al-Andalus quasi fuori rotta.
Il casus belli.
Verso lo scadere del 2017 per ragioni personali mi sono dovuto recare per alcune volte alla biblioteca capitolare di Verona per effettuare delle ricerche di carattere storico. Al mio primo arrivo in questa cattedrale di sapere antico accanto al mio scrittoio era seduto un uomo sulla settantina surclassato da carte e alcuni volumi. Ricordo che mi stupii da quanto caos un uomo da solo riesca a generare; quindi mi sono messo di buona lena a cercare quello per cui venni. Solo che ero troppo incuriosito da questo soggetto - che talmente immerso nel proprio lavoro - non si era neppure accorto del mio arrivo e della mia presenza. In ogni modo dopo, un’oretta ho colto l’occasione di un suo allontanamento - forse per cause fisiologiche ma non ho preferito non verificare - per curiosare tra quell’assemblamento apparentemente causale di fogli e codici presenti sul suo scrittoio. Finalmente avevo evidenza pragmatica, concreta e visibile della definizione di Entropia per mescolamento come spiegato della meccanica statistica.
Ma questa non fu la vera sorpresa, Boltzmann è ben conosciuto, ciò che mi sorprese fu trovare una copia del Tahāfut al-falāsifa in di Al-Ghazali. Sul momento non saprei dire se ho provato più stupore o ripudio. In un certo senso, sapere che ne esiste una copia anche se tradotta è un bene e sono ben conscio che “La biblioteca è testimonianza della verità e dell'errore”, ma il Tahāfut al-falāsifa (L'incoerenza dei filosofi) è un libro che non è compatibile con la mia visione del mondo. Questa opera è stata scritta da un grande erudito nato a Tus, cresciuto culturalmente tra Gorgan e Nishapur e ha esercitato la professione di insegnante a Bagdad in un periodo in cui la grande apertura mentale della regione aveva generato la più bella e fiorente cultura scientifica, tecnologica e metafisica di tutto il medioevo dalla Cina all’Atlantico. In questo contesto di immensa crescita culturale, c’erano comunque persone che furono per diverse ragioni non affini ad un mondo aperto a nuove idee e iniziarono a considerare la Shari'a come l’unica e vera strada percorribile. Ora, se queste persone sono il califfo e il visir, il problema inizia a porsi. I due furono il visir selgiuchide Nizam al-Mulk e il califfo Kaim bi Emrillah che assieme coprivano il 99.9% del potere politico nel mondo centroasiatico. In ogni modo, sebbene potevano agire in modo brusco, proprio perché erano figli di una terra impregnata dal razionalismo, dalla libertà di idee, hanno iniziato ad aprire scuole e università per formare imam più austeri, devoti e fondamentalisti. Il loro progetto era quello di far fronte all’eccessiva fioriture di idee tramite idee diverse, combattere la guerra contro la filosofia e la scienza sul loro campo e di riportare tutto dentro i margini coranici. Per costruire una classe di intellettuali all’altezza hanno proprio chiamato Al-Ghazali, che progettò, seguì i lavori edili e alla fine condusse quella che sarebbe divenuta in pochi anni la più rilevante università religiosa del mondo. Questa facoltà funzionò molto bene al punto che in pochi anni il fondamentalismo si diffuse a macchia d’olio. In ogni modo quando i suoi due protettori passarono a miglior vita, il mondo di Al-Ghazali gli crollò addosso ed ebbe una crisi esistenziale profonda. Lasciò tutto e pellegrinò nei centri cardine dell’Islam e professò la corrente Sufi. Ed è proprio in questo periodo che scrisse il Tahāfut al-falāsifa che divenne uno delle pietre miliari del radicalismo religioso e si diffuse esclusivamente in tutto il mondo islamico. Il danno epistemologico fu immenso al punto che ancora oggi ne vediamo i risultati. Accanto al Tahāfut al-falāsifa c’era un’opera rara creduta perduta: Tahāfut al-tahāfut di Ibn Rušd noto in Europa come Averroè.
