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Inviato: 29 Ago 2016 15:35
Oggetto: Pochi.... ma buoni! (Riccione-Bolsena-Riccione)
DIARIO DI BORDO: 22/ago: La situazione meteo mattutina, per una giornata motociclistica, non parte con i migliori auspici tanto che il mio “collega di strada”, con tipica voce gutturale di chi si è appena svegliato, disdice l’appuntamento, perché “non ha voglia di bagnarsi”. Il cielo plumbeo che incombe su Riccione verso le 7 sembra dargli ragione. Ma ormai ho avvertito moglie e figli della mia giornata di assenza e per me si fa dura tornare indietro sulla decisione presa (rimarrei senza pranzo insomma ). E poi ho la strommina_turchina super-affidabile che già altre volte, con gomme nuove e a velocità “etiche”, sotto autentici nubifragi non ha dato minimamente segni di … deragliamento dalle traiettorie imposte e così via, partiamo: io, i litri di benza e i miei due V-cilindri… Per Bolsena si è deciso, e Bolsena sia!
Per la prima parte del tragitto l’intenzione era di arrivare a Urbino via Tavoleto, ma durante l’avvicinamento al cucuzzolo tavoletano mi sembrava che tutti i nembi funesti da acquazzone si fossero dati appuntamento sopra il castello malatestian_montefeltresco (a stagioni alterne), così opto per una più ripida (e divertente) attraversata da Mercatino Conca ad Auditore passando per Montealtavellio: risultato quattro (contate!) gocce d’acqua e tante curve. Giunto a valle, direzione Gadana ed eccomi a Urbino. Il cielo però purtroppo non cambia: non nascondo che un po’ di “ingrigimento” comincia a farsi largo anche nella mia testa e giungo alla conclusione che se anche dopo Acqualagna le cose non migliorano, ahimè tapino, farò harakiri (o seppuku, come dir si voglia) del giro previsto e tornerò sulle mie ruote.
Da Urbino, il tragitto primordialmente premeditato, mi avrebbe dovuto condurre a Città di Castello, passando per il valico di Bocca Serriola (figherrimo!), ma dopo uno sguardo al cielo verso il Nerone decido di intraprendere la più morigerata strada da Fermignano per posticipare ad Acqualagna la decisione se raggiungere la E45 da Città di Castello (e quindi bocca Serriola), o da Gubbio (e quindi dalla “Contessa”). Incrocio le dita e spero per la prima opzione… Speranza infranta al km 195 della SS3, quando il Nerone si rivela ancora nel suo pieno grigiore! Pessimismo e fastidio! Pessimismo e fastidio! Pessimismo e fastidio! (cit) Sgrunt! Mi “accontento” quindi di passare dalla Contessa. Non ho mantenuto fede alla mia conclusione di voltar le ruote al giro odierno ad Acqualagna e il cielo non pare dare segni di voler assecondare il mio desiderio di strada assolata. L’unica cosa che mi conforta è la temperatura: guidare con “l’armatura” addosso come un cavaliere medioevale in mezzo a 13-14° è una goduria immensa! Tra un km e l’altro arriva la galleria della Contessa e…
Finalmente tripudio!!! All’uscita dei 1200mt del buco nel monte si apre un cielo blu intenso, all’orizzonte neanche mezza nuvola. Proprio a volere essere pignoli solo qualche fastidiosa bava di vento laterale ogni tanto compare a “smuoverti” in curva, ma cito questo misero fastidio solo per dovere di cronaca: è come lamentarsi insomma del “brodo grasso”. E poi la temperatura è meravigliosissississississima! Finalmente la giornata che volevo! A questo punto direzione Gubbio, per Perugia attraverso Bosco.
Raggiungo la E45 e inizia un pezzo di “pallostrada” (termine che copio volentieri da un altro tingabiker) fino a Collepepe-Marsciano. Ho scoperto che qui ha inizio la SS317, detta delle mille curve: non l’ho mai percorsa.. Già vi sento: “ma come?” “non l’hai mai fatta?” “sfigato!” Eh dì ragazzi… Non l’ho mai fatta! Sarà retrograda come citazione, ma come si suol dire “c’è sempre una prima volta”! E questa è la mia! Percorrendo i km di questa strada non vi nascondo una sottile (ma positiva) invidia per tutti gli amici che vivono nelle zone del Peglia: questa strada mi ha stregato! Mi è piaciuta un mondo! Forse un po’ tecnica e in alcune zone un po’ sconnessa, ma davvero bella! Avevo intenzione di assaporare ogni singola curva a velocità e inclinazioni “etiche”, per ovvii motivi… E me la sono goduta alla grande. Non di meno il passaggio obbligato a San Venanzo: non so se si può fare pubblicità sul forum, ma vi è una casa di produzione di salumi e relativa norcineria in paese che da sole valgono qualsiasi fatica mono-bi-tri-esacilindrica! Con le borse laterali riempite come le gobbe di un dromedario di ogni ben di dio riparto verso Orvieto. In fondo lo scopo principale dell’uscita era trovare un qualcosa per la festa di compleanno delle nipoti: missione compiuta!
