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Il 1000 da strada
Scritto da docelektro - Pubblicato 24/01/2011 09:06
Una breve storia delle maxi moto: quali sono stati i primi esemplari prodotti per i mille stradali

IL MILLE DA STRADA

Parliamo ora di un concetto, non di una moto, ma di tante moto che cominciarono ad apparire alla fine degli anni 70 e che ne continuano a produrre ancora ora, cambiate, modificate ma con la stessa idea di fondo: mandare su il tachimetro!

Il “mille” da strada è un concetto astratto, quasi un simbolo conseguito (dato anche il suo costo) che era per chi lo aveva… un risultato enorme.
Il 1000 era il motone con cui andare al mare, sempre in corsia di sorpasso e sempre veloci a lasciare indietro tanto le utilitarie stracariche quanto le moto vecchie o lente. Consideriamo anche che i primi esemplari non erano proprio dei mostri di controllabilità e comunque non brillavano per stabilità o tenuta di strada: erano moto da “guidare” con testa e polso.

Andiamo ora a vedere quali erano e sono ancora oggi le moto di questa categoria.
Quasi tutte a quattro cilindri, anche se esistono esempi inglesi a tre, esempi italiani e tedeschi a due cilindri, avevano un solo scopo: avere la massima potenza possibile in termini di cavalli per riuscire a forare il “muro” che pareva invalicabile dei 200 kmh e separava le moto “normali” da quelle “potenti”e quindi con più di 70 – 80 cavalli e in grado di “forare”l’aria a velocità più alte.

Se è vero che per avere potenza nulla può sostituire una cilindrata grande, è anche vero che con motori in grado di raggiungere rotazioni elevate, si può avere una potenza elevata anche con cilindrate modeste. Al giorno d’oggi si può raggiungere la potenza di 100 cavalli con un 750 oppure un 600 molto “pompato” e per fare questo le strade sono obbligate: frazionamento a quattro cilindri, regimi elevati e soluzioni tecniche innovative.

Chi fu il primo? Difficile dirlo. In particolari condizioni favorevoli i bmw boxer arrivavano a 200 km/h. La Kawasaki aveva costruito il GPZ 1000 che passava i 230 come ridere. La BMW aveva poi costruito un 4 cilindri che arrivava a 235 kmh.

E come non ricordare l’Honda “Bol d’or” a 4 cilindri, che raggiungeva e superava il fatidico muro. E come non ricordare un particolare tipo di GSXR Suzuki che ebbe il privilegio di essere la prima moto con i carburatori a valvola piatta.

Molti costruttori non si sono mai cimentati in questa sfida (vedi Guzzi ), per mancanza di attributi, di tecnologia e di spirito di iniziativa, altri invece avevano trovato soluzioni “anomale” per avere una marea di cavalli (motori a due tempi o turbocompressori) che però sono stati castigati da leggi ambientali inutilmente restrittive, bigotte, fatte solo per condannare gli strumenti del divertimento e mancanza di guidatori capaci a non causare incidenti stradali. Hanno dato ragione alla semplicità di chi pensava che per ottenere cavalli si accontentava di quattro cilindri, quattro carburatori e uno scarico ben dimensionato.

Pessimo da vedere, spigoloso e antiestetico il 4 cilindri ha trovato ragione di esistere con le carenature che ne nascondono l’aspetto e fanno trasparire la grinta. Per equipaggiare le moto “nude” sono state effettuate una serie di interventi estetici e tecnici. Il raffreddamento ad aria, che causava la enorme larghezza del blocco cilindri è stato sostituito con quello a acqua. In alcune realizzazioni il radiatore è stato nascosto tra il trave del telaio. Motorini di avviamento e alternatori hanno trovato posto in posizioni meno visibili e i carburatori sono nascosti sotto al serbatoio.

Molte moto sono passate dal telaio a tubi al telaio perimetrale che di fatto “avvolge” e nasconde il motore
Gli odiosi benpensanti potrebbero pensare che è immorale produrre questi missili a due ruote, ma io che ho sempre detto la mia dico che (pur non possedendola e non avendo intenzione di comprarla) è libertà di mercato.
Non mi risulta che nessuno che sia mai entrato in un concessionario abbia avuto l’obbligo di comprarla minacciato con un mitra, ma il fatto che fosse “acquistabile” è garanzia di libertà di commercio.

Sicuramente non sono moto per tutti, occorre che la vista funzioni e ci sia una capacità di guida non indifferente, che non tutti hanno (anche certi possessori di 1000 stradali purtroppo!) e ci va la testa.
Inoltre certe persone odiano la posizione di guida accucciata e non vogliono fare soffrire i propri polsi con assetti da pista.

E’ anche vero però che il concetto si è anche spostato su moto sempre ben dotate di cavalleria ma più turistiche, che ottengono una fetta maggiore di mercato. Tuttavia l’urlo di un quattro cilindri ben messo a punto affascina anche chi come me è sempre e solo stato attratto dalle ruote artigliate e dai chopper.
 

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Commento di: Ocsecnarf il 24-01-2011 12:43
Premetto di non averci capito molto in generale, ma dissento in particolare su due argomenti.