Questi nacque nel 1126 a Cordova, con il nome arabo di Abu I-Walid Muhammad Ibn Ahmad Muhammad Ibn Rush (che nel Medio Evo diventerà dapprima Aven Roshd e poi Averroes), in una famiglia di celebri giuristi appartenenti alla scuola malikita; sia suo padre che suo nonno sono stati autorità locali cui spetta il compito di amministrare la giustizia. Il percorso scolastico ed educativo di Averroè è classico: dopo aver studiato l'hadith, cioè i racconti tradizionali che vengono fatti risalire a Maometto, egli continua con la teologia e la giurisprudenza. Diventato giurista, medico e filosofo, viene nominato gadi, prima a Siviglia e in seguito a Cordova. Famosa resta la sua enciclopedia di medicina, ma tra i suoi scritti si ricordano anche diverse opere filosofiche e interessanti commenti sul pensiero aristotelico. Durante un viaggio a Marrakech, Ibn Rushd conobbe Ibn Tufail, medico del Califfo Yûssûf ibn Ya'qûb e questi lo incaricò di tradurre e commentare le opere di Aristotele in quanto lui era troppo vecchio per tale mansione. Ibn Rushd accettò e s'impegnò in un lavoro che durò più di 15 anni, e l'opera del grande filosofo greco fu interamente commentata. Alla morte del Califfo, Averroè mantenne un posto di primissimo piano come medico di corte e confidente del successore di quest'ultimo Ya'qûb detto al-Mansûr "Il Vittorioso" per la strepitosa vittoria di Alarcos del 1195 contro Alfonso VIII di Castiglia e i principi cristiani di Spagna sempre più minacciosi. Poi, nel corso dell'ondata di fanatismo religioso che alla fine del 1100 colpisce al-Andalus, improvvisamente cadde in disgrazia. Il sovrano lo esiliò e i discepoli lo rinnegano. I sovrani Almohadi cercavano sempre la compagnia dei "falâsifa" (i filosofi), li stimavano e non avevano mai manifestato ostilità fanatiche nei loro confronti. Se Ibn Rushd cadde ingiustamente in disgrazia, fu probabilmente a causa di circostanze forzate: le sue dottrine filosofiche centrate sul Tahāfut al-tahāfut dovevano indisporre non poco i teologi e i giuristi pedanti incapaci di interpretazione personale dei testi; ma questi esercitavano un grande ascendente sulle masse popolari e sull'esercito. Furono quindi ragioni di stato che obbligarono al-Mansûr ad allontanare Ibn Rushd anche perché la minima debolezza del sovrano sarebbe stata immediatamente sfruttata dai principi cristiani di Castiglia e León. Ritornata la calma al-Mansûr riabilitò Ibn Rushd che ritorno a Marrakech dove morì il 10 dicembre all'età di 72 anni. Le spoglie furono trasferite nella sua città natale Cordova.
In ogni modo, Averroè nel suo testo sosteneva invece la tesi esattamente opposta a quella di Al-Ghazali: egli sosteneva che la verità può essere raggiunta sia attraverso la religione rivelata sia attraverso la filosofia speculativa. Il Tahāfut al-falāsifa fu scritto tra il 1179 e il 1180, L’incoerenza dell’incoerenza dei filosofi presenta una demolizione serrata a tutte le argomentazioni del teologo persiano. Queste vengono prese in considerazione una a una e puntualmente confutate. Averroè dimostra la validità dei sillogismi apodittici rispetto a quelli dialettici impiegati dai teologi; la peculiarità- che però non l’ha salvato dall’esilio - è che le sue considerazioni non determinano un conflitto tra filosofia e religione. Volendo essere puntuali, tre temi essenziali vengono posti in esame:.il problema dell’eternità del mondo, 2. 2. le questioni dell’essenza di Dio e della sua conoscenza e 3. l’immortalità dell’anima e della resurrezione dei corpi.
Ormai il dado era tratto. Averroè nacque a Cordoba ed è l’unica città andalusa che non ho visitato, ho preso questo evento come un segno del destino di organizzare il viaggio nella Spagna profonda.
Riflessioni curiose.
1. Il ruolo andaluso nella disseminazione della cultura illuminista centroasiatica in Europa.
Una delle cose curiose è che Ibn Rušd era un aristotelico puro, ma non conosceva il greco. Lo studio del Maestro lo apprese grazie alle traduzione dal greco all’arabo fatte da cristiani siriaci e nestoriani fuggiti in Asia Centrali per le persecuzioni bizantine. Ma la cosa strabiliante è che i cristiani cattolici dell’Europa riscoprono Aristotele grazie al musulmano Averroè. CORTO-CIRCUITO… Ma mi chiedo: non avrebbero fatto prima i cristiani siriaci a tradurre in latino e spedire il tutto a Roma? Ovviamente scherzo, i siriaci erano pagati profumatamente nelle biblioteche di Bagdad e delle altre metropoli centroasiatiche. In ogni modo la riscoperta nel mediterraneo di Aristotele mette per un attimo a ferro e fuoco i puritani islamici e cristiani.
