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Inviato: 7 Set 2008 16:54
Oggetto: Corsica-Le curve più belle
Le curve più belle
ovvero report di cinque giorni in Corsica
Le curve più belle, ovvero report di cinque giorni in Corsica
Ne avevamo parlato durante l'inverno tra amici… Non so per quale motivo ma la Corsica non la si era mai presa in considerazione per le vacanze o per giri in moto, ne avevamo parlato come si fa con le cose lontane...eppure il tempo passa, vola (ed io, che per aria ci vado, ne so qualcosa)
Tempus fugit ed ecco che è già estate, è già il momento delle ferie e di decidere, rimaniamo solo in due (io e Flavio, ci conosciamo da circa 40 anni) ma solo io sono iscritto al Tinga.
Per vari motivi non posso assentarmi da casa per troppo tempo per cui il tour della Corsica dovrà durare 5 giorni, compresi i trasferimenti. Troppo poco, lo so, ed ora più che mai, so anche che 5 giorni sono una miseria per una terra cosi unica (tanto simile alla Sardegna ma nel contempo cosi diversa nei suoi tratti essenziali).
1° GIORNO (17 agosto)
Tutto organizzato, quindi il giorno 17 alle ore 9 il traghetto ci trasporterà oltre il mare, oltre la consuetudine del quotidiano per una piccola fuga....ma qui cominciamo subito male: il traghetto ritarda..e ritarda.. e ritarda..e insomma arriviamo a Bastia con la bellezza di 5 ore di ritardo sull'orario schedulato. Indagando scopriamo poi che il ritardo nasce nei 4 giorni in cui il traghetto effettua la doppia corsa quotidiana e che (il ritardo accumulato) viene annullato solo nelle giornate a corsa singola, il 17 (ma che strana coincidenza) era l'ultimo della doppia corsa quindi quello con massimo ritardo!
Al ritorno abbiamo la conferma che la nave pur con mare calmissimo quasi piatto non riesce ad effettuare la traversata nel tempo dichiarato di 4 ore ma ne richiede quasi 5; quindi il ritardo è da addossare o all'incapacità della nave di tenere una velocità adeguata per inadeguatezze strutturali, meccaniche (e/o anche vetustà) oppure all'esigenza di risparmiare carburante (visti i costi dello stesso).
Tuttavia non credo sia corretto promettere un servizio pur sapendo di non potervi far fronte. La compagnia in oggetto è la Moby.
Questa lunga premessa è necessaria sia per scaricare la rabbia sia perché la cosa metterà poi in crisi i nostri piani.
Pensando di arrivare a Bastia verso le ore 13 avevamo ipotizzato di avviarci subito verso nord (porto di Macinaggio) per effettuare il periplo della protuberanza, definita “DITO”, percorrendo prima il lato orientale e, in modo circolare, rientrando poi a Bastia passando per il lato occidentale, via Nonza e Patrimonio.
Tutto questo ovviamente salta ed il dito.....bè potete immaginare dove possiamo metterlo, grazie alla Moby!
Ma torniamo al nostro viaggio: già all'ingresso del porto di Bastia salta subito all'occhio la differenza con il porto Italiano d'imbarco (Livorno). Abissale, in tutti i sensi. Qui, al contrario di Livorno, troviamo ordine, organizzazione e pulizia; decidiamo però di non sostare per ammirare tale piacevole situazione ma crediamo a questo punto sia meglio portare subito la roba in Hotel, scaricare le moto e una volta allegeriti iniziare una visita nei dintorni.
Ci dirigiamo quindi verso l'etang de Biguglia e il lido de la Marana, si tratta di una lunga spiaggia (credo sia tutta libera, cosa strana per noi Italiani), a ridosso della quale sorgono alcuni villaggi turistici, camping ed altre attività quali ristoranti e maneggi. Dall'altro lato, anche se non sempre visibile, si trova uno stagno. Continuando su questa strada (proseguendo anche oltre le spiagge) si arriva ad una chiesa: la Cattedrale in stile romanico di Santa Maria Assunta, costruita dai Pisani e datata attorno all'anno mille; dietro l'abside si vedono degli scavi che hanno portato alla luce delle fondamenta di antiche costruzioni, precedenti la Cattedrale.