Il primo dove si afferma che ".....i costruttori che avevano trovato soluzioni "anomale(?)" sarebbero stati castigati da leggi ambientali inutilmente restrittive, bigotte, fatte per condannare il divertimento e guidatori immuni da incidenti..."
Le leggi sull'inquinamento (ambientale, acustico ecc) che hanno riguardato e riguardano tutti i mezzi e apparati produttori di inquinamento costituiscono una indispensabile tutela dell'ambiente e della salute delle persone di ieri di oggi e di sempre, il che rappresenta ben altro che un sistema per condannare il divertimento della gente.

Il secondo è il giudizio sull’estetica del motore raffreddato ad aria di "pessimo da vedere, spigoloso e antiestetico il 4 cilindri ha trovato ragione di esistere con le carenature che ne nascondono l’aspetto".
Non condivido perché non corrisponde alla realtà.
Se mai è vero proprio il contrario: cioè che la necessità successiva di impiego sempre maggiore di apparati e accessori aggiuntivi antiestetici, ha trovato nella carenatura una nuova veste estetica per la moto.

Commento di: Desmo94 il 24-01-2011 13:28
Secondo me il tuo articolo è un pò superficiale, tratti pochi modelli senza grande approfondimento, e in generale sei troppo generico quando parli di tecnica...portesti approfondire di piu o almeno focalizzarti su determinati argomenti: a me l'articolo sembra una raccolta di cose evidenti e ben note a tutti, insomma in questo articolo hai scoperto l'acqua calda.
Commento di: ivan1979 il 24-01-2011 15:20
Mi accodo ai commenti precedenti ed aggiungo due cose, queste davvero "odiose"...

"Molti costruttori non si sono mai cimentati in questa sfida (vedi Guzzi ), per mancanza di attributi, di tecnologia e di spirito di iniziativa"

O magari perché non interessate alla fetta di mercato, ma interessate a Stile, Design, Originalità... non sono un Guzzista, e le Guzzi non mi piacciono... ma definire Guzzi "senza attributi" mi pare una cavolata.

"Gli odiosi benpensanti" - La cosa più odiosa che ho mai sentito... Non sono quello che tu definisci "benpensante" e non ho nulla contro la produzione di missili da 200 e più cv, anche se non lo comprerei mai. Ma se dovessi definire "odiosa" ogni persona che la pensa diversamente da me in un qualche argomento rimarrei solo su questa terra.

lamps a tutti
Commento di: PORTER il 24-01-2011 16:56
Onestamente non ho sapito un granchè: l'ho letto un paio di volte ma mi sembrano tante ovvietà buttate lì a caso.

Ovvietà da bar e senza senso: Guzzi senza attributi, qualche modello sparato a caso, il 4 cilindri brutto da vedere (?), il mille che è legato alla posizione accucciata e con assetti da pista (..ma quando mai???!!).

Boh, mi sembra un articolo scritto tanto per riempire una pagina, ovviamente IMHO.

Saluti
Commento di: BRK72 il 26-01-2011 00:01
Per inciso, a prescindere dal fatto che la Guzzi, nella sua storia, può vantare anche l'otto cilindri, la sua V7 sport era l'unica moto di serie a raggiungere i 200 Km/h effettivi ( comparativa di Motociclismo, se non erro 1973).
Comunque, già agli inizi del secolo si costruivano moto 1000 a 4 cilindri, in America, per esempio.
Celeberrima e conosciutissima ( ma non dall'estensore dell'articolo....) la Ariel Square Four ( quattro in quadrato, ovviamente) costruita per molti anni a partire dalla fine degli anni '30...

Commento di: WarezSan il 27-01-2011 08:33
Concordo, un articolo superficiale e pieno di luoghi comuni.
Manca poi una digressione sui bicilindrici.
Definire Guzzi "senza attributi" la dice lunga...
Commento di: llanzo il 29-01-2011 17:52
L'Ariel era britannica...
Commento di: BRK72 il 09-11-2013 01:02
Infatti. Ma le Americane Henderson e Indian sono state costruite prima, e sono state poco diffuse. L'ariel. invece ebbe un certa diffusione e fu costruite per parecchia anni. Mi rendo conto che il mio commento poteva ingenerare confusione.
Commento di: pazuto il 31-01-2011 15:01
un articolo vago, incompleto, confusionario e banale. non trae nessuna conclusione e sbandiera conoscenze incomplete e inesatte. come c'era scritto nei boeri, riprova, sarai più fortunato.....
Commento di: cioca il 02-02-2011 16:47
...post di una banalità impressionante, senza capo ne' coda, non si capisce il senso del discorso, tecnicamente erroneo e solo con luoghi comuni...bà, auguri e continua col custom...

Commento di: scaccianocefra il 01-06-2011 00:35
l'articolo di per sè non sarebbe scritto nemmeno così male, solo che ho fatto fatica a capire dove volevi arrivare e credo perchè non lo sapevi nemmeno tu: qual'è lo scopo di questo articolo?
Sembra una storia generica, piena di tutto e di niente, che non indaga precisamente su nessun ogetto specifico....
rivedibile secondo me!