Ma questo è un punto essenziale. Durante l’alto medioevo (circa tra 800 e il 1200), il cuore pulsante dell’intellighenzia filosofica, medica, matematica, geografica, astronomica era distribuito a Bagdad, Merv, Balkh, Samarcanda, Bukhara e non il nordafrica o l’Europa. Queste branche del sapere fiorino molto prima della conquista araba della zona, culturalmente l’Asia Centrale era estremamente prolifica. In seguito alla conquista islamica, attorno al 750 d.C. gli intellettuali della regione iniziarono ad usare l’arabo come lingua ufficiale per le loro opere - un po’ come l’inglese - e la diffusione dei libri all’interno del mondo arabo fu velocissima. Nell’Andalusia araba arrivavano libri centroasiatici dove venivano studiati e commentati. Grazie a questo processo di “immediata” - per quanto questo termine sia ridicolo confrontato ad oggi ma vero se contestualizzato al momento storico - diffusione, figure di spicco come Averroè aveva accesso a informazioni scientifiche e culturali all’avanguardia, inimmaginabili per i contemporanei europei. Quest’ultimi, all’epoca, erano ancora “molto acerbi”; infatti negli anni successivi alla caduta dell’Impero d’occidente tutto il continente era pervaso dall’’instabilità politica, sociale e legislativa. Va da sé che in questo clima è impossibile che la cultura poliedrica possa fiorire in modo aperto e di conseguenza diffuso. Infatti la conservazione e la produzione culturale era concentrata in pochi punti di nicchia, principalmente monasteri, in cui venivano principalmente preservati i saperi classici. Non so se per puro caso o ci sia una ragione storica, ma nel momento in cui iniziò la decadenza del mondo illuministico centroasiatico la regione europea, grazie all’inizio della Riconquista e alla maggior stabilità socio-economica, venne pervasa dall’immensa mole di conoscenza “araba”. Ci fu una vera e propria infusione di conoscenze vastissime che portò all’esplosione di nuovi centri di studio: le università. Questa infusione fu grazie alle traduzioni di eruditi cristiani che a seguito della Riconquista avevano accesso alle biblioteche delle città spagnole stracolme di sapere nuovo. L’esito principale di questa opera di immissione di nuovi libri, nuove idee e nuove tecnologie fu la svolta verso il Basso Medioevo, il Rinascimento e l’Umanesimo.
Per un certo verso la culla della base culturale europea, la filosofia greca, è dovuta andare fino in centro Asia tramite i cristiani cacciati per eresia da Bisanzio per rientrarsene dall’Andalusia. Sebbene non sia d’accordo pienamente con quanto segue, non posso neppure discostarmi troppo; uno storico scrive: “gli arabi presero dai greci solo quello che ritenevano utile, senza tuttavia assimilarne lo spirito. La filosofia, per l’Islam, fu quindi semplicemente una “somma di conoscenze”, senza mai diventare un “problema”. In Occidente il confronto fu del tutto diverso. Davanti ad Aristotele, i teologi medievali - avvezzi ad una cultura che si riconosceva radicata nel pensiero greco - seppero interloquire con efficacia, arrivando a modificare e rinnovare la propria concezione del mondo e dello spirito.”
2. La rilevanza di Averroè nel mondo culturale europeo.
Inferno - Canto IV -
[...]
Vidi quel Bruto che cacciò Tarquino,
Lucrezia, Iulia, Marzia e Corniglia;
e solo, in parte, vidi ’l Saladino.
[...]
Euclide geomètra e Tolomeo,
Ipocràte, Avicenna e Galieno,
Averoìs, che ’l gran comento feo.
[...]
