La mia prima parola è stata vrooomm né papà ne mamma, a tre anni facevo ''pinne e pieghe'' sul triciclo delle mie sorelle, a tredici anni giravo ''in pista'' con il velosolex al quale ad ogni buca si staccava il motore dalla ruota.

A 14 anni finalmente la Vespa 50 con il sellino singolo e consegnata a casa. Non ho dormito alcune notti pensando che c’era quella meraviglia che mi aspettava nel box.

La mattina presto, prima di scuola, giri intorno a casa e a scuola, poi 4 ore di noia, poi in giro sino a sera finché non finiva la “Benza“ , domani devo rimediare 100 lire per il pieno. Non ho fatto i compiti allora mi “tocca“ fare sega a scuola ed andare in giro tutto il giorno.

In un anno 3000 chilometri, poi un maledetto giorno rubata, sparita nel nulla, qualcuno aveva profanato la mia meraviglia, depressione per mesi fino all’arrivo di un Testi sport che faceva 100 km ora ed era una piccola moto da corsa, nuovo amore, notti in bianco, a 16 anni il Gilera 125 5V, cinque marce, meraviglioso, comodo e veloce, a 18 anni Aermacchi 250 GT, moto eccezionale, stabile, veloce, affidabilissima, viaggi per tutta Italia, a Modena per vedere le corse, in inverno con i guanti da sci il casco AGV a scodella, la sciarpa ed occhiali Climax foderati in pelle, ma quanti secoli fa ? Facciamo il conto 19… 1969 è vero l’altro secolo.

Poi Honda 400, Suzuki 600, ed alla soglia dei 50 anni (miei) l’ultima, Honda CBR 600, un vero mostro di tecnologia, velocità e maneggevolezza.

Una volta un giovane mi fermò per strada per dirmi che non aveva mai visto guidare in quel modo “ma tu fai le corse“ no risposi sono solo 40 anni che vado in moto.

La mia storia delle moto in 40 anni di onorata carriera di motociclettaro tosto tanto che quando nevicò a Roma con l’Aermacchi sulla neve a fare le derapate sul piazzale del Gianicolo.

Sempre con i moscerini sui denti per la felicità di stare in moto, di sentire la strada, le curve, i piedi che toccano l’asfalto, le pedane consumate dalle pieghe, le cadute per imparare a fare le curve sempre più giù.

Una storia di moto e di me, scritta dalla passione per due ruote di felicità.

Adesso una schifezza di scooter comodo per la città ma che non ha nessuna personalità, amorfo, anonimo, silenzioso, stupido.

mauro di marco