Sono un motociclista 'di ritorno''. Come tanti, mi sono ammalato per le due ruote da giovanissimo...

...A me successe quando a 9 anni misi per la prima volta il culo sul sellino di un vecchio SWM; per chi non lo conoscesse pensi al più famoso Mini Chic. Da allora non sono più sceso e fino ai 19 anni ho avuto di tutto: motorini, Vespe e moto, con una predilezione per l’enduro (e chi, attraversando gli anni ’80, non l’ha avuta???).

Poi è arrivato il momento di partire all’università e poi la ricerca del lavoro, la casa, i soldi che non bastano mai… insomma un percorso comune a tanti, in cui la moto non ha trovato posto nella lista delle cose importanti. Poi, dopo qualche anno, mi sono ritrovato con uno scooter – mezzo indispensabile per muoversi in una città intasata come Roma – per l’immancabile percorso casa-lavoro. Così, nel giro di pochi mesi, mi sono di nuovo ammalato per quella “passionaccia” per le due ruote, vittima di quella stessa alchimia che quasi trent’anni prima mi aveva stregato.

Resomi ormai conto di quanto fossi ridicolo a cacciare il ginocchio in curva, alla guida di uno Skyliner 150, ho finalmente capito: “quello che mi serve è una moto!”. Così eccomi motociclista di ritorno, a 37 anni di nuovo in sella a divertirmi come un ragazzino – ma con più testa e senso del pericolo – approfittando di ogni occasione utile per uscire: freddo, pioggia, caldo, da solo o con altri cento, in meno di un anno mi ritrovo con 16.000 km, tanti nuovi amici ed una data lì davanti a me che segnerà lo spartiacque tra il “Prima” e il “Dopo”; la Vita, vista da me, e quello che sarà domani, di cui io mi accingo ad essere una componente, un ingranaggio: importante? Sì. Fondamentale? Certo. Ma non più il centro dell’Universo.

Eh già! Il fatto è che tra pochissime settimane, anzi, che dico: giorni! Il sottoscritto diventerà papà.
Non mi dilungo sull’emozione che sto vivendo; rischierei di essere banale nel descrivere una cosa così immensa.

Piuttosto, vorrei condividere qualche riflessione – tra il serio e il faceto – sulle conseguenze che l’assunzione di questo mio nuovo ruolo avrà sull’essere motociclista. Sono mesi che mi sento dire, quasi sogghignando: “Ora hai finito!”; “Hai già venduto la moto?”; “Caro mio, io ho ripreso la moto quando i miei figli hanno compiuto vent’anni”! Persino il negoziante, da cui ieri ho comprato un giubbotto da moto, ha contribuito a questo “terrorismo” psicologico.

Io mi considero una persona equilibrata e in virtù di questo, pur sapendo che le mie priorità cambieranno radicalmente, non voglio credere che sia indispensabile, per essere genitore, chiudere con ogni passione e con la moto in particolare. È possibile immaginare che anche domani avrò legittimamente voglia di prendere la moto per fare un giro, due curve, magari una pistatina? Devo sentirmi “preventivamente” in colpa se, tra un passeggino e un fasciatoio, butto ancora qualche euro su stivali, protezioni e ammennicoli vari, sognando di comprare una tuta intera? E chissà, magari presto potrò riportare in sella anche la mia compagna, ormai mamma, o forse tra qualche anno anche la pargoletta? Tra qualche anno, magari… Allora mi serviranno delle valigie, caschi, abbigliamento adatto… Ecco! Di nuovo mi faccio prendere dal demone!

È chiaro che un po’ ci scherzo e forse, tra due settimane, mi sarò dimenticato pure come mi chiamo; però sarei curioso di sentire come la pensate voi, che ci siate passati o meno. A voi tutti pongo la domanda, il dilemma per cui mi arrovello da tempo, ovvero se diventare papà vorrà dire smettere di essere motociclista.