Sostiamo in spiaggia, ne percorriamo un tratto a piedi per poi proseguire in moto fino all'aeroporto di Bastia Poretta; qui facciamo inversione ed al ritorno decidiamo per una sosta in un ristorantino sulla spiaggia. Abbiamo trovato in questa zona il primo di alcuni rilevatori fissi di velocità, ben segnalati però, e con un limite chiaro e sempre ricordato prima dello strumento. Da notare che alcuni di questi apparati riprendono la parte anteriore del veicolo quindi per le moto niente targa (ma al limite la faccia o il casco; meglio sorridere… così si viene meglio).
Alla sera un breve tour per Bastia ci fa scoprire una città molto diversa da quella diurna e anche da quello che le guide affermano: Porto Vecchio affollato all'inverosimile, ristoranti e bar pieni, ed un passeggio veramente notevole.
Notiamo anche molti edifici fatiscenti ma abitati che a quanto pare mostrano ancora i segni dell'unico bombardamento subito durante la seconda guerra mondiale, ad opera di aerei americani (cioè delle “Forze di liberazione”), avvenuto purtroppo quando le forze di occupazione tedesche avevano già completamente abbandonato l'isola e creando ingenti danni (ai fini bellici assolutamente inutili ed evitabili).
2° GIORNO
Il giorno successivo ci trova freschi e riposati dopo una sana dormita e pronti con un programma nuovo, non più tutto il “Dito” ma un piccolo tratto dello stesso fino a Nonza ed alla sua spiaggia nera di asbesto (amianto?).
Partiamo quindi colazionati verso le 8 diretti a ovest sulla D81; iniziamo la risalita di un colle alle spalle di Bastia ed una volta sul valico lo scenario, sia alle nostre spalle che davanti a noi, è di quelli da lasciare senza fiato. Al valico c'è il bivio per Saint Florence, noi prendiamo a destra verso Patrimonio e quindi Nonza. Qui iniziano le piacevoli sorprese per noi motociclisti, mi riferisco all'asfalto con un'ottima tenuta anche in riva al mare, al fondo stradale senza buche, al traffico quasi inesistente (ma non sarà sempre cosi...anzi..) Non ci sono per ora lunghi rettilinei e non ne vedremo tanti.
Lasciata Nonza ripercorriamo all'inverso (e in parte) lo stesso tratto di prima, non passiamo per Patrimonio ma dirigiamo su Saint Florence. In prossimità del centro della località, il traffico raggiunge picchi rilevanti ma in fondo sopportabili. Facciamo il pieno al serbatoio, visto che i distributori non sono cosi frequenti come da noi, ed appena fuori dalla città prendiamo a destra verso Casta e le Désert des Agriates, anche qui curve su curve, tutte bellissime e con panorami notevoli. La nostra intenzione è di raggiungere la spiaggia di Saleccia utilizzando un percorso non asfaltato che segue in alcuni punti il greto di un torrente invernale, si tratta anche dell'unico percorso possibile, saranno circa 13km (26 andata e ritorno) di non so cosa ma lo scopriremo presto.
Ci fermiamo a Casta per una breve pausa rinfrescante e per raccogliere informazioni in un bar albergo ristorante (che credo di poter consigliare) e posto poco prima del bivio per la spiaggia di Saleccia.
