Sono possessore di una bmw k 1200 gt e un dirigente dello Stato che lavora fuori Campobasso che ha ricoperto nella sua carriera lavorativa anche il ruolo di Comandante dei Vigili Urbani e trovo indecoroso che la nostra città si sia rovinata con l’inserimento indiscriminato e fuori legge dei rallentatori di velocità tanto decantati da molti.
Il Codice della Strada prevede che i rallentatori debbano avere determinate forme e dimensioni, che variano a seconda dei limiti di velocità previsti dal tratto di strada su cui vengono installati. Se il limite di velocità è pari o inferiore a 50 km/h, la larghezza del dosso non deve essere inferiore a 60 cm e l'altezza non superare i 3 cm; misure che diventano 90 e 5 cm per limiti fino a 40 km/h, e a 120 e 7 cm se l'andatura non deve superare i 30 km/h.
Ebbene invito tutti i cittadini a misurare l’eccessiva altezza della maggior parte dei rallentatori realizzati, la colorazione degli stessi, il numero e la irregolarità della realizzazione. In alcuni punti si crea un ristagno d’acqua che con temperature rigide si trasforma in ghiaccio. Cosa dire delle conseguenze sulla colonna vertebrale dei conducenti e passeggeri e cosa dire degli ammorizzatori degli automezzi o degli pneumatici sottoposti ad inutile stress. Che posizione assumerà il Comune di Campobasso quando una moltitudine di cittadini chiamerà l’ente locale a rispondere dei danni fisici e materiali dei campobassani? O dobbiamo aspettare che si verifichino addirittura i decessi come già accaduto in altre città, che dicono più civili della nostra . Tanto i pedoni a Campobasso non attraversano sulle striscie pedonali, sono anarchici la strada la attraversano come ritengono più opportuno, per loro il codice è un opzional.
Inviterei l’amministrazione comunale tutta e la cittadinanza a riflettere soprattutto dopo aver letto quello che segue.
Un dosso rallentatore posizionato male,
due motociclisti morti (nel 2005 e nel 2007) e tre dirigenti del Comune condannati. Una sentenza del Tribunale di Verona, come riporta larena.it, ha condannato due dei tre funzionari ad un anno e due mesi mentre il terzo a otto mesi di reclusione in quanto il rallentatore (in via Lazzareto a Verona) ha causato due incidenti mortali per altrettanti motociclisti; per i tre dirigenti, l’accusa era di omicidio colposo. “La seconda morte poteva essere evitata” hanno commentato i familiari delle vittime in aula “se l’amministrazione comunale si fosse mossa dopo il primo decesso”. Invece, Franco Perlato, 36 anni, in sella alla sua Yamaha R1 si è schiantato contro una recinzione ad alcune decine di metri dal dissuasore; Giovanni Battista Graziani, 25 anni, ha concluso la sua vita contro un palo della luce con la sua Triumph.
I tre funzionari erano finiti sotto accusa perché il dosso era alto ben 16 centimentri (contro i 7 previsti dal Codice) ed il rallentatore era stato posizionato in prossimità di una curva senza adeguata segnalazione. Inoltre, sempre secondo gli inquirenti, quel dosso rappresentava un ulteriore pericolo in quanto era dipinto a strisce gialle parallele alla direzione di marcia, simili ad un attraversamento pedonale che non c’era; fatto, questo, che avrebbe potuto trarre in inganno chi guidava.
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