Il Sommo Dante nella Commedia menziona solo 4 musulmani; Avicenna, Averroè e Saladino nel limbo mentre Maometto lo spedisce al 9° girone . Poi ci sarebbe da discutere della visione di Dante sul mondo musulmano; questa è una questione controversa e molto vasta ricca di ipotesi, di cui alcune sono forse fantasiose. Per lo scopo, diciamo brevemente che fu tra i primi a capire e diffondere l’importanza che la Riconquista stava avendo nel tessuto culturale di un’Europa. Nonostante ciò non fu un intellettuale contro la cultura islamica, anzi sono visibili influenze che hanno plasmato le sue opere.
Ibn Rušd fu anche rappresentato da Raffaello nella sua famosissima opera La Scuola di Atene. L’artista urbinese lo raffigura in basso a sinistra e lo si riconosce perché una figura col turbante. Fino qui nulla di strano, ma la cosa curiosa è che questo dipinto è al Vaticano… Meno prestigiosa ma altrettanto di rilievo invece è la posizione che Averroè assume con Umberto Eco nel romanzo il Nome della Rosa; Guglielmo da Baskerville lo cita spesso.
3. Predecessori culturali di Averroè
Oltre ad Aristotele, tra i più rilevanti predecessori di Ibn Rušd che ne hanno influenzato o stimolato il pensiero troviamo degli uomini di grosso spessore nel mondo islamico:
Al-Farabi (870-950) pensatore di origine turca i cui interessi intellettuali si intrecciano con una prassi di vita ascetica e mistica , nacque in Transoxiana e ricevette la sua formazione a Baghdad, dove studiò logica con il maestro cristiano Yuhanna ibn Haylan, e poi grammatica, scienze, diritto, esegesi, filosofia, musica, matematica. Interessato ai problemi linguistici e alla possibilità di creare un linguaggio universale, egli fu altresì conoscitore dell’arabo, del persiano e del turco. Una parte consistente della produzione di al-Farabi è dedicata al commento dell’opera aristotelica che costituisce una fonte importante del filosofo arabo, soprattutto per quanto concerne i suoi interessi di logica. Non è un caso che gli fu attribuito il soprannome di “maestro secondo”, dopo Aristotele. L’operazione di trasmissione della filosofia greca, cui al-Farabi dà un contributo rilevante, è arricchita da due testi che presentano l’opera dei massimi filosofi greci: Filosofia di Platone e Filosofia di Aristotele. Numerosi gli scritti di logica i cui temi principali riguardano i rapporti con la grammatica, e il sillogismo. Tra la logica e la metafisica si colloca il Libro delle lettere, dedicato alle categorie aristoteliche, dove troviamo un’analisi della nozione di “accidente” che introduce alla nota distinzione tra essenza ed esistenza (considerata come accidente dell’essenza), ripresa successivamente da Avicenna. Delle opere dedicate alla politica, di ispirazione platonica, ricordiamo La città perfetta. L’Epistola sui significati dell’intelletto e L’enumerazione delle scienze furono tradotte in latino. In quest’ultima (nota come De divisione scientiarum) viene presentato un curriculum degli studi che, sebbene ispirato alle fonti greche, include anche scienze islamiche quali il diritto e la teologia.
Avicenna (ibn Sina 980-1037) Fu filosofo e medico di grande rilievo nell’Islam medievale. I suoi interessi attraversano svariati campi del sapere filosofico (metafisica, cosmologia, logica, gnoseologia) e scientifico (medicina, matematica, mineralogia, musica, farmacologia) e si rivolgono altresì alla politica, alla poesia, alla mistica. Le sue opere più importanti, il Libro della guarigione e il Sistema della medicina furono note al medioevo latino dove influenzarono sia la metafisica scolastica, sia l’agostinismo, sia gli studi scientifici e farmacologici. Altra importante opera è il Libro degli accenni e degli avvertimenti, in cui Avicenna annuncia di occuparsi della sua "filosofia orientale", dopo aver esposto, chiarito e completato concetti di origine greca. La storiografia avicenniana si è interrogata sul senso di questa promessa non mantenuta, ritenendo generalmente che quella filosofia dovesse rappresentare un punto di vista più strettamente avicenniano rispetto alle fonti greche da lui utilizzate, oppure un tipo di conoscenza fondata sulla intuizione piuttosto che sul ragionamento discorsivo. Studi recenti hanno sottolineato tendenze ismailite del filosofo.
