Il lavoro, si sa, è un qualcosa che bene o male ognuno di noi è obbligato a fare, se non altro per portarsi a casa la famosa pagnotta. Il più delle volte corrisponde anche all’attività che ci porta via la maggior parte del tempo delle nostre giornate. E forse per la commistione di questi due aspetti l’idea del lavoro è sovente associata proprio al concetto dell’obbligo, della scocciatura, della cosa che se potessimo ne faremmo a meno.
Esistono però dei casi in cui l’attività lavorativa può assumere anche aspetti piacevoli (se non ludici) e se ritorniamo al mondo del motociclismo, uno di questi lavori è sicuramente quello del tester.
In occasione del contest Pirelli cui abbiamo partecipato
Iniziamo la nostra chiacchierata con Alessandro con una domanda forse scontata, ma che forse sarà frullata nella mente dei più: come mai un’azienda con sede storica a Milano ha la propria base testing in Sicilia? E di conseguenza come è strutturata l’attività di sperimentazione outdoor moto di Pirelli?
Alessandro Abate: La domanda non è scontata, ma la risposta è semplice: in Sicilia le condizioni climatiche ci consentono di andare in moto e quindi lavorare praticamente tutto l’anno, direi in media 11 mesi su 12. Questa regione offre inoltre una moltitudine di tipologie stradali (strada, piste, off-road...) che ci permette di affrontare numerose situazioni di sviluppo rimanendo qui. La base operativa si trova a Giarre (CT), che conta su un organico di 24 persone fra Test Rider, Tecnici, Amministrazione, Logistica, etc..., diretti da Salvatore Pennisi che è il Direttore World Wide dell’attività di Sperimentazione Moto del Gruppo Pirelli.
Le attività di sperimentazione si snodano fra le tortuose strade costiere o dei rilievi etnei e i numerosi percorsi in fuoristrada dell’entroterra. Le attività in pista si avvalgono dei tracciati di Siracusa, in verità ora in rifacimento, Pergusa pista “vecchia maniera” con ampi curvoni veloci e di Racalmuto in cui ci concentriamo generalmente sull’handling.
Ting'Avert: Ma quindi le attività si esauriscono solo entro la Sicilia o fate anche qualche “trasferta”?
AA: No assolutamente, sarebbe un errore di approccio allo sviluppo dei pneumatici. La Sicilia offre molto ma non tutto, ovviamente. Per esempio le prove in condizioni climatiche più rigide, con freddo e bagnato vengono svolte nel nord Italia, nella pista Pirelli di Vizzola Ticino, in cui per esempio siamo anche attrezzati con impianti di irrigazione artificiale della pista così da testare in varie condizioni di asfalto bagnato, ma anche nella nostra pista di Sumarè in Brasile, al contrario per verificare il comportamento dei pneumatici alle alte temperature. Utilizziamo poi anche varie piste e impianti prova in Italia, in Europa e fuori. Uno di questi è l’impianto prove di Nardò in Puglia, dove abbiamo una base operativa e svolgiamo costantemente sessioni di test, in genere test ad alta velocità appunto sull’anello ad alta velocità e parlo di velocità da jet in decollo.... [sorride]!! Insomma l’obiettivo finale è quello di valutare e sviluppare un pneumatico in tante situazioni diverse, altrimenti il rischio è di progettare magari un buon pneumatico, ma poco versatile in funzione delle diverse condizioni di utilizzo.
TA: In effetti il ventaglio di possibilità a vostra disposizione pare coprire bene tutte le situazioni che l’utente può incontrare. Andate quindi in moto parecchio, soprattutto affrontando diverse discipline, diciamo bene?
AA: Sì, decisamente. Ed in effetti da appassionato di moto è una delle cose belle di questo mestiere. Generalmente i soli numeri sembrano sterili, ma credo che in questo caso aiutino a rendere meglio l’idea: considerate che in un anno di attività di testing arriviamo a percorrere più di 1000000 di km, macinati su oltre 3600 treni di gomme, fra prototipi di sviluppo ed analisi concorrenza. Sono assai...
In tutta questa strada percorsa, ci capita di doverci “cambiare abbigliamento” spesso, ovvero le tipologie di moto su cui lavoriamo coprono quasi tutte le discipline motociclistiche, dalla pista di velocità al fuoristrada più duro, per passare al turismo ed al mondo custom.
Per questo noi tester dobbiamo adattarci al meglio a questi diversi modi di guidare la moto, così da cercare di capire ogni volta cosa ci racconta il pneumatico che stiamo provando. A volte non è così facile, anche perché ognuno di noi predilige in genere l’una o l’altra disciplina; ma con la passione e l’esperienza si supera ogni cosa.
