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Women Only - Dedicato a paola
Scritto da hanno - Pubblicato 01/04/2009 22:21
Esistono uomini che lavorano a maglia, o che cambiano i pannolini ai bimbi. Esistono donne manager d’industria o praticanti il pugilato. Ci sono uomini abili nel ricamo e provetti suonatori d’arpa. Ci sono donne che vanno in moto...

Secondo l'ultimo dato certo disponibile, al 30 giugno 2007, in Italia, c’erano 183.358 Motocicliste (sommando le varie tipologie di patente moto), cioè, circa il 9% del totale. Vale a dire che, statisticamente, alla guida di una moto ogni dieci dovrebbe esserci una donna. Aguzziamo la vista: in effetti la donna c'è, ma di solito, scooter esclusi, sta seduta sulla metà posteriore della sella, ci piaccia o no le Amazzoni restano abbastanza rare nel paese dei Centauri.

Ho incontrato qualcuna di queste eccezioni all'incontro organizzato da “bikerwomen”, l’estate scorsa a St.Jodok in una valle laterale alla statale del Brennero, dalla parte del Tirolo. Dopo alcuni tornanti si sbuca su un pianoro erboso da cartolina, dove, presso una malga promossa ad Agriturismo, ha avuto luogo quello che dovrebbe essere stato il Primo Training Antistress per Motocicliste. Qui si sono date convegno sedici motocicliste, più una, Istruttrice di guida e Psicologa. Tanto per dare la dimensione dei bisogni che hanno spinto qualcuna a venire fin quassù: una delle partecipanti è arrivata in auto (guidata da un uomo) con la moto al traino sul carrello.

Tra le genziane e i rododendri, dodici donne di tutte le età si sono tolte gli stivali e si sono stese ad occhi chiusi sull'erba, musica tibetana diffusa nell'aria da un lettore CD e, per prima cosa, si è cercato di liberare la mente. Dopo di che, è iniziata la confessione delle ansie individuali, relative all'andare in moto. Lo spettatore nascosto sarebbe rimasto di sasso: ciò di cui avevano paura era semplicemente andare in moto… ma perché farlo, allora?

Lo chiedo ad Anita. La dottoressa Anita Z., laureata in Psicologia, di professione Informatore Farmaceutico e, nel tempo libero sfegatata motociclista, ovviamente: “Ovviamente?”. Ovviamente ha cominciato seguendo il suo compagno (cioè, come zavorrina, che qui si chiama “Sozia”). Poi il grande passo: il primo giorno alla guida è caduta tre volte; il secondo giorno, piuttosto che girarsi in una strettoia del bosco, ha preferito una deviazione di sei chilometri; il primo week-end, dovendo salire la ripida rampa d'accesso ad un traghetto, aveva rinunciato a proseguire la gita, spaventata, tra l'altro, all'idea di non sapere più come fare per scenderne. Un'altra ragazza aveva fatto portare giù il suo scooter a braccia, appellandosi alla pietà, alla cavalleria ed ai bicipiti degli astanti più disponibili. Un’altra volta, Anita, davanti ad un intera platea di spettatori maschi, era partita sgassando - da motociclista duro e puro - col bloccadisco inserito: una bella dose di stress ma nonostante i fragorosi commenti da parte di divertiti spettatori, era sopravvissuta appellandosi alle proprie nozioni sull’inconscio… oltre ad una nutrita scarica di parolacce.

A questo punto il Dipartimento Psicologia del suo cervello aveva ripreso il comando: “Ho lavorato su me stessa, visualizzando manovre su manovre, sapendo che non poteva esserci alternativa, rifiutando di considerare la possibilità di cadere, di sbagliare, insomma. Ho lavorato duramente, fino a farcela: sono tornata al traghetto e, semplicemente, sono salita e scesa con la moto”. Qui le era nata l'idea: un Training Antistress per Motocicliste. E andiamo!

