frozenfrog ha scritto:
Questo è un problema piuttosto comune ed è un argomento abbastanza discusso in più sedi ed occasioni (oserei dire trito e ritrito).
Comunque...
Non fatevi ingannare dalla presunta comodità di certe moto. Nessuna moto è comoda in senso assoluto. Il grosso problema deriva dal fatto che su quel tipo di moto la postura eretta, con la schiena praticamente verticale alla moto, è nefasta perchè tutto il peso del busto e della testa (a cui si deve aggiungere quello del casco) grava solo sulla colonna vertebrale e le zone che ne risentono maggiormente sono quella cervicale a causa del peso della testa (e del casco) e quella lombo-sacrale che invece sopporta tutto. E farci 800/1000 Km non è così agevole come si possa pensare (naturalmente i possessori sosterranno il contrario, anche se tornano a casa dopo solo 200 Km con i reni a pezzi...).
Paradossalmente (e contrariamente a quanto comunemente ed erroneamente si pensa) le moto meno problematiche per la schiena sono le sportive; il motivo non è affatto recondito ed in realtà è piuttosto semplice (ed ogni bravo esperto, ortopedico o fisioterapista che sia, non può negarlo); il peso viene ripartito/scaricato su più punti: schiena, braccia/polsi, gambe. E' fuor di dubbio che ogni medaglia ha il suo rovescio ed anche le moto sportive non sono esenti da alcune problematiche; il fatto è che spesso chi su queste moto lamenta dolori o altri fastidi come iposensibilità, formicolii, ecc., non si preoccupa minimamente di capire perchè ciò gli succede ma lo dà per scontato: è un dato di fatto, la sportiva è scomoda... sbagliato! Non è che io debba fare la difesa d'ufficio o l'elogio della supersportiva, intendiamoci, ma quello su cui voglio portare l'attenzione è che bisogna darsi pena di trovare la giusta impostazione, la giusta regolazione (o se serve, anche il giusto compromesso) per utilizzare al meglio e il più comodamente possibile la propria moto, qualsiasi essa sia.
Io vado in moto da oltre trent'anni portandomi dietro dei problemi ad alcune vertebre (retaggio di pratiche crossistiche in adolescenza) senza avere per questo alcun fastidio, e pur avendo guidato in svariate occasioni ogni genere di "attrezzo a due ruote" possiedo da sempre solo sportive e supersportive.
Dunque, come dicevo, su quelle moto che per scelta di progetto costringono ad una postura molto eretta non c'è molto da fare se non provare ad inserire nell'equazione moto/pilota delle variabili che conducano a risultati più efficaci e soddisfacenti.
Come? Cambiando la posizione sulla moto, variando (se necessario anche sostituendo delle componenti) le reciproche distanze ed angolazioni delle parti del corpo; la distanza del busto (o meglio delle spalle) dal manubrio per esempio, costringendo le spalle ad un avvicinamento, o la posizione delle gambe (spostando quindi le pedane) facendo in modo che gli angoli di braccia/busto e gambe/bacino cambino, cambiando di conseguenza i punti di scarico di peso/sollecitazioni. E' ovvio che questo richiede una certa sperimentazione e, in seconda battuta, un lavoro di riadattamento della guida per riabituare il corpo a quegli automatismi già acquisiti che in questo modo vanno in un certo qual modo perduti.
Sulle sportive/supersportive questo è gia in parte intrinsecamente contenuto nell'impostazione stessa delle moto; quello che sicuramente sfugge e che a tanti sembra creare ostacoli apparentemente insormontabili (ma che in realtà non lo sono) è che bastano pochi accorgimenti per volgere a proprio favore situazioni apparentemente sfavorevoli. Come? Tanto per dirne una cambiando ad esempio l'angolazione (in direzione verticale) dei comandi al manubrio. Già; perchè il tenere le leve "piatte" (ovvero che formano assieme al manubrio un piano parallelo al terreno) costringe la parte avambraccio/polso ad una angolazione innaturale e costringe il polso ad una rotazione verso l'alto, ogni qualvolta si deve afferrare il comando (che sia il freno o la frizione), che affatica l'articolazione in breve tempo.
Questo problema si acuisce ed è tanto più evidente per chi è abituato a guidare con le dita sulle leve perchè costringe ad una posizione che porta il piano gomito/mano (che nella posizione ideale lo vede perfettamente in asse scaricando quindi il peso direttamente a livello carpale su scafoide, osso semilunare ed osso piramidale) a formare invece costantemente un angolo abbastanza accentuato scaricando il peso (e le sollecitazioni che derivano dalla guida) sulla zona metacarpale e provocando tensioni a livello tendineo e muscolare.
Abbassare le leve riconduce ad una posizione (ed interazione) più naturale del corpo rispetto alla moto. Io consiglio sempre di fare questo piccolo esperimento a chi mi dice di avere problemi di affaticamento o sensazioni di intorpidimento alle braccia ed alle mani.
Purtroppo non esiste una formula assoluta (non andate a cercare misure, angoli o quantaltro) tanto meno una ricetta unica, se non altro perchè ognuno di noi ha, singolarmente, delle caratteristiche fisiche uniche (altezza, lunghezza del busto, lunghezza delle braccia, lunghezza delle gambe, peso corporeo, ecc.) che lo pongono su piani diversi (non solo a livello discorsivo, ma anche a livello puramente fisico in accopiata con la moto) da quelli di ciascun altro.
Quello che è possibile (e che secondo me è l'unica strada che il buon senso dovrebbe suggerire di percorrere) è un "lavoro di adattamento", un affinamento dell'accoppiata guidatore-moto che si raggiunge osservando e studiando il proprio "assetto" sulla moto. E dimentichiamoci di trovare l'impostazione/soluzione ottimale al primo colpo; ci vuole pazienza, pratica ed un poco di esperienza per raggiungere il migliore risultato (indubbiamente qualche fortunato esiste, ma statisticamente è poco influente).
Senza dubbio un poco di abitudine e di allenamento fisico non guasterebbero per completare l'opera, ma chi scrive è un cinquantenne alto un metro e ottanta e che pesa solo cinquanta chili e che, come dicevo, guida da sempre sportive e supersportive e con queste ha fatto tutti i viaggi della vita (meno uno: in Africa con una sportiva, per quanto possibile, non è molto consigliato ma per tutt'altri motivi) che gli hanno permesso di raggiungere moltissime mete tra le quali Capo Nord (con una Ninja) o l'Elefantentreffen (con la guida su neve e ghiaccio, sempre con una Ninja) e che gli hanno permesso di raggiungere il traguardo dei 770.000 Km percorsi.
Un'ultima considerazione: non si può assolutamente paragonare la postura sull'auto con la postura sulla moto, la differenza è abissale per posizione del sedile paragonata a quella della sella, dei comandi a pedale, del volante paragonato al manubrio e dei vari movimenti legati alla guida dell'una piuttosto che dell'altra; è sbagliato perchè l'ergonomia è nettamente differente e perchè le situazioni/sollecitazioni sono altrettanto diverse (pensiamo solo all'assenza nell'auto della spinta dell'aria su testa, braccia, busto, gambe...).