13626390
Inviato: 29 Lug 2012 1:09
Oggetto: Baricadu e Ogliastra: i moto-paradisi nascosti (Solitaria)
La scimmia arriva all'improvviso. Si appoggia sulla spalla, ti parla all'orecchio, insiste senza sosta, più la scacci e più continua, fino a quando entra nella mente. Lunedì 23 luglio, la radio e tutti i siti parlano dei temporali che stanno per arrivare dal Nord Europa, delle burrasche che scuoteranno i mari, delle tempereature che scenderanno di 10 gradi. Eppure la scimmia continua ad insistere e mi dice: "Prendi la Bestia e parti". Inutile contrapporle il buon senso, i bollettini e le previsioni: lei è sempre appollaiata sulla spalla. L'ultima barriera è il maresciallo che lavora al Meteo: chiedo soccorso a lui. E mi mostra le schermate appena elaborate dal sistema collegato con i satelliti: "Non muoverti, tra un paio d'ore si scatena il diluvio universale e durerà fino a questa sera; non parliamo dei mari, sul Tirreno questa notte ci sarà forza otto". Neanche questo è sufficiente a convincere la scimmia ad andarsene. Non resta che fare una cosa: infilare la tuta, fare il pieno al GSR, infilare 4 paia di mutande, calzini e magliette in uno zainetto. Ed assecondare la scimmia. Sono le cinque del pomeriggio e parto per il porto di Civitavecchia, destinazione Sardegna.
Per strada il cielo è nero. Ma all'orizzonte si vede un'apertura. Com'è il detto? Che le possibilità di pioggia sono direttamente proporzionali alla voglia dei motociclisti di uscire. Bene, sfidiamo la sorte. Più vado avanti sull'autostrada Napoli - Roma e più mi sembra di andare verso un orizzonte sereno. mentre alle spalle tutto diventa scuro. Che è anche la metafora di questa folle corsa: lasciarsi tutto alle spalle, chiudere la porta senza dire nulla, correre verso l'ignoto, sfidando le previsioni più nere. L'asfalto talvolta può essere una medicina, se lo metabolizzi con le gomme di una moto. Va avanti così per più di un'ora. Fino a Santa Marinella: non si può sperare di farla franca, il Meteo è scienza; e si prende la rivincita. Acqua dal cielo, si rallenta l'andatura ma non si torna indietro. E la fortuna si ricorda che il suo compito è quello di stare accanto agli audaci: dopo dieci minuti la pioggia finisce. E io sono quasi a Civitavecchia. Ci arrivo che sono già asciutto, cerco un distributore come faceva sempre mio padre, vecchio emigrante Sardo, che riempiva il serbatoio della 127 stracarica prima di imbarcarsi sul traghetto delle Ferrovie dello Stato che ora non esiste più. Raggiungo la biglietteria: la signorina della Moby mi dice che oggi le moto traversano ad 1 euro, capisco che ho fatto bene a scegliere la pillola rossa e non quella blù (citazione dalla trilogia Matrix, per i più giovani). Al molo c'è una Transalp con un altro eroe che ha sfidato Eolo, Nettuno e tutti i numi dell'Olimpo meteorologico: arriva da Venezia e mi racconta di avere preso la bora di traverso, l'acqua a secchiate e l'effetto risucchio dei camion, tutto per arrivare ad Arzachena e passare una settimana tra le curve lungo la costa; dopo poco arriva una coppia su una Moto Guzzi 1100 del '99: un gioiellino, mai visto prima e che sembra appena uscito dalla concessionaria. Sono saliti dalla Puglia ed una volta in Sardegna andranno in Corsica. La Moby Tommy arriva puntuale come un orologio, scvarica centinaia di vacanzieri sazi di Sardegna mentre noi dobbiamo sbrigarci perchè le nuvole hanno già coperto il cielo ed iniziano a scaricare le prime gocce. Ma ormai il portellone del traghetto è aperto e tra pochi minuti noi ci saremo dentro e nulla potrà impedirci di passare qualche giorno da sogno tra quelle curve, abbracciati alla nostra passione.