“Focusing” – centrare i pensieri su ciò che inibisce, riconoscerne l’estraneità e guardare oltre: è un metodo psicologico ben noto a chi si occupa di relazioni difficili con gli altri e che Doktor Anita ha adattato alle motocicliste. Base di tutto è il Pensiero Positivo: nel profondo, noi sappiamo cosa è bene per noi, basta volere fortemente andare fino in fondo ad un progetto, affrontare le difficoltà, senza né aggirarle né prenderle di petto. Se ci si blocca, chiedersi: “Cos’è che realmente mi ferma? Qual’è l’ostacolo vero? Di cosa ho paura? Cosa temo che possa succedermi?”. Poi, la fase due: “Di cosa ho bisogno per andare avanti? Cosa voglio ottenere veramente?”.
Un diligente focusing troverà sempre il modo per issare la moto sul cavalletto senza farsi compatire dagli spettatori (secondo Anita, se il pubblico è composto da maschi – ma ne basta uno… - pare sia uno degli stress più paralizzanti). Altri guai derivano dalla ricerca della folle e alla scelta delle traiettorie nel traffico (ma questi colpiscono anche gli uomini). Come stress pare che si piazzi bene anche l’altezza della sella da terra: piaccia o no rilevarlo, moltissime donne non hanno avuto in dono una lunghezza dei femori utile a posare bene entrambe i piedi a terra, specie dall’alto di un enduro; seguono a ruota le manovre da fermo e qui entrano in gioco i pesi (che spesso cercano di mettere in crisi anche più di un ometto…). Piccolo dettaglio: uno stress tra i più temuti dovrebbe essere l’avere vicino un compagno, motociclista anche lui, che “sa” e si prodiga in consigli, critiche, rimproveri…

Pomeriggio nel fitto del bosco, tra due tornanti: donne alla prova pratica, dopo il training mentale. Un maligno tornante a destra in discesa e patatrac! : donna e moto per le terre. “Non so perché: appena freno, finisco a terra”. Breve riflessione, analisi mentale al rallentatore - frenata troppo brusca e solo con l'anteriore: ruota-si-blocca-moto-cade. Troppo vicina al margine destro: c’è un vero scalino da affrontare a velocità ormai troppo bassa: ruota-si-riblocca-moto-ricade. Una sciocchezza, si riparte con più grinta e con la calma di chi “sa”. Finisce a terra la prossima. Alt: riparliamone, tutte insieme.

Cosa ci trovano di bello le donne nell'andare in moto? “Sentire l'aria tutto intorno, vedere tutto direttamente, sentirsi in movimento dentro l'ambiente che, piano piano, è lui ad entrarti dentro. Quando sono in moto sono molto più vicina alle cose”, dice Karin. Gli uomini, miseri loro, si interessano assai poco del paesaggio: per loro bastano velocità e pieghe, sperimentare il limite. E nessuno di loro sembra rendersi conto che dopo una giornata trascorsa abbarbicata dietro ad uno che cerca solo pieghe, velocità ed esperienze, le donne non riescono nemmeno a cenare, la sera: i tornanti restano sullo stomaco, il bel viaggio in due è diventato una sofferenza di cui si brama la fine. Allora, meglio se guidiamo noi (noi donne…), scacciando anche tutte le paure.

Da poco Anita ha istituito una hot-line, cui possono rivolgersi donne colpite dallo stress da moto e pare che abbia telefonato anche qualche maschietto, contraffacendo la voce - ma ad Anita non la si fa... L'anno prossimo terrà un secondo seminario, che si preannuncia molto più affollato e sempre in un’amena località alpina, sempre abbastanza scomoda da raggiungere – la privacy è essenziale; peccato che non abbia ancora pensato ad istituirne un altro, per gli accompagnatori ai seminari che. Loro sì, potrebbero apprendere le tecniche dell’umiltà e della pazienza... L’attività di motopsicologa comincia ad aumentare ma lei non teme di farsene travolgere: “Io non guido e fondamentalmente non vivo con l’ansia di arrivare, con l’ansia del risultato. Io sono spesso ferma, di lato alla strada o di lato al mondo, a chiedermi dove vado e soprattutto come. Quello sarebbe il classico modo maschile di procedere, in moto come nella vita. Io ho il culto della sosta, fermarmi a riflettere, o semplicemente a guardare. Il peggior errore che vedo commettere da parte delle donne è cercare di essere più frenetiche degli uomini.” dice Frau Doktor.