Al-Gazali (1057-111) nasce nel Khorasan in una famiglia di giuristi, riceve la sua formazione da maestri sufi e teologi ashariti. Ho già descritto prima Al-Gazali e di quanto danneggiò il pensiero della propria epoca e quello successivo fino ai giorni nostri; ma ha prodotto altro in linea col suo pensiero. Ne Il Libro di al-Mustazhiri (califfo abbaside) la critica di al-Gazali si rivolge agli ismalitii (corrente estrema dello sciismo: la tradizione esoterica islamica). Secondo il filosofo la loro pratica di esegesi allegorica del testo sacro (ta’wil) ha un fondamento arbitrario. Critiche sono rivolte anche ai materialisti, ai deisti, ai teisti a ai libertini. Di contenuto teologico è la Rivivificazione delle scienze religiose, dove troviamo, tra l’altro, una polemica anticristiana, incentrata sulla figura di Gesù: essa rappresenta un’importante testimonianza dei rapporti (critici ma al contempo di grande vicinanza) tra spiritualità musulmana e cristiana. Ricordiamo, infine, le opere di mistica: La nicchia delle luci, Epistola mistica, La rivelazione dei cuori, Le conoscenze razionali.
La Rotta
Descrizione dell'itinerario.
Qui di seguito ho riassunto le tappe principali evidenziando le cose rilevanti da vedere. Ho omesso le città principali per ovvia facilità di recupero di informazioni anche più dettagliate. Nella speranza che possa aiutare anche altri ad orientarsi nella pianificazione di itinerari.
Giorno 1 - 2. Trasferimento da Verona a Requena km 1553
Requena: Situata nella parte alta della località, la struttura urbana della zona antica di Requena risponde al modello di città ispano-musulmana. Il quartiere della Villa si snoda attraverso strette stradine, case con stemmi, piazzette ricche di fascino e abitazioni tipiche, decorate con ceramiche e inferriate lavorate. Il castello e il mastio furono edificati dagli arabi e oggi ospitano il Museo della Festa della Vendemmia. Risalgono al XIV secolo la chiesa di Santa Maria, la più grande di Requena, e la chiesa del Salvador, entrambe con impressionanti facciate in stile gotico isabellino. Altri esempi di architettura medievale sono il Palazzo del Cid e la chiesa di San Nicolás.
Giorno 3. Requena - Villanueva de los Infantes km 256
Alcalá del Júcar: Alcalà era una fortezza musulmana facente parte della linea difensiva costruita dagli Arabi per far fronte alle truppe impegnate nella lunga lotta per la riconquista cristiana della penisola iberica. Nel 1211 un'incursione improvvisa di Alfonso VIII riuscì a strappare agli Almohadi alcuni castelli fra i quali ci fu quello di Alcalà, premessa alla famosa battaglia di Las Naves de Tolosa in cui ruppe fu rotta la linea difensiva araba e iniziò la riconquista delle maggiori città. Alcalà dipese da Jorquera fino al 1364 quando il re Pietro I le assegnò alcuni privilegi quali la possibilità di essere governata da un consiglio di cittadini, sempre però sotto il dominio reale e facendo parte di Villeda. Intanto la Castiglia fu funestata dalla rivolta intrapresa da don Sancho nei confronti del padre Alfonso VIII e la pace fu portata dallo zio Enrico IV che, a titolo di ringraziamento per l'aiuto prestatogli da Juan Pacheco, lo nominò marchese di Villena. Alcalà fece così parte del marchesato per tutti gli anni futuri fino al XIX secolo quando la politica centralista dei re spagnoli cancellò definitivamente il regime feudale.
Ruidera: Il parco è formato da una serie di 15 lagune situate longitudinalmente lungo la valle, separate fra sé da barriere di formazione calcarea (travertino) che formano cascate o ruscelli che collegano ciascuna laguna superiore con la successiva inferiore. Parte del parco naturale è formata anche dall'invaso di Peñarroya. All'interno del parco si trova anche il castello di Peñarroya, le rovine del castello di Rocafrida, la famosa grotta di Montesinos dove Cervantes fece passare una notte a Don Chisciotte e la casa del Re nel comune di Ruidera.