Da qui in poi è storia di asfalto, curve e sudore. Con le prime ore dopo mezzodì la calura comincia a salire, ma gli stimoli “stradali” non mancano. In giro ci sono pochissime macchine, così raggiungere Orvieto e poi Bolsena è cosa rapida. Un assaggio di “visione lacustre” a Bolsena e poi riparto: direzione Orvieto -> Tuoro al Trasimeno passando per Ficulle, Città delle Pieve, Chiusi… Una strada che conosco piuttosto bene e che non smette mai di piacermi, tranne nell’ultimo tratto che costeggia il Trasimeno da Castiglione a Tuoro che, alle tre del pomeriggio, è monotona e quasi ammorbante: approfitto per rabboccare così mi stiracchio un po’ le vetuste membra nonché le “ingenghite” terga!
Il tempo del rabbocco e via: Tuoro si avvicina… Già sento nell’aria il profumino del panino (con salume a scelta rigorosamente di cinghiale) per la merenda al valico Gosparini presso …. (si può fare pubblicità? ). L’idea di sfamarsi, come un animalesco istinto per la sopravvivenza, è come una scarica di adrenalina: l’ammorbante primo pomeriggio comincia a lasciare il posto ad un idilliaco momento di cultura… enogastronomica (una delle “vere” risorse DOP di noi italiani! Ehm… scusate la digressione). Anche l’aria sembra essere tornata più fresca: è il miracolo del trigliceride! Ma la pausa non può durare a lungo e così saluto, rimonto sulla mia strommina_turchina e via a Mercatale, Niccone, Promano, E45, Città di Castello e… Eccoci! Stavolta Bocca Serriola non tradisce: cielo sgombro, curve ampie, velox sì o no o non so (tanto oltre i 70 non vado così non mi freghi, tiè!) e tappa alla “cima” (il rabbocco petrolifero ha sfamato i due cilindri, ma un misero paninetto fatica a soddisfare la mia “mole”: in fondo mi devo pur sostenere, no? Eccheccacchio!...).
Apecchio, Piobbico, Urbania, Urbino, Tavoleto, Morciano, San Clemente e, al solito, a Misano Monte ricompare il “mio mare”. Girare è bellissimo, ma tornare e rivedere le “sponde natìe” è sempre emozionante. Forse è un po’ una generalizzazione e forse qualcuno avrà da ridire, ma questo è il mio post e posso scrivere (quasi) quello che mi pare: è vero che a noi “riminesi” piace girovagare, scoprire e “provare” cosa offrono le “diverse culture”… Diciamo così! Insomma, come scriveva in una sua canzone un cantautore delle nostre parti “il riminese è un turista dell’umanità” (cit). Ma poi ci commuoviamo quando rivediamo le basse sponde livellate del nostro “oceano ‘driatico” (cit), sentiamo il profumo di un quartino di Sanzvès e dla pìda sà e parsòt… E un’altra robina che non si può scrivere! La mamma Romagna è sempre la mamma e tornarvi ad abbracciarla, come Titta tra le tettone della celebre tabaccaia del felliniano “Amarcord”, è sempre l’appagamento di un grande atavico desiderio
Sono quasi le 18. Le strade marine di Riccione cominciano a “vontare” di persone colore aragosta che rientrano mezzi invorniti dagli “schiaffi” del sole (e qualcuno è invornito anche del tutto) ai rispettivi alberghi o appartamenti. Raggiungere casa è più arduo che ripercorrere seduta stante i 516km percorsi ma l’ultima curva arriva… Clicco sul pulsante del telecomando per aprire il cancello. L’anteriore solca lo scivolino di accesso. Con la “coda” dell’occhio scorgo un movimento al portone di ingresso: la più bella immagine del mondo mi si materializza davanti agli occhi, a completare una giornata meravigliosa. La mia bella mi saluta con un meraviglioso sorriso: “oh, veh chi è tornato!”. Ha un’acconciatura “nuova di pacca” e dietro lei i nostri pargoli. 33€ di benza, 517km di viaggio, circa 10 ore di viaggio… E poi emozioni, occhi pieni di colori e di paesaggi del nostro meraviglioso Paese. Tuttavia nulla potrà mai “competere” con la splendida visione, con il meraviglioso dono di chi a casa ci aspetta.
Permettemi una dedica alle sfortunate famiglie che hanno avuto un lutto per il terribile terremoto in quelle meravigliose borgate: per qualcuno di loro, purtroppo, il dono di chi a casa ti aspetta non esiste più. Non esiste neanche più la casa per alcuni. Non riesco a pensare a nulla di più terribile! Abbiamo il dovere di essere contenti per quello che abbiamo!
TingaSaluti a tutti.
e ditaV