Alessandro (a destra) da le ultime indicazioni prima di un test ride
TA: Giusto, ognuno ha la moto preferita: qual è la tua?
AA: Difficile rispondere, perché semmai ne avessi avuta una, ora dovrei dire che ne ho tante di moto preferite. Come dicevo, proprio grazie a questo lavoro ho potuto approfondire discipline che prima non consideravo, al punto che ora posso dire di praticare il motociclismo nella sua interezza, quasi sotto ogni aspetto. Ed ognuna di queste sfaccettature offre emozioni...
In ogni caso, per non sviare la domanda, attualmente a casa mi aspetta una WR450F da enduro, con cui mi diverto nei week-end con gli amici lungo i numerosi percorsi in fuoristrada che la Sicilia offre, percorsi che ovviamente sfruttiamo anche per le nostre prove, come detto prima. Pensate che combinando le varie tratte riusciamo ad entrare in fuoristrada a Giarre ed arrivare a Palermo, sono circa 400 km tutti di off road!!
TA: Fuoristrada quindi. Ti sarai perciò particolarmente divertito nello sviluppo delle Scorpion Trail?
AA: Beh sì certo, fra l’altro per lo Scorpion è stato scelto di ampliare lo sviluppo “on the road”, andando in viaggio e sondando sia percorsi tipicamente fuoristradistici (in Africa), sia macinando chilometri su strada con quello che abbiamo chiamato il Factory Tour, ovvero un viaggio di due settimane che ha toccato tutte le principali sedi e stabilimenti Pirelli sparsi per l’Europa. Un viaggio impegnativo, ma molto utile e soprattutto molto vicino a quello che poi è il reale utilizzo del prodotto.
TA: Da quanti anni vai in moto e quale è stata la tua prima?
AA: Da quando avevo 12 anni e non potevo ancora guidare... Ho iniziato con un benelli S50, uno dei primi scooter “moderni”, prima c’era sola vespa ed ovviamente aveva ben poco di originale…, Ma la prima moto vera è stata una Benelli 125 2C SPORT, una due tempi a miscela e quanto fumo usciva dagli scarichi, splendida!! Non scriverlo, ma le strade catanesi, dove vivo, erano teatro di battaglia con le varie Laverda, Malanca, Gilera, Aprilia, Cagiva, che tempi!!
TA: E seppure prima ci abbia formalmente risposto, te lo richiediamo: anche se ora magari non ne hai più una, c’è stata la moto preferita o una moto dei sogni?
AA: Ma certamente, tutti da ragazzini vengono rapiti e fantasticano ad occhi aperti sulla moto dei sogni. Il mio sogno di allora era la Ducati Pantah 600. Per la sua sportività, per il suo sound unico, per tutta una serie di sensazioni che mi faceva provare quando ne vedevo una. Avrei “ucciso” pur di averne una [ride]! Allora non riuscii a comprarla, ma in seguito ho posseduto varie Ducati, dalla mitica 750 F1 con la quale ho anche gareggiato, alla “eterna” 916SP. Beh e poi non posso dimenticare il mitico GSX750R, l’originale il primo con telaio d’alluminio, quello segnò una svolta nel settore delle sportive, era una vera race replica. Ma quella del Pantah 600 mi è sempre rimasta in testa, tanto che qualche anno fa ebbi l’opportunità di provarne una ben restaurata, ero emozionatissimo e pensavo anche a tutti quei sogni fatti in passato. Beh... devo ammettere che l’esperienza fu davvero “singolare”, oramai ero abituato a ben altre moto e il Pantah 600, sebbene evocativa nella mia mente, non frenava, non andava avanti, non curvava, insomma restai deluso [ride]. In realtà non conviene “riprendere” i miti del passato, possono crollare in un attimo…[ride]
TA: La nostra percezione è che ormai il livello medio raggiunto dalle moto è davvero elevato: tu che provi molte moto di vario tipo, come vanno secondo te le moto di oggi? Esistono ancora i cosiddetti “cancelli”?
AA: Beh proprio non direi. Oggi il livello tecnologico delle moto, ma possiamo buttarci dentro anche qualche maxi scooter, è veramente elevato. Sembrerà banale, ma oggi tutte le moto sono stabili e hanno dei livelli di guida ottimi, chiaramente con differenti caratterizzazioni in funzione del segmento / modello, ma di base è così. Un tempo (e non parlo di 50 anni fa...) non era scontato questo. Comunque devo dire, con una punta d’orgoglio, che noi costruttori di pneumatici abbiamo dato una grossa mano al raggiungimento di queste prestazioni, garantendo un’evoluzione consistente di questo componente . Ti faccio un esempio: se monti oggi uno Scorpion Trail su una Africa Twin del 1990, godrai di una stabilità e di un livello di guida impensabili per una moto di quella generazione! Pensa quindi che salto in avanti hanno fatto ad esempio le gomme on/off. E così è anche con agli altri segmenti di prodotto. Se ci pensi hai la possibilità di fare un up-grade della tua moto cambiando “solo” i pneumatici, dimmi se è poco!…
TA: Tornando al tuo lavoro: di cosa ti occupi oltre all’andare in moto per le attività di test?