Villanueva de los Infantes: Dai ritrovamenti archeologici dei dintorni del paese si evince che nella zona vi furono insediamenti umani nell'Età del rame e in quella del bronzo. I primi popoli stanziali furono gli Iberi, a cui successero i Romani e i Visigoti. Agli inizi del secolo VIII la zona fu occupata dai Musulmani e il villaggio romano, situato dove ora si trova Villanueva, fu distrutto e poi ricostruito dagli Arabi, che gli diedero il nome di Jamila. Nel 1212 il re di Castiglia Alfonso VIII sconfisse gli Almohadi e pose fine alla dominazione araba nella Mancha. Date le caratteristiche non buone del terreno la popolazione si trasferì in una località detta La Moraleja, villaggio dipendente da Montiel, paese vicino e capoluogo medievale del Campo de Montiel. Agli inizi del Cinquecento a Moraleja la popolazione aumentò molto, superando Montiel, sicché il Maestro dell'Ordine di Santiago Enrico, infante di Aragona, fu indotto a renderla indipendente, concedendole nel 1421 il titolo di Villa e Fuero.
Giorno 4. Villanueva de los Infantes - Cordoba km 296
Banos de la Encina: si trova alle pendici dei rilievi della Sierra Morena, a circa 52 chilometri dalla città di Jaén. Il castello di Baños de la Encina è conosciuto anche come la "fortezza dei sette re", in riferimento al numero dei sovrani che lo abitarono (tra cui Ferdinando il Cattolico). Costruito dalla dinastia dei califfi Omayyadi nel X secolo, è completamente sormontato da merlature, presenta forma ellittica e possiede mastio e quattordici torrioni quadrati. Tuttavia non è l'unico monumento degno di interesse: la chiesa di San Mateo, con la sua grandiosa pala d'altare e il bel tabernacolo, e l'eremo di Jesús el Llano, la cui sobrietà contrasta enormemente con la decorazione interna barocca, sono due notevoli esempi. L'itinerario attraverso la località permette inoltre di scoprire altri edifici significativi, tra cui il Palazzo Comunale, che risale al XVI secolo, e numerose dimore nobiliari, come il palazzo dei Molina de la Cerda, il palazzo dei Priores e la Casa dei Delgado de Castilla.
Montoro: La città sorge su un territorio rialzato, sulle rive del fiume Guadalquivir, che la divide in due quartieri. Oltre alla sua bellezza paesaggistica, Montoro presenta diversi luoghi di interesse turistico, come il ponte sul fiume e la chiesa di San Bartolomé, entrambi del XV secolo; i resti del castello della Mota e il castello di Julia; le ripide stradine con case bianche; diversi eremi e la torre di Villaverde. I ritrovamenti archeologici permettono di confermare la presenza umana nella zona nel Medio Paleolitico e l'esistenza nell'età del bronzo (1100-950 a.C.) di insediamenti fissi. I primi abitanti furono gli Iberici e si suppone che colonizzatori greci vi si siano stanziati e l'avrebbero chiamata Apora. Sembra certa la presenza dei Fenici e certa quella dei Cartaginesi, ma fu con i Romani che questo centro ottenne il massimo splendore con il nome di Epora. Alleata con Roma durante le guerre puniche le fu attribuito il titolo di "Civitas Foederata" e poi, nei primi anni del Cristianesimo, di "Municipium". Anche sotto i Visigoti che subentrarono ai Romani Epora mantenne l'indipendenza pur perdendo la floridezza che aveva raggiunto. Indipendenza che però perse con l'arrivo nel 712 degli Arabi, quando passò sotto il dominio dell'emirato di Cordova e fu costruita la loro fortezza nel posto dove ora si trova il Castello di Santa Maria de la Mota. Nell'anno 1240 il re di Castiglia Ferdinando III il Santo la tolse ai Mori e nel 1245 Montoro entrò a far parte del regno di Castiglia sotto la giurisdizione di Cordova.Nel 1659 Filippo IV la eresse a Ducato e divenne signoria della famiglia degli Olivares che la tennero fino alla fine del XIX secolo.
