da pioggia. La gionata era soleggiata e avevo deciso di non montare le valige laterali. Mi guardo attorno e penso che non posso fare tanta strada in queste condizioni senza danneggiare la moto. Penso a mia moglie, alla quale ho promesso di essere a casa entro le quindici al massimo per portarla dal parrucchiere. Controllo l'ora e facendo un rapido calcolo capisco che non potro' essere di parola. Chiamo mia moglie e le spiego la mia disavventura e la rassicuro che tutto andra' per il meglio. Chiamo Italo e lo metto al corrente della situazione. Chiedo se puo' forse indicarmi un'officina o un gommista nelle immediate vicinanze, altrimenti non mi rimane che il carroattrezzi. Italo subito fa un giro di telefonate e mi richiama prontamente indicandomi un'officina a neanche un chilometro dall'uscita dell'autostrada ma, dice, non sa se all'ora di pranzo sono aperti. Lo ringrazio di cuore, guardo la gomma ormai da cambiare e decido di guidare ancora per questi ultimi metri con una nuova speranza. Arrivo sino al casello, pago ed esco dall'autostrada.
Alla grande rotonda prendo a destra e passo dietro ad un grosso capannone. Una insegna mi rasserena con la scritta “officina Trinchero”. Sono salvo penso. Ma e' tutto chiuso. Metto la moto sul cavalletto centrale e mi appoggio al grande portone di ferro e provo a chiamare a voce alta.
Da un lato del capanno esce un uomo ben piazzato con una tuta blu e un tegame in mano intento a mescolare qualcosa. Mi guarda con aria curiosa e attenta e chiede cosa mi serve. Io con uno sguardo da cane abbandonato e indicando la moto gli spiego che ho bucato e sono alla ricerca di un gommista. L'uomo che non ha mai smesso di far girare il mestolo nel tegame mi dice che ora e' chiuso per il pranzo ma che se ho pazienza, dopo le quattordici puo' aggiustarmi la gomma. Io con un sorriso e una fiducia riconquistata gli dico che ho tutto il tempo del mondo, anche se non era vero.
Dopo esser rientrato nel capanno il meccanico ritorna sui suoi passi e mi dice che deve ancora buttare la pasta. Mi chiede se ho fame, se ho gia' pranzato e se voglio pranzare con lui. Io preso in contropiede dalla generosa offerta dico di no, che non ho pranzato e che accetto l'invito.
Il grande cancello si apre ben prima del suo orario di apertura e porto la moto all'interno della enorme officina attrezzata per riparare qualsiasi tipo di mezzo in panne, dalla moto al camion.
Guardo il cerchio che pare ancora integro.
L'uomo subito attira la mia attenzione invitandomi a sedermi fuori, sul lato esterno dell'officina dove e' stato predisposto un tavolo gia' imbandito per due persone. Dopo pochi minuti ricompare con una teglia fumante di penne condite con pomodoro e una croccante pancetta.
Una cordialita' del genere non mi era mai capitata. Mentre riversa nel piatto la pasta mi chiede chi sia, cosa mi e' successo e perche' sono li.
Cosi' mi presento, gli dico che stavo andando ad incontrare un'amico motociclista di nome Italo che vive li vicino e subito mi ferma e mi chiede se si tratta del giramondo in solitaria con una grossa moto che e' andato fino a Mosca, in Mongolia e pure in Cina. Io annuisco e lui con un sorriso mi dice di conoscerlo bene Italo. Nel frattempo si mangia e si beve una dissetante acqua di sorgente fresca. Dopo una decina di minuti arriva il figlio che probabilmente era a pranzo fuori.
Lo metto al corrente del mio problema e subito si mette a lavoro.
Io avviso Italo che sono presso l'officina da lui indicata e mi dice che sta arrivando li.
Bene! Dico, non vedo l'ora di incontrarlo.
Vengo messo al corrente che la carcassa della gomma e' compromessa mentra la gomma del battistrada ha preso una scaldata pazzesca. Il buco fatto dal cuneo d'acciaio ha rotto le tele di rinforzo del copertone e non e' possibile ripararlo. Chiedo se ne hanno uno per la sostituzione e mi dicono di no. Dopo un paio di telefonate ad alcuni gommisti della zona con esito negativo, il ragazzo mi dice che puo' solo mettere una pezza interna col mastice per farmi tornare a casa ma che non si assume nessuna responsabilita' se la gomma cede di botto. Secondo lui, non si puo' circolare con una gomma cosi'. Io gli dico di fare del suo meglio e intanto gli firmo la liberatoria per lo scarico di responsabilita'.
Arriva Italo. E' come lo immaginavo, alto, fisico asciutto e palestrato e un sorriso che mette fiducia.
