GodlikeRX ha scritto:
Quindi, secondo questo principio, se bevessi acqua di mare sarei potenzialmente immune a qualsiasi malattia, allergia e via discorrendo.
O c'è qualcosa che mi sfugge?
Citazione:
Potenza: diluizione e dinamizzazione
Un prodotto omeopatico preparato a partire dal Rhododendron tomentosum: L'indicazione "15CH" mostra che esso, per via del numero di Avogadro, non contiene alcuna traccia del prodotto originario
La diluizione, concetto fondamentale e sul quale si appuntano le critiche maggiori, viene detta in omeopatia potenza. Le potenze sono in realtà diluizioni 1 a 100 (potenze centesimali o potenze C o anche CH) o diluizioni 1 a 10 (potenze decimali o potenze D o anche DH). In una diluizione C una parte di sostanza viene diluita in 99 parti di diluente e successivamente "dinamizzata", ovvero agitata con forza secondo un procedimento chiamato dagli omeopati succussione; in una diluizione D, invece, una parte di sostanza viene diluita in 9 parti di diluente e sottoposta poi alla stessa dinamizzazione.
I solidi insolubili vengono sminuzzati e diluiti un certo numero di volte con zuccheri (ad esempio lattosio) e successivamente diluiti in acqua.
Ogni sostanza omeopatica pronta per l'impiego riporta il tipo di diluizione e la potenza. Ad esempio, in un rimedio con potenza 12C la sostanza originaria è stata diluita per dodici volte, ogni volta 1 a 100, per un totale di una parte su 10012 (=1024).
Una potenza 12D, utilizzata abbastanza comunemente in omeopatia, equivale invece ad una soluzione nella quale la concentrazione è una parte su un milione di milioni (1012), che equivale ad esempio ad un millimetro cubo su mille metri cubi.
Numerosi preparati omeopatici sono diluiti a potenze ancora maggiori, in qualche caso sino a 30C ed oltre.
Nella pratica omeopatica le potenze C e D non sono considerate equivalenti, ovvero 1C non è ritenuto equivalente a 2D dal punto di vista terapeutico, sebbene lo sia dal punto di vista della chimica delle soluzioni.
Le critiche maggiori all'omeopatia vertono sul fatto che a potenze elevate, e in particolare a partire proprio da 12C o da 24D, le leggi della chimica provano che il prodotto finale è così diluito da non contenere più neppure una molecola della sostanza di partenza. Infatti il numero di molecole contenuto in una mole di sostanza è fissato dal numero di Avogadro, che è uguale a circa 1024 molecole/mole (6,02214179(30) 1023 mol −1): quindi, mediante una diluizione 12C o una 24D della stessa mole di sostanza, si raggiungerebbero livelli di concentrazione che prevederebbero mediamente, al più, una sola molecola del farmaco. Diluizioni ulteriori della sostanza risultano quindi prive di qualunque traccia della sostanza stessa. Il supposto effetto terapeutico del rimedio omeopatico, pertanto, non sarebbe legato alla presenza fisica del farmaco, ma a qualcos'altro, che gli stessi sostenitori dell'omeopatia non caratterizzano.
Viene inoltre notato che i solidi metallici sminuzzati (quali molti prodotti omeopatici) non diventano solubili, e che quindi al momento di essere messi in acqua per le successive diluizioni il principio attivo precipita e nelle fasi successive il prodotto è costituito esclusivamente di acqua e zucchero.
A fronte di questi dati, gli omeopati credono nella cosiddetta memoria dell'acqua. Secondo tale tesi, anche dopo numerose trasformazioni e a grande distanza dal luogo di origine, le molecole conserverebbero per un determinato periodo di tempo una geometria molecolare derivata dagli elementi chimici con cui sono venute a contatto. Secondo i sostenitori di questa teoria, il fenomeno sarebbe dovuto alla coerenza interna dei campi elettromagnetici, prevista dalla QED.[10][11] La soluzione diluita, secondo questi autori, conserverebbe l'informazione del principio attivo e gli stessi effetti terapeutici di una dose maggiore. Senza l'effetto memoria dell'acqua, le concentrazioni di principio attivo in queste soluzioni acquose sono così basse da essere prive di effetti terapeutici.[12] Non è chiaro tuttavia perché l'acqua conserverebbe soltanto le proprietà terapeutiche e non quelle tossiche delle sostanze con cui è stata a contatto. Inoltre ogni molecola d'acqua della terra nella sua storia è entrata in contatto con molteplici sostanze, quali ad esempio urina[13], sali[14] e altre sostanze chimiche[15], ma conserverebbe "memoria" solo delle sostanze desiderate "ignorando" quelle indesiderate. A parte tali problemi concettuali non esiste alcuna prova scientifica della presunta "memoria dell'acqua".
In un'audizione presso il parlamento britannico Kate Chatfield, rappresentante della British Homeopathic Association, ha ammesso che non esiste alcun modo per distinguere tra di loro due prodotti omeopatici una volta diluiti ad eccezione dell'etichetta della confezione[16].
chiamasi effetto placebo...
Poi se invece parliamo di cure "naturali" e le definiamo "omeopatiche" solo perchè derivano da piante, tralasciamo il fatto che non abbiamo capito che non stiamo assumento un farmaco omeopatico ma solo una estratto naturale..
La valeriana ad esempio, malgrado la definiscano "omeopatica", non lo è...