Giorno 5. Cordoba
Giorno 6. Cordoba - Siviglia km 139
Carmona: si trova su una piccola collina che domina una fertile vallata, un’antica e pittoresca cittadina fortificata dell’VIII secolo a.C. abitata prima dai fenici e poi dai romani. Carmona vanta antichi palazzi e monumenti di grande interesse storico tra cui una magnifica torre del 1400 costruita ad imitazione della Giralda di Siviglia. Alcuni edifici famosi sono il palazzo di los Aguilar, il palazzo los Rueda e la Casa del Marchese de las Torres, oggi sede del Museo della città di Archeologia e doganale. All’ingresso di Carmona si trova la Puerta de Sevilla, una grande porta fortificata della cinta muraria romana che conduce alla città vecchia dove strette strade si insinuano tra chiese, piazze e palazzi rinascimentali: Plaza San Fernando è dominata da splendidi palazzi in stile moresco, la Chiesa di Santa Maria è un imponente edificio gotico costruito nel XV secolo sopra il sito di una moschea di cui alcuni elementi sono stati inglobati riuscendo a giungere fino ai giorni nostri. Un’imponente fortezza araba, l’Alcazar del Rey Don Pedro, oggi trasformata in un lussuoso albergo, domina il centro storico di Carmona. Al suo interno si trovano un cortile moresco, archi in mattoni, colonne e decorazioni di piastrelle blu. Il refettorio è ora utilizzato come ristorante e sala da pranzo. La necropoli romana si trova su una bassa collina all’estremità opposta di Carmona ed è particolarmente degna di nota: il sito contiene più di 900 tombe scavate nella roccia risalenti al periodo a cavallo tra il II secolo a.C e il IV secolo d. C., spesso affrescate e con molte urne funerarie ancora intatte. Di fronte si trova un anfiteatro in parte scavato.
Giorno 7. Siviglia
Giorno 8. Siviglia - Granada km 332
Zahara: Situato a circa 45 minuti d'auto da Ronda ed a meno di due ore da Malaga, si trova lungo la famosa Ruta de los Pueblos Blancos, un percorso turistico che unisce alcuni dei borghi più belli delle provincie di Cadiz e Malaga del quale Zahara è la tappa finale. L'ambiente naturale che circonda Zahara de la Sierra è una gioia per gli occhi. La collina sulla quale si sviluppa il paese si trova ai piedi delle cime più alte della Sierra del Jaral, nell'estremo nord-orientale della provincia di Cadiz. La località costituisce il cuore del Parco Naturale della Sierra de Grazalema, proclamato dall'UNESCO Riserva della Biosfera. Grazie all posizione privilegiata, Zahara ha rivestito per secoli un ruolo di notevole importanza strategica nella difesa dei domini della corona Nasrid, protetti una complessa rete di torri di guardia e avamposti militari situati a poca distanza gli uni dagli altri sulle cime delle montagne della zona. A partire dal 1407 la fortezza fu occupata dalle truppe cristiane, cacciate però già nel 1481 dalle truppe arabo-andalusí. Questa nuovo "affronto" da parte degli "infedeli" ebbe un impatto strategico e simbolico tale sui rappresentanti della Corona di Castiglia da essere utilizzato come pretesto per iniziare la guerra di Granada, episodio chiave della Reconquista. Il castello di Zahara era in questo periodo una struttura essenzialmente militare, con un insediamento abitato principalmente da soldati appena fuori il castello. Dopo la conquista definitiva della fortezza nel 1483 da parte delle truppe cristiane di Rodrigo Ponce de León, Marchese di Cadiz, la località venne lentamente popolata da famiglie di contadini e pastori, che costruirono il piccolo centro secondo il tradizionale stile moresco.