AA: Sono responsabile dell’attività di omologazione al ricambio per il mercato Germania e USA. In questi paesi è richiesta una certificazione specifica della “qualità del comportamento” dei pneumatici per poterli vendere. In particolare in Germania, dove puoi anche andare a velocità “siderali” in autostrada, questo tipo di certificazione ha anche delle ricadute in ambito legale / assicurativo, cioè se tu monti una gomma che non è stata specificatamente omologata per la tua moto puoi avere dei problemi. Giusto per darti un’idea, lo scorso anno come Gruppo Pirelli / Metzeler, abbiamo rilasciato 1800 omologazioni al ricambio, cioè significa che si sono certificate positivamente 1800 diverse combinazioni di pneumatici / moto. Tutto questo come puoi immaginare comporta un consistente lavoro di testing specifico / monitoraggio del mercato / contatti con le case costruttrici e/o importatori della case, creazione di data base specifici, rilascio di una marea di certificati, insomma non c’è di che annoiarsi!!
Alessandro in azione durante un test in pista
TA: Quindi, alla fine un po’ di lavoro di ufficio tocca anche a voi... [ridiamo]. Ci racconti brevemente come sei approdato a questo lavoro?
AA: Prima di tutto devo dire che la passione per i motori mi è stata trasmessa in famiglia, mio padre è un grande appassionato di auto e mio zio lo è di moto. Ricordo il suo Morini 3 ½ quando mi portava a fare un giro, una libidine, credo di essermi innamorato di “quest’oggetto” che andava su due ruote e che da piccolo mi pareva fosse una cosa impossibile poter guidare. Sarà stata la curiosità, la voglia di mettermi in gioco, di dire devo guidarlo anche io ed ho iniziato a “stressare” i miei per avere un motorino: quando me lo hanno regalato è stato come toccare il cielo con un dito! Da allora non ho più smesso e quando ho iniziato a gareggiare nel campionato regionale, parliamo del 1989, ho avuto i primi contatti con il mondo Pirelli, nel senso che ho incontrato in pista Pennisi cioè il mio attuale Capo, gareggiava anche lui e cavolo come andava [ride]! Insomma una parola tira l’altra, da cosa nasce cosa, un test oggi uno domani e da lì è veramente partito tutto.
TA: Ci hai sicuramente dato un bel quadro di quello che è il tuo lavoro e sicuramente molti si staranno facendo questa domanda, che perciò ti facciamo: cosa ti senti di suggerire ai giovani appassionati ed appassionate che vogliano intraprendere la strada per diventare tester?
AA: Dato per scontato che abbiano una passione vera e forte per le due ruote, suggerirei di iniziare a praticare il prima possibile in maniera costante la disciplina verso cui si è portati: enduro / cross / velocità, ognuna delle quali è formativa a suo modo e può aiutare a sviluppare la sensibilità necessaria a comprendere il comportamento del veicolo e dei suoi componenti. Sarebbe anche meglio se si riuscisse a partecipare a delle competizioni in ambito regionale / nazionale così da avere una sorta di “curriculum vitae” da presentare ad un azienda che sia in cerca di questa figura professionale. E poi, senza dimenticare gli studi, frequentare gli ambienti “giusti”, piste / track day / eventi di settore, insomma tutti quei posti dove è possibile incontrare e parlare con le Aziende. A quel punto, se siete davvero portati per questo mestiere, che credetemi vi fa tornare la sera a casa esausti ma felici, dovrete sperare di trovarvi nel posto giusto al momento giusto, come è capitato a me e ad altri tester e come poi in realtà accade spesso nella vita di tutti i giorni.
Vi auguro di riuscirci e vedrete che non vorrete fare altro che questo mestiere!!
Ringraziamo davvero sentitamente Alessandro per la simpatia con cui ci ha concesso questa piacevole chiacchierata.
Dalle sue parole appare chiaro come in fondo a volte una forte passione unita alla determinazione può bastare per far sì che da appassionati di moto si riesca ad essere pagati per andare in moto e ci permette di accomunare maggiormente i tester a quello che siamo noi: dei motociclisti che vanno in moto per passione!