Ma viene un dubbio: se riflettere è l'opposto di andare in moto, forse, stiamo iniziando a comprendere perché le donne alla guida di una moto resteranno sempre ciò che sono: una meraviglia.
 

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Commento di: fzx53 il 02-04-2009 08:21
premetto che la mia consorte e zavorrina guida serenamente auto di grossa cilindrata, trattori e mezzi pesanti con tutta tranquillità e a Lei piace tantissimo viste le penniche monumentali che mi schiaccio durante i viaggi quando guida Lei(sempre)....vorrei iniziare con un assioma:un mezzo di trasporto si guida in due maniere: MASCHILE e FEMMINILE(con tutte le conseguenze del caso).....maaaa!
una moto non si guida, una moto si pilota! una moto per l'uomo è come un abito di seta per una donna:si porta con naturalezza!!!!!
(anche se con certi fighetti in giro questo pare essere un assioma in via di estinzione)
le donne vorrebbero portare le moto? e ne sono felice; io fregai la lambretta 50 a mia sorella quand'eravamo piccoli ma quella non fa testo aveva dei baffi che le invidiava anche il maresciallo dei carabinieri....voglio vedere adesso se mi frega la Vmax e con quella non ci sono baffi che tengano....
dopo 32 anni di matrimonio con la stessa che ha pianto per una Transap("si ma poi ce la rifamo"), dopo una scomodissima FZX750 salutata solo dopo avermi regalato una bellissima Vmax...beh dopo 32 anni con sta pazza scatenata per le MIE e SUE=NOSTRE moto vorrei dire a tutte le signore che appollaiate su trespoli scomodissimi, su sedili traballanti e sempre sconvolte dalla strada che scorre SEMPRE TROPPO VELOCE poche parole...
amate la moto e il suo cavaliere/pilota, amateli perchè sono veloci ma gentili, audaci ma tenerissimi, ma sopratutto regalatevi a quei momenti di terrore abbracciando il vostro cavaliere forte, tanto forte da diventarne parte, da sentirne i battiti del suo cuore che batte per le sue due donne: Voi, amiche mie, e Lei, la moto...le uniche gioie di quei veri uomini che sono i VERI motociclisti! e un vero motociclista ama come solo Lui sa amare: un VERO MOTOCICLISTA SA AMARE SOLO CON IL CUORE...quel battito del suo cuore è vostro, solo vostro , quel cuore urla, insieme al motore, che ama quella donna terrorizzata che lo sta rendendo tanto felice perchè riesce ad essere parte delle sue sensazioni primoridiali tipologiche del maschio...
vale la pena di rinunciare a questo per portare una moto? forse si! ma solo se dopo si parte in due per essere ancora di più innamorati...
.....mi ricordo Noi due una giornata di sole, la strada di Orvieto, uno scassatissimo Bar e la FZX che ci aspettava vogliosa di quella strada che le era stata negata da un inverno furioso...io e Lei seduti davanti al panorama, poi mia moglie mi chiese cosa significava per me portare la moto...gli risposi chiedendole se volesse imparare a portarla....mi rispose:" se non ci fossi tu, forse!" e siamo ripartiti ognuno al suo posto felici e la FZX ronfava tranquillizzata del pericolo scampato!
Commento di: whooring il 02-04-2009 10:53
A mio avviso esistono uomini che non sanno andare neppure in bicicletta come esistono donne che non sanno fare un piatto pasta.
Sinceramente non comprendo perchè ogni volta che una donna vuole fare qualcosa di tipicamente "maschile" deve nascere tutto un contorno di turbe mentali come quelle presenti nell'articolo presentato.
A me è scivolata la moto per terra il primo giorno (parcheggio con ghiaia) che l'ho portata a casa ed i primi giretti sono stati traumatici ma dopo mi sono detto "o vado o lascio perdere" e da allora qualcosa ho imparato, non sono un campione ma neppure un imbranato totale.
Stessa cosa vale per una donna, non vedo cosa dovete di diverso per cui andate dallo psicologo perchè andate in moto.
Conosco una ragazza che ha una super sportiva ed io non riesco a starci dietro talmente è brava quindi dovrei andare anche io a fare un corso di autostima perchè una donna è più brava di me :)
La mia ragazza si diverte stare dietro specialmente quando tiro un pò le pieghe o spalanco l'acceleratore anche se non riesce a fare molta strada appollaiata sul sellino di una R6 (prima moto e motivo dei giretti traumatici). Gli ho protosto di farsi la patente e prendersi un monster o una nuda 600 ma mi ha risposto che solo provando a prendere i manubri della mia gli veniva il terrore di cadere e quindi non ho neppure tentato di convincerla.
Se posso darvi un consiglio: non fatevi problemi perchè non siete donne con la moto ma semplicemente motocicliste, divertitevi con questa bella passione e mi raccomando di fare sempre il saluto quando incontrate un altro biker
Commento di: hanno il 02-04-2009 12:12
Turbe mentali ?
Mamma, quanto l'hai presa seriamente... non stavo suggerendo niente a nessuno/a: sono parole in libertà...
Commento di: paolamxt il 02-04-2009 16:59
Prima di tutto GRAZIE hanno, non me lo aspettavo. Vorrei rispondere a wooring: attenzione prima di parlare di turbe mentali. Questo è solo uno spaccato di vita, una situazione di cui siamo stati messi a parte da chi lo ha scritto.Possiamo condividerlo con hanno facendo commenti seri o spiritosi..... ma "turbe mentali" è davvero pesante e a mio avviso inappropriato.
Commento di: _steppenwolf_ il 10-04-2009 08:12
Ma no, dai! mi sembra che l'espressione "turbe mentali" sia da prendere come scherzosamente così come l'articolo di hanno, no?
Commento di: Pulce911 il 02-04-2009 19:13
Bell''articolo complimenti.
Ora che guido anch'io ma faccio ancora la zavorra a volte, mi sono ritrovata in certi passaggi dell'articolo.
La paura è paura.
Commento di: Wolfgang6012 il 07-04-2009 13:08
Bell'articolo...vero che il mondo è bello perchè è vario.