Ronda: Intorno alla città sono stati ritrovati resti preistorici risalenti al Neolitico tra i quali le pitture rupestri della Cueva de la Pileta. Le origini di Ronda risalgono ai celti, che nel VI secolo a.C. la chiamarono Arunda. Successivamente i fenici s'insediarono in un vicino villaggio, che chiamarono Acinipo. Arunda, dopo essere stata conquistata dai greci, cambiò il proprio nome in Runda. Ronda fu fondata come conseguenza della seconda guerra punica, durante la campagna che il generale romano Scipione comandò contro i cartaginesi che dominavano la Penisola Iberica alla fine del III secolo a.C.. Con la costruzione del castello di Laurus si favorì l'insediamento della popolazione tutto intorno; finché, al tempo di Giulio Cesare, venne riconosciuta come municipium e gli abitanti (insieme con quelli della vicina Acinipo) divennero cittadini romani. Nel V secolo, con la fine dell'Impero Romano, la città fu presa per i suevos al comando di Rechila, passando successivamente per un periodo bizantino, nel quale Acinipo fu definitivamente abbandonata, finché Leovigildo la integrò nel regno visigoto. Nel 711 ci fu l'invasione musulmana della penisola iberica e, nel 713, l'attuale Ronda aprì le porte, senza combattere, al capo berbero Zaide Ben Kesadi El Sebseki. La città cambiò nome in Izn-Rand Onda (la città del castello) diventando la capitale della provincia andalusa di Takurunna. Con la dissoluzione del califfato di Cordova, Ronda si convertì in un regno Taifa indipendente, retto da Abu Nur Hilal ben Abi Qurra: durante questo periodo venne costruita la maggior parte del patrimonio monumentale islamico di Ronda. Ad Abu Nur Hilal successe il figlio Abú Nasar la cui morte (per assassinio) portò Ronda a far parte del regno sivigliano di Abbad II al-Mu'tadid. Il periodo islamico della città terminò quando, il 22 maggio 1485, il re Ferdinando il Cattolico riuscì a prenderla dopo un prolungato assedio, strappandola al Sultanato di Granada. Molti monumenti eretti dai musulmani furono rimodellati adeguandosi alla nuova situazione che viveva la città, che iniziò un nuovo periodo fiorente che la fece crescere estendendosi con nuovi quartieri come quelli di Mercadillo e San Francisco, mentre il vecchio nucleo arabo prese a conoscersi come La Ciudad (La Città).
El Chorro: è un piccolissimo villaggio che si trova a circa 50 chilometri da Malaga e a 2 ore da Siviglia ed è famoso per la vicina Garganita del Chorro, una gola calcarea lunga quasi 5 chilometri e profonda 400 metri molto popolare tra gli amanti dell’arrampicata su roccia. La Gola del Chorro è attraversata dal Rio Guadalhorce e da 3 laghi turchesi ed è una delle mete preferite per gli amanti dell’arrampicata sportiva e del kayak. La gola può essere attraversata anche in mountain bike o a piedi percorrendo il Camino del Rey, un sentiero realizzato in cemento che segue il fianco della gola a cento metri d’altezza. Agli inizi del XX secolo si volle costruire un canale per portare l'acqua dai bacini del nord alla località di El Chorro sfruttandone il dislivello per una centrale idroelettrica. Ciò richiese l'allestimento di un sentiero per la manutenzione del canale che fu chiamato «Caminito del Rey» perché fu il re Alfonso XIII a inaugurare l'opera. Tuttavia la presenza umana in questo scenario naturale è documentata sin dall'epoca preistorica, come testimonia l'esistenza di numerosi siti neolitici.
Giorno 9. Granada
Giorno 10. Granada - Aguadulce km 189
Giorno 11. Aguadulce - Ubeda km 264
Giorno 12. Ubeda - Toledo km 431
Almagro: Di origine romana, fu il quartier generale dei cavalieri dell'Ordine di Calatrava il più antico ed importante di Spagna. L'ordine fu costituito nella vicina località di Calatrava da Raimondo di Fideiro abate cistercense con lo scopo di combattere gli Arabi. Tra le attrazioni più rilevanti troviamo: Plaza Mayor è una delle piazze di maggior interesse della Spagna per la sua insolita tipologia rispetto alle altre piazze spagnole e simile a certe piazze fiamminghe. Fu così trasformata quando nel secolo XVI si stabilì in Almagro Jacob Fugger tedesco di Augusta banchiere dell'imperatore Carlo V. Ha pianta rettangolare, nei lati lunghi è chiusa da portici su colonne architravate sulle quali si innalzano antiche case con logge vetrate. Sulla piazza si affacciano tutti i monumenti importanti della cittadina. Corral de Comedias Questo teatro, che si affaccia sulla piazza Mayor, innalzato nel XVI secolo è l'unico di quel tempo rimasto ancora oggi in Spagna, dichiarato monumento nazionale. È un bell'esempio di architettura lignea della Castiglia ed ha ancora platea, palco, camerini ed elementi decorativi originari. Convento de Calatrava anche questo complesso è dichiarato monumento nazionale, in origine fu costruito alla metà del secolo XVI come ospedale, ma fu poi trasformato a convento delle monache dell'Ordine di Calatrava.
Giorno 13. Toledo - Roses km 830
Giorno 14. Roses - Verona km 1008
in ogni modo il 26 Maggio si partirà...