La storia della motocicletta è fatta anche dalla ricerca di
uomini di creare moto sempre più potenti, per confrontarsi con
altri amanti del rischio sul piano della velocità pura.
Il
primo record registrato con una macchina a due ruote spinta da un
motore risale alle gesta di Ernie Walzer, che nel 1920, in sella a
una Indian di 994cc, raggiunse una velocità massima di 167,67
km/h.
La prova si svolse a Daytona, negli Stati Uniti: un
luogo passato alla storia. La cosa più curiosa dei record che
vennero ottenuti negli anni seguenti era lo scenario, giacché
fino al 1956 nessun altro luogo degli Stati Uniti fu testimone di
imprese di tal genere.
In alcune occasioni, l’ottenimento
di un record è stato considerato motivo di orgoglio sia da
parte del pilota che lo otteneva che del suo paese.
Questo è
ciò che accadde nel 1930 a Joe Wright, che con una OEC-Temple
di 994cc arrivò quasi a toccare i 241 km/h.
Ogni volta
che un record era superato la Casa costruttrice della moto, il pilota
e il paese che gli avevano dato i natali sfruttavano commercialmente
la frase “la moto più veloce del mondo”, almeno
fino a quando qualcuno riusciva ad andare più veloce.
Uno
dei massimi rivali di Wright in quell’epoca fu Ernst Henne, che
dal 1932 al 1936 ottenne quattro record del mondo con tre BMW da
735cc e una da 495cc.
Fino al 1956 non vennero superati i
300chilometri orari.
L’onore della realizzazione di
questa impresa andò a Wilhelm Herz, che la compì su una
NSU di 347cc. Un anno più tardi, Bill Johnson superò il
rivale raggiungendo i 340 km/h.
Ma anche l’euforia di
Johnson durò poco, perché Robert Leppan, quattro anni
dopo raggiunse i 360 km/h.
A quel punto la Yamaha era l’unica
Casa di fama a non avere scritto il suo nome in questa particolare
battaglia.
Ma Don Vesco, utilizzando una moto di 350cc della
Casa dei tre diapason, raggiunse i 405,25 km/h.
La cosa
interessante di questa sfida infinita è che Vesco batté
il suo stesso record e quello dei rivali con due moto diverse: due
volte con la Yamaha e l’ultima con una Kawasaki Turbo.
La
moto “volante” si chiamava Lightning Bolt1. Vesco, nella
sua lunga carriera, subì numerosi incidenti, mettendo a
repentaglio la propria vita.
Il suo dominio, come il suo
record, si mantenne negli anni fino al 1997, quando Jim Feeling lo
batté raggiungendo i 534,800 km/h.
La storia dei record
è piena di eroi che mirano a superare gli altri piloti e i
record da loro detenuti. Si può così essere certi che
in qualche parte del mondo, in questo momento, qualche avventuriero
delle due ruote stia mettendo a punto una moto in grado di essere più
veloce della precedente, con la quale volare ancora una volta a
caccia del primato.