impe01 ha scritto:
Ciao a tutti, sono un "motoveteran", ovvero ho visto passare parecchie due ruote sotto le mie gambe.
Ho cominciato nel 1980 con un benelli 125 sport, a cui sono seguiti Guzzi 35 Imola e Guzzi 65 Lario (un'indecenza). In quel tempo ricordo che i guzzisti prendevano in giro i ducatisti per via del monocilindro delle scrambler (non si parlava assolutamente di rinascita del marchio).
Poi sono passato alle super giapponesi: la prima entusiasmante Suzuki 750 GsxR i cui 105 cv (nel 1986) e la leggerezza del mezzo erano al top. Ricordo memorabili accelerazioni, mai provate prima, che mi fecero rinnegare quasi per sempre le italiane. Le guzzi di sicuro.
Qualche anno dopo, nel 1990 sono passato alla sorella maggiore, il GsxR 1100 che dovetti vendere nel 1995 a seguito della nascita del primo figlio. Nel frattempo acquistai per puro divertimento un KTM 125 da competizione di cui ricordo vertiginose accelerazioni e agilissime percorrenze su sterrati nella campagna umbra.
Passarono alcuni anni e vicissitudini prima che nei primi anni 2000 acquistai il top dell'epoca: la Yamaha R1 (quella a carburatori e con il mono scarico azzurrognolo in titanio).
Una moto eccezionale la R1, mai un problema, affidabile, parca nei consumi se guidata a filo di gas, docile ma infinita, dico infinita, nelle sue accelerazioni. I 150 cavalli dell'epoca erano sublimi, tanto da non rendere quasi mai necessario alcun cambio di marcia, in pratica un'elasticità assoluta. Una moto di cui no si conosceva il limite.
Tutto finì un mattino invernale del 2004 quando mi accorsi che me la rubarono tagliando un palo della luce.
Da allora sospesi la mia passione. Anzi, la riconvertii verso l'acquisto di moto d'epoca.
Cominciai con l'acquistare una vecchia, ma bella, Moto Morini 3 e 1/2 sport del 1978 che mi ero riproposto di utilizzare nel breve tragitto per arrivare in ufficio. Proposito fallito dopo che mi accorsi dell'introvabilità dei pezzi e del ladrocinio perpetrato dai pochi competenti (si fa per dire, in pratica che si spacciano per tali) del mezzo.
Che tra l'altro denunciai, ma subito censurato (mai toccare le amicizie dei moderatori), anche su questo sito.
Subito dopo volli provare un mito dell'enduro acquistando la Yamaha 600 TT 59x del 1986. Un modello, per chi la conosce, che rasenta l'epicità nella passione degli off roaders. Dopo i primi problemi di sistemazione del mezzo per metterlo in condizioni di circolare anche su strada, mi sono accorto di avere la necessità di acquistare un nuovo mezzo, soprattutto per fronteggiare la necessità di percorrere 100 km al giorno a causa del cambio sede di lavoro.
Ed eccoci a noi. Per affrontare questo problema ho cominciato a vagliare tutte le scelte possibili per percorrere questa distanza. Non era questo il momento (i tempi sono quelli che sono) per acquistare una moto nuova e tantomeno per motivi ludici, ma a causa della destinazione di lavoro, fuori da ogni collegamento, non avevo scelta.
Le due ruote erano obbligatorie.
Quindi era questa l'occasione per acquistare una Ducati, che ho sempre desiderato ma mai potuto acquistare per rapporto prezzo potenza (le giapponesi erano più vantaggiose).
Una BMW che mi era stata proposta in condizioni seminuove a prezzo vantaggioso proprio non ce l'ho fatta a considerarla. Non potrò mai mettere le mie gambe sopra una BMW, non ce la faccio proprio. Una questione di DNA.
Pertanto, tra le Ducati, sapendo che avrei dovuto percorrere almeno 25 mila km l'anno, ma che avrei volute percorrere tale distanza con il massimo del piacere, dopo aver oscillato nella scelta prima tra un 1098 usato, poi tra un Monster testastretta S4RS ed infine per un più economico S4, ho optato per una via di mezzo: un S4R 996 il cui prezzo, rapportato al brivido e alla potenza mi è sembrato il miglior compromesso.
Adesso finalmente sono un felice possessore di una Ducati. Una S4R.
Ho letto leggende, anche in questo forum, sulle accelerazioni di questo mezzo (qualcuno l'ha paragonato alla R1), sulla sua scorbuticità, sulla sua delicatezza, sulla sua frizione, sulle tecniche di antisaltellamento, sulla sua affidabilità, sulla sua coppia, sui suoi consumi e sui suoi costi di manutenzione.
Qualcosa è vera, qualcosa no. SO soltanto che è una moto che mi produce una sensazione di piacere eccezionale. Abbinata al piacere stesso di stare sopra un'opera manifatturiera artigianale italiana che ha fatto delle forme un'opera d'arte e del motore una forma di espressione di uno stile. Inimitabile.
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