La stradina per la spiaggia è ben segnalata, scende sulla destra e fa capire, dall’inizio, cosa ci si dovrà aspettare nei prossimi 13km. Siamo ancora in piena stagione estiva (purtroppo e limitatamente a questo) e questa zona sembra una delle più frequentate dell'isola, non solo da motociclisti ma da qualsiasi mezzo dotato di ruote, comprese le biciclette ma anche certi SUV che alzano un polverone tremendo. E’ consigliabile avere un fazzoletto, una bandana o qualsiasi altra cosa possa servire a respirare meno polvere. La si può percorrere con quasi tutti i tipi di moto; la mia, BMW K1200RS, certo non è la più adatta. Buche cunette e dossi provocano sofferenze sia al pilota, per via del peso e della scarsa manovrabilità, sia alla moto che deve assorbire una sequenza infinita di asperità, per le quali non credo sia stata progettata, ma che riesce a digerire senza tanti problemi (pur facendo temere il peggio ogni qualvolta tocca sotto - il cavalletto centrale). In certe situazioni è meglio alzarsi in piedi sulle pedane ed avere il plexiglass basso per vedere meglio davanti a se. Consiglio inoltre di percorrerla al mattino presto (non alle 11 come noi!) così da avere intorno meno veicoli e di rientrare verso le 13 quando la gente mangia.
Detto questo la spiaggia merita la fatica fatta, le foto non rendono giustizia, nessuna immagine può rendere l’idea del percorso fatto o della spiaggia. Vorrei ricordare a tutti la presenza di un paio di campeggi, uno dei quali mi sembrava ombreggiato (cosa di non poco conto considerando il forte irraggiamento solare e le elevate temperature che ne conseguono).
Chiudo questa parentesi con una chicca: questa zona un tempo era il granaio della Corsica, ecco come l'uomo l'ha ridotta in alcuni secoli. Non si può dire che si tratti di un reale deserto, la vegetazione bassa e scarsa si è adattata ad un ambiente arido in cui il terreno ha perso le proprie capacità nutritive. Per meglio dire: il terreno senza più protezione è stato dilavato.
Riprendiamo quindi il nostro itinerario di scoperta tornando sull'asfalto della D81 che percorriamo tra scenari veramente mozzafiato, tra montagna e mare, curve meravigliose e pieghe … di conseguenza, traffico scarso e sorpassi veloci. Sopratutto in mezzo a conducenti educati che appena possono ti facilitano il sorpasso in tutti i modi, anche accostando a destra.
All'intersezione con la N1197 giriamo a sinistra per vedere alcuni paesotti e finalmente qualche rettilineo e, proprio ad una velocità prossima ai 100kmh, penso: ma questo è il paradiso del motociclista! Sembra impossibile..ed era impossibile, intravedo con la coda dell'occhio, dietro un cespuglio, una pattuglia dotata di..boo... sembra uno dei nostri autovelox o simile. Purtroppo questo ha rotto l'incantesimo, non credo ci saranno conseguenze di sorta, sull'isola i limiti di velocità non sono ipocriti ed utopici come in Italia. Sono reali e su quel tratto non c’era per parecchi km nessun cartello di limite; per cui illimite era da intendersi come quello massimo per il tipo di strada (credo, e SPERO, 110kmh).
Rientriamo percorrendo quello stesso tratto di strada al contrario dopo una mezzora. Prendiamo quindi la N197 diretti a Calvi, via Ile Rousse, le cui spiagge e baie lasciano senza parole. Notiamo anche un parapendio sopra le nostre teste, che appoggiato ad un costone è intento a sfruttare la dinamica della brezza di mare.
A Calvi prendiamo alloggio in un piccolo albergo, dopo la città alta, provvidenzialmente posto sulla strada che domani dovremo percorrere e che sarà molto dura (arriveremo a Sartene e ci aspettano almeno 250 km. In Italia non sarebbero nulla di particolare ma in Corsica, dove la velocità media è attorno ai 40kmh, diventano circa 6 ore di guida). Ma andiamo con calma rilassiamoci d'altronde siamo in vacanza.
