Seduta davanti al pc, il cursore scorre e le immagini scivolano sullo schermo.
Non mi stanco di osservare le foto postate da Cento40, da Danielito, da Triciclo e da tutti gli altri ragazzi che hanno partecipato al gemellaggio in Abruzzo.
Spulcio i particolari, mi soffermo sui commenti, mi perdo nei sorrisi immortalati, tra le pietanze, dentro agli sfondi dei paesaggi oramai immobili ma realmente vissuti.
Non mi stupisco, finalmente ho smesso di stupirmi dell’energia, della dedizione, della passione, della minuziosa cura di cui ciascuno si serve nel tentativo di ricostruire e soprattutto di trasmettere la scia di ricche emozione che ogni uscita regala al gruppo.
C’è stato un momento, non molto tempo fa, in cui mi sono chiesta come un “forum di motoclisti” - o con qualsiasi altro nome lo si voglia chiamare - potesse così tanto entusiasmare una persona.
“Bello amore, non puoi capire. Loro sono simpaticissimi, speciali… E i posti! Dovevi esserci, posti incredibili… E quanto abbiamo riso! Il pranzo poi spettacolare… Che compagnia! Che giornata! Bello, bello, bello …” . Questi, pressappoco, i gridolini di giubilo che puntualmente accompagnavano l’arrivo a casa del mio amore di ritorno dalle giornate trascorse con i componenti, ancora a me sconosciuti, del Tinga. Seguivano lunghi e dettagliati racconti con tanto di partecipazione coercitiva alla visione del relativo report e calata assolutamente integrale nel ruolo di Maninblue e nient’ altro che Maninblue.
Oddio, speriamo finisca presto cò st’assillo che non se ne può più … Ma che ci troverà mai in questo Tinga? Eccolo che ricomincia… Sì amore, ti seguo… Ma quanto dura questo report?
Poi, improvvisamente ho capito. Alcune cene, un paio di
venerdiamici, il Mistic-Tour e già il sentore di una sorta di magia ha iniziato a pervadermi. I nick non erano più nomi blaterati a vanvera e senza alcun significato ma si materializzavano poco a poco in autentiche persone dotate, nel loro essere speciali, di una semplicità unica, nonché attrezzate di una spiccata capacità di accogliere chi, come me, veniva da fuori e addirittura di moto ne capiva ben poco (zavorrina a vita tuttavia non ci rimango!
Ormai ho deciso!
).
È stato in Abruzzo, mentre al tavolo del Panthanis si consumava il secondo lauto pranzo del programma-Triciclo, che mi sono fermata ad osservare attentamente i miei “compagni d’avventura”. Tra tutti aleggiava una sorta di serena complicità e di genuina allegria, come se per due giorni ci fosse stato concesso di trasferirci su di un piccolo pianeta tutto nostro lasciando a casa pensieri e preoccupazioni quotidiane.
“Ma certo”, mi sono detta, “è questo lo spirito del Tinga. Oggi giorno abbiamo telefoni e cellulari, abbiamo la tv satellitare, il digitale terrestre, abbiamo novecentonovantanove canali da guardare alla tv, abbiamo la luce elettrica, il fuoco in una tasca, abbiamo palmari e navigatori satellitari, abbiamo e-mail, connessioni ultraveloci, siamo raggiungibili ovunque ed arriviamo ovunque in un millesimo di secondo… Eppure non siamo più capaci di perderci, di perderci proprio come in questo momento e come in tutti quelli vissuti da ieri.”
L'ESSENZIALE, AMICI, è INVISIBILE AGLI OCCHI.
Ed io Ringrazio voi, Uno ad Uno, per avermi consentito di riacquistarne consapevolezza.
GRAZIE.