Ciao ragazzi, Paolo da Trieste, nuovo del forum.
Smanettone cerebroleso e molto fortunato per moltissimi anni e centinaia di migliaia di chilometri sui passi delle Dolomiti, che conosco, e non è un modo di dire, curva dopo curva.
L'itinerario classico era il giro dei 10 passi. casa, tolmezzo, Mauria, tre croci, falzarego, campolongo. gardena, sella poi giù a Canazei per sosta pranzo, poi pordoi falzarego giau zoldana longarone barcis pordenone casa.
Sempre a manetta sui passi a fare cose pazzesche. per una 40na di volte l'anno, da solo o in compagnia di altri deficienti. Poi almeno una settimana l'anno, ma più spesso due, da solo in un albergo in montagna, partenza in moto dopo colazione e via a smanettare, ingarellarmi, impennare e fresare piolini fino a sera. Nel più totale spregio delle regole del codice, e al limite di quelle della fisica. Sapevo che era pericoloso, anzi, pericolosissimo, ma non me ne fregava niente, in realtà. Ero come drogato dalle emozioni che solo una moto sapeva regalarmi.
Ho insegnato traiettorie e tecnica di guida a decine di ragazzini, che portavo su e giù per qualche passo (di solito il mauria) pechè convinto che troppa gente avesse moto troppo potenti per le loro capacità e che il pericolo vero venisse da questo. Avevo anche inventato le regole per i viaggi in gruppo:
1) stare nei limiti nei centri abitati
2) in discesa ritmo e traiettorie, senza aprire
3) da quando vedi il cartello marrone di inizio del passo, vai a tutta e in cima ci si aspetta
4) mai sorpassare a destra qualcuno del gruppo.
Andavo anche in pista, naturalmente. E li cadevo anche.. ricordo nel 2001 quando mi svegliai in infermeria a Misano perchè qualcuno stava urlando a tutta forza... passarono parecchi secondi prima che capissi che quello che urlava ero io... stato confusionale, dissero.. in montagna, invece, il mio regno, mai manco una scivolatina, nulla. Che c.ulo, ragazzi... male serio, con la moto, me lo son fatto solo due volte, in città, con lo scooter. Investito da altri mentre andavo pianissimo o ero addirittura fermo al semaforo.
Dentro di me "sapevo" che prima o dopo ci sarei rimasto, su quelle montagne. Ma ero certo che non avrei mai e poi mai chiuso il gas. Ero fatto così e basta. Il cervello mi diceva che ero un'idiota, ma nn riuscivo a farne a meno.
Poi è successa una cosa meravigliosa. E' arrivata mia figlia. E per la prima volta in vita mia, a 46 anni e ventotto di supermoto, il gas lo ho tolto. Sentivo il peso della responsabilità verso di lei. Fantastico. Ovvio che qualcuno vedendomi magari avrebbe comunque pensato ad un delinquente della strada, tra penne e pieghe, ma guidavo in sicurezza, non più alla ricerca del limite del mezzo e mio, ma ampiamente al di dentro.
Poi è successo altro, un vero tracollo economico. E allora le moto le ho vendute e ho tenuto solo la "vecchia" e fedele x-11 ferma in garage. Che tanto a venderla non prendevo niente, ma a mantenerla su strada tra assicurazione, gomme, benza ecc. non ce la facevo.
Ora da un po' le cose vanno meglio. La X-11 sta per tornare su strada ed io con lei. Chissà che non ci si incontri presto con qualcuno di voi per un giretto su quei famosi passi... giretto turistico, ovviamente..
P.S. Di solito non scrivo romanzi, ma come si fa a sintetizzare in un post una vita in moto, la mia più grande e unica passione? Grazie per la pazienza a chi ha letto fin qui..