”Calvi la città che non ti aspetti”: ecco quale potrebbe essere il motto. Dall'albergo scendiamo a piedi verso il centro, ci immergiamo in un quartiere fatto di strette viuzze piene di folla, sembra di stare in un'altro posto, forse la Spagna, andiamo verso il porto e passiamo la serata guardando e ascoltando questa varia affascinante umanità. Purtroppo il tempo passa ed un nuovo giorno incombe.
3° GIORNO
Partiamo di buon ora (circa alle 8): la direzione è Ajaccio seguendo per ora la D81. La strada cambia subito, diventa stretta, le curve lente, molti tratti sono a picco sul mare. Uno spettacolo di cui gli occhi e la mente si innamorano. Vedo quegli scogli affioranti con fondali trasparenti e sento un forte bisogno di indossare le bombole e tuffarmi. Transitiamo per località affascinanti come Argentella, da una parte il mare, dall'altra il monte Cinto con i suoi 2700 metri di quota. La velocità media bassissima (28 km in 90 minuti!) inizia ad alzarsi, nonostante le soste per le foto, facciamo anche una sosta per riempire le borracce termiche ad una sorgente.
Le rocce rosse di questo tratto ricordano i colori del Massif Central francese, poi Gradelle ed il golfo della Girolata e si continua a piegare senza nessun problema finché, in prossimità della caletta isolata di Porto, decidiamo una deviazione: saliamo, su in alto, sulla D84 direzione Evisa. La memoria mi sussurrava qualcosa, forse letta in una qualche guida. Scelta azzeccata! I canyon e le gole che si aprono mentre la strada sale meritano ben più che una semplice occhiata, purtroppo non abbiamo il tempo che ci serve per cui si tira dritto. Su questa strada iniziamo a vedere uno strano fenomeno, ci sono delle vacche che stazionano tranquillamente sdraiate sul ciglio della strada e ci guardano transitare oppure dormono. Mi chiedo cosa sarebbe potuto succedere se ne avessi trovata una in mezzo alla strada all'uscita di una curva......
Ad Evisa (vale la pena ricordare che in questa cittadina si incrociano i due principali sentieri escursionistici dell'isola, quello che corre da nord a sud sul crinale dei monti che incrocia quello che traversa da est a ovest unendo i due litorali ad occidente ed oriente) ci fermiamo per una meritata sosta pranzo.
Si riparte lasciando la D84 per la D70 verso Sagone. Questo tratto è decisamente migliore dei precedenti perchè le curve sono bellissime, il traffico è poco, il fondo stradale tiene bene. Gioco con la moto come non facevo da tempo immemore. In questo tratto abbiamo una chiara idea di come debbano essere le alte vette dell'interno dell'isola, credo proprio mi toccherà tornarci solo per quelle.
Da Sagone ad Ajaccio, non c'è tanto da raccontare, dopo tanto stupore vissuto nelle ore precedenti qui sembra tutto ormai regolare. Sosta turistica ad Ajaccio con tour del porto e spuntino all'ombra delle strette viuzze del centro accaldato e caotico.
Ma la strada è ancora tanta e noi ne siamo ingordi. Quindi, via sulla N196 diretti a Propriano, la meta del giorno si avvicina, sono quasi le 17 quando ci fermiamo ad una fontana in località Olmeto e ci balena per la mente la malsana idea di ritornare indietro di alcuni km per cercare la deviazione che ci porterebbe al sito preistorico di Filitosa, mhhhh che ghiotta possibilità. Siamo francamente cotti ma la sosta alla fontana viene allietata da una bellezza nordica che si ferma dopo di noi ed inizia una specie di doccia, ci ringalluzzisce alquanto e dopo due chicchirichì ritorniamo sui nostri passi alla ricerca della svolta perduta. La ritroviamo (la svolta, non la bellezza nordica… ) alquanto velocemente pochi km indietro. Questa isola riesce sempre a stupirmi per i suoi paesini, onestamente tutti alquanto grigi ma tutti cosi diversi. Dopo curve su curve arriviamo all'ingresso del sito, paghiamo il dovuto biglietto ma… rimaniamo delusi. Non c'è poi tanto, non so se questo sia dovuto alla mia ignoranza che non mi consente di “capire” oltre ciò che semplicemente vedo, ma ho avuto l'impressione che da poche cose ritrovate abbiano voluto ricavare qualcosa di ben più grande e pomposo... in fondo il business è business.