Io ho la fortuna di avere una Compagna, la mia Compagna, che si sente Motociclista anche "solo" facendo il passeggero, accompagnandomi in ogni viaggio e godendo di ogni atomo di aria, di ogni sfumatura di colore che percepiamo quando siamo in giro..

Ricordo ancora come se fosse ora una partenza da Bobbio, i primi tempi che andavamo insieme in moto...la partenza bruciante verso il Penice, quel rettilineo dove due urla si confondevano pur restando distinte...il motore della mia CBR XX e il grido di gioia pura e sfrenata della mia LEI....fu anche quell'urlo a farmi capire che ero arrivato a "casa"....finalmente!

"solo" un passeggero...virgolette volute a sottolineare un posto scomodo...che condivide il destino del Pilota in ogni caso, caldo o freddo, vento e pioggia.. che gioia per me sentire quelle braccia che mi stringono ed il casco che, appollaiato sulla mia spalla, mi parla senza necessità di parlare!

Un abbraccio di cuore a tutte le MOTOCICLISTE, senza distinzione di ruolo.

Wolfgang6012
Commento di: MAK1 il 10-04-2009 12:23
hanno, resterò per sempre tuo debitore per l'articolo zavorrina I presume ....

ma questo non l'ho proprio inquadrato tanto !! però.....

da uomo:
le donne , o la maggior parte di loro, vedono la moto in moto diverso,
una cosa esterna a loro : da vivere, da sfidare , da imparare nei suoi aspetti.

gli uomini, o comunque x la quasi totalità, loro sono la moto !

adoro la mia zavorrina, quando è con me motociclista e quando gira da sola per i mille motivi che una donna può avere,
ma io sono la moto e la moto è me: dalla piega al limite alle mani sporche di grasso, dal tepore del caldo asfalto che ti invita al suo grip all'odore della gomma nuova appena messa su, ancora da rodare e da chiudere ...... ed è subito sera.