Si accomoda al tavolo e subito iniziamo a parlare dei suoi viaggi e del motivo che lo hanno spinto a compierli. Il motivo e' semplice dice. La ricerca del contatto umano senza filtri e stereotipi dettati dalle fredde regole della societa' che ci incatena alle sue frenetiche regole e ci impedisce di essere padroni del nostro tempo. Aggiunge poi, oggi un uomo e' ricco non quando sta' economicamente bene ma quando puo' gestire a piacere il suo tempo, quando e' libero di decidere cosa fare nella sua vita. E lui attraverso i suoi viaggi ha conosciuto paesi, usanze e persone che lo hanno arricchito sia mentalmente che spiritualmente. Un bagaglio di emozioni che lui nei suoi libri ha voluto condividere con tutti e ha ispirato decine di altri viaggiatori a seguire le sue orme replicando i suoi viaggi. Italo viaggia per amicizia, per trovare nuovi amici lungo il suo cammino. Non lo fa solo per fare chilometri o per la sola fama di navigatore di terra ma prima di tutto lo fa per star bene con se stesso.
Io penso al piatto di pasta appena mangiato e capisco perfettamente le sue parole.
La mia disavventura mi ha postato in quell'officina e sono stato accolto come uno di famiglia conoscendo queste persone dall'enorme spessore umano che dispensano gentilezza e accoglienza a chiunque passi da quelle parti in cerca d'aiuto.
Si parla con Italo del suo ultimo viaggio in Sud America, settantamila chilometri in solitaria e del suo incidente proprio alla fine del viaggio nell'ultimo trasferimento verso l'aereoporto in previsione di tornare a casa dopo un anno di viaggio. Dice: ”Non ricordo nulla dell'incidente ma mi sono svegliato in ospedale dopo trenta giorni di coma. Avevo riportato un trauma cerebrale e il collo rotto. E' un miracolo se sono vivo e cammino.” Poi mi dice che e' passato un anno esatto dal suo rientro a casa e sta ancora recuperando le forze anche mentalmente per tornare al suo massimo della forma. Probabilmente il ciclo dei grandi viaggi e' finito per lui. Il suo fisico non potrebbe sopportare un' altra caduta in moto. Le vertebre del suo collo e della sua schiena sono fragili. Ma e' disponibile e vuole mettere a disposizione tutta la sua vasta esperienza di viaggiatore a chiunque voglia partire per inseguire e realizzare il suo sogno che sia Capo Nord piuttosto che la Mongolia o la Cina. Italo Barazzuti e' una persona meravigliosa e semplice. Ha un carattere forte, un guerriero che non si arrende mai, determinato a raggiungere i suoi obbiettivi poi e' gentile e cordiale come pochi.
E' stato un piacere averlo incontrato. Forse non tutti sanno che Italo deve risarcire le spese dell'operazione e del viaggio in elicottero per portarlo all'ospedale. Infatti erano le due voci che la sua assicurazione non copriva in toto negli Stati Uniti.Negli altri paesi si ma li no.Infondo il novanta per cento del suo viaggio era in altri paesi.Solo il trasferimento finale contemplava l' attraversamento del suolo americano. Ogni mese invia quello che puo' in America nella speranza che l'ospedale accetti un pagamento dilazionato e non sguinzagli i suoi avvocati in Italia a presentare il conto in un colpo solo. Parliamo di centinaia di migliaia di euro, troppi per una persona sola anche se pagasse per tutta la sua vita. Ha chiesto aiuto un po' a tutte le istituzioni ma essendo una persona semplice e assolutamente impedita a confrontarsi con la burocrazia e la politica fa da solo quel che puo' per onorare il suo debito. In fin dei conti e' ritornato a casa, e' ancora vivo anche se, veramente, e' un miracolato. E' puo' ancora raccontare la sua storia e le sue esperienze di vita e chi ha piacere di ascoltarlo.
Nel frattempo che beviamo un buon caffe' la gomma e' stata riparata alla meglio. La moto e' pronta e posso ritornare a casa. Mi rendo conto di aver trascorso due ore bellissime e sento che questa esperienza mi ha caricato di energia positiva.
Pago il conto della riparazione,lascio una mancia per ricambiare del pranzo e scatto un paio di foto alla gentilissima famiglia che mi ha ospitato e a Italo.
Saluto tutti e faccio ritorno a casa nella speranza che la gomma dietro sia sincera fino all'arrivo in box. Percorro l'autostrada a velocita' costante senza fretta e tutto va a buon fine. Arrivo a Trieste e come promesso contatto l'officina e confermo che tutto e andato bene. Me l'avevano chiesto loro di farlo. Chiamo Italo e lo ringrazio nuovamente.
E' incredibile il destino, come ti cambi le carte sul tavolo della vita e ti faccia fare degli incontri inaspettati. Credo che sia questo il motore che spinge una grande viaggiatore a cercare sempre nuovi luoghi da esplorare.
Per chi vuole sapere di piu' di Italo visitate il suo sito.
Matteo Lenarduzzi
(bradipo ita)