Scendiamo ora verso Olmeto plage e da qui verso Propriano. Ormai è sera, abbiamo la camera a Sartene (che dista circa 10km), cittadina che si rivelerà molto graziosa. Decidiamo però di rimanere a Propriano per cenare in un ristorantino sul porto, raggiungeremo l'albergo solo a serata inoltrata (all’arrivo noteremo poi di avere percorso oltre 300 km, in un solo giorno, di stradine veramente tortuose e sfiancanti!). Rimarremo qui due notti, domani sarà una giornata di relax e ci dedicheremo a .......
Durante la scorsa serata i nostri piani (già mutevoli per natura, sembrano quasi che abbiano vita propria) hanno preso un'altra violenta sferzata: il giorno successivo avrebbe dovuto essere di quasi totale relax, facendo vita di spiaggia (una sorta di giornata di riposo, come fanno i corridori del Giro d’Italia). Ma come potevamo lasciare l'isola senza vedere la città di Bonifacio che è anche il luogo più a sud?!
4° GIORNO
Morale: anche stamane si monta in sella. Destinazione Bonifacio. Si tratta di pochi km (circa 50) quindi ce la prendiamo comoda. Al mattino colazione nella piazzetta del paesino e da qui si scende a sud, seguendo sempre la N196. Dopo pochi km una deviazione “ci spinge” ancora una volta in fuoristrada. Si tratta di pochi km di fondo sabbioso (poca roba se confrontata con il deserto des Agriates). 2,5 km che ci portano in una delle tante meravigliose spiaggette di questa isola: la Plage de Roccapina, un'altro stupendo angolo di paradiso. Sosta spiaggereccia e poi risaliamo sulla calda strada asfaltata per rifermarci poco dopo, all’estreno di una baracca di legno che funge da bar, seduti all’ombra di alcune vecchie piante, con veduta sulla baia. Mangiamo un panino e via verso Bonifacio che è a circa 30km.
Siamo sempre circondati da panorami stupendi e imboccando pieghe su pieghe (una più bella dell'altra) giungiamo a Bonifacio. Prima di tutto vogliamo vedere le isole, lo splendido mare che si stende a sud della città e, se la visibilità è buona, la Sardegna che è qualche km più in là, oltre le Bocche di Bonifacio.
Cosi avviene. Appena prima dell’ingresso nella cittadina di Bonifacio, deviamo a caso in una stradina che prosegue verso sud. Arriviamo al faro di Capo Pertusato, dove c'è una sorta di torre che controlla il traffico marittimo tra la costa delle due isole (Corsica e la vicina, e visibilissima, Sardegna). Ciò che da quello sperone roccioso si può vedere è indescrivibile, anche la stessa città di Bonifacio vista da questa prospettiva diventa molto più attraente, le alte e bianche scogliere su cui si erge lasciano senza parole.
Nei pressi del faro su di uno sperone roccioso si trovano i resti delle fortificazioni risalenti all'ultima guerra. Bunker, camminamenti militari e altre costruzioni. Dietro di noi le bianche scogliere su cui sorge Bonifacio, davanti (un po' verso ovest) la bianca isola di Lavezzi. La riconosco subito, vi feci delle immersioni alcuni anni or sono sulla “secca delle cernie”. Anche quelle furono emozioni indimenticabili, acque cristalline e cernie veramente grosse e poi giochi di luce tra le rocce sommerse, una murena curiosa con cui ho giocato a rimpiattino tra le rocce. Il tutto ad una quota tranquillissima (non oltre i 15-20 metri se non ricordo male).
Ma anche quei giorni sono trascorsi come trascorre il tempo in questo posto, scendiamo quindi a Bonifacio, iniziamo dalla città alta, all'ombra tra le strette viuzze della cittadella, e tra una folla non eccessiva, passeggiamo tranquilli e ci facciamo uno spuntino dopodiché una sosta veloce al porto ed iniziamo il rientro.
Ceniamo ancora a Propriano e ci prepariamo psicologicamente al giorno successivo. Abbiamo il traghetto alle 15 e non possiamo perderlo; ci aspettano due possibili strade: una passa per l'interno e, via Zonza, arriva a Solenzara (ed è la più breve), l'altra invece copre in parte il percorso che abbiamo fatto oggi ma crediamo sia nettamente più veloce ed alla fine optiamo per questa.
5° GIORNO
Eccoci quindi alle 7 di mattina, siamo con le moto già cariche. Ci fermiamo in un bar della piazza di Sartene per la colazione e via per l'ultimo giorno di questo sogno.
La strada scorre veloce e visto l'orario anche il traffico è scarso, seguiamo prima la N196 poi in prossimità dell'aeroporto di Figari deviamo sulla D859 che ci porterà a Porto Vecchio.
Forse sembriamo rassegnati al rientro ma non ci facciamo scappare un'ultima deviazione (anche perché, oramai, una più una meno…); si tratta di una visita veloce alla spiaggia di Palombaccia, altro piccolo gioiello.
Questa veloce digressione ci farà vedere da lontano la città di Porto Vecchio.
Ora però cominciano i dolori, E’vero che siamo in orario sulla tabella di marcia (anzi in anticipo) ma è anche vero che da Porto Vecchio fino a Bastia, lungo la N193, ti sembra quasi di percorrere la via Emilia tra Reggio Emilia e Bologna. Si tratta dei 150 km piu caotici dell'isola, una strada vicino al mare, ma un continuo alternarsi di paesotti e cittadine da attraversare.
Tutto passa e anche questi km sono andati sotto le nostre gomme. Come ultima chicca ci siamo regalati un veloce (non troppo piacevole) spuntino, che sarebbe il pranzo, su una spiaggia appena prima di Bastia.
Da qui abbiamo visto arrivare il traghetto della Moby che ci avrebbe riportato a Livorno. Siamo arrivati in porto e l'imbarco è stato velocissimo e fortunato (hanno fatto salire le nostre due moto e uno scooter che ci seguiva; tutte le altre moto che erano appena dietro hanno atteso un bel po’).
La traversata, come accennato all'inizio e nonostante il mare praticamente piatto, è durata quasi 5 ore. La partenza è avvenuta in orario, l'arrivo è stato in ritardo di quasi un’ora.
Siamo quindi giunti al termine della storia, una veloce cena in una trattoria a Stagno, quartiere periferico di Livorno e via verso Pisa Firenze Bologna e casa.
CONCLUSIONI
Vorrei chiudere questo racconto con alcune considerazioni personali frutto di questa esperienza.
Agosto non è certo il mese migliore per visitare quest'isola, il caldo è forte e si necessita di bere molta acqua (che sull'isola costa molto cara), i distributori di benzina sono posti a distanze elevate tra loro (tenetene conto!), a volte la strada e le curve invitano a tirare (attenzione: non è una pista, dietro ad ogni curva potrebbe esserci un camper che fa manovra o una mucca selvatica, ho imparato qui che esistono vacche randage, senza proprietario. Forse il camper fa meno male e si sa con chi prendersela, eventualmente).
Non ho potuto visitare l'interno che credo meriterà una spedizione e spero presto.
La costa orientale non mi ha entusiasmato ma credo possa piacere a famiglie o turisti tranquilli.
Grazie a tutti quelli che hanno letto fino alla fine il resoconto. Un saluto a tutti gli amici del Tinga anche da parte del mio amico e collega di avventure Flavio.
Walter (Sakamoto)