Alle 23.30 si salpa. Si dorme come si può (i divanetti sono comodissimi e nessuno fa storie se ci si allunga a dormire, dal momento che non ci sono tantissime persone). Del tanto annunciato mare a forza otto non c'è stata praticamente traccia, a meno che non abbia dormito in maniera così pesante da non accorgermi per niente di un mare in burrasca. Alle 6 la signorina degli annunci all'altoparlante ci sveglia ricordando che bisogna riconsegnare le cabine (chi le ha). Fuori si vedono i primi scogli di Olbia, l'aria del mattino è carica dei profumi dell'Isola, non fa freddo ma soprattutto non piove, in barba alle previsioni che annunciavano temporali sulla costa dalle 8 del mattino. Alle 7.30 scendiamo nei garage: le motine sono lì, imbragate per evitare che qualche scossone potesse farle cadere. (Ps. Per quelli che sono terrorizzati dall'idea di lasciar legare le moto una volta a bordo: sulla Tommy il primo posto sulla destra della corsia riservata alle moto è occupato da una Gsx-R bianca e azzurra che deve essere di un membro dell'equipaggio, sta sempre lì, legata con cura, la stessa che con professionalità l'equipaggio ha impiegato per legare le nostre bestiole). Si scende. Inizia l'avvenura.
Ho un posto dove andare. Una casetta che i vecchi avevano costruito per la pensione. E' ancora lì, nel paese dal quale erano partiti negli anni Sessanta. Per quello che devo fare io è meglio del Grand Hotel. Arrivo dopo due ore di superstrada: il traffico praticamente non esiste, i cartelli avvertono "Controllo elettronico della Velocità", non c'è traccia di autovelox fissi ma ogni 70 km in media c'è una pattuglia con il 104C mobile a controllare (Attenzione, nonostante sia una SS il limite sui cartelli è 80 kmh). Il tempo di una doccia, sistemare le 4 cose dello zaino, lasciar raffreddare il motore... ed inizia la giostra.
Prima tappa: il Barigadu. E' la zona oltre il fiume Tirso, nel centro della Sardegna. La conoscono in pochi. Il nome significa "varcato" (il Tirso). E' una zina collinbare composta da una decina di Comuni, da sempre considerata la via naturale per arrivare al Gennargentu ed all'area di Cagliari partendo dal medio campidano di Oristano. Il mio primo percorso è Ardauli - Abbasanta - Santulussurgiu - Cuglieri - Scanu Monteferro - (via per) Macomer - San Leonardo de Sietefuentes - Paulilatino - Fordongianus - Busachi - Neoneli.
Sono circa 140 km di montagne che richiedono quasi due ore e mezza di marcia.
Signori si inizia. Dal centro abitato di ARDAULI si scende verso il lago Omodeo lungo la SP30, una serie di curve molto ravvicinate e insidiose, l'asfalto è buono e recente, ottima la manutenzione (una costante in tutte le strade sarde percorse) qui i cantonieri lavorano. Si attraversano due ponti che consentono di guadare il lago e via con altre curve fino al centro abitato di Tadasuni: questa è l'unica zona con asfalto pessimo (mi spiegherano poi che è una politica "storica" del Comune, applicata da decenni: serve ad evitare che si corra nel centro abitato), quindi ancora un po' di curve fino ad arrivare a Ghilarza (Se vi interessa c'è la casa di Antonio Gramsci) e Abbasanta; da qui si prende la vecchia SP15 e si apre il gas, curve ben progettate e realizzate, traffico raro (proprio per questo vale doppiamente la raccomandazione di mantenere sempre la propria corsia di marcia, un paio di macchine che venivano dalla direzione opposta, non abituate al traffico, erano alquanto oltre la mezzeria). Si attraversano distese di pascoli recintati da muretti a secco in granito grezzo, all'interno solo il giallo della vegetazione arsa dal caldo e dalla siccità con il verde degli alberi da sughero, l'aria e piena di un profumo che si respira solo qui: un misto tra cisto selvatico, fieno, fico d'india e letame secco di asino. E' un susseguirsi di curve, discese e salite di diversa intensità, attenzione quando vedete i ponticelli, lì la svolta è molto brusca. Si arriva a Santulussurgiu. Non c'è bisogno di entrare in paese, si svolta subito a destra e si sale per Cuglieri prendendo la SP19. Signori, benvenuti nell'Eurodisney per le moto: è un tracciato da dieci e lode, con afalto in ottime condizioni, eccellente manutenzione, soprattutto curve, curve e poi ancora curve e soltanto curve. Si perde la cognizione del tempo, si piega si esce si accelera e poi subito si frena si entra in curva si piega e si apre il gas, così per una mezzora durante la quale non c'è il tempo né per mettere la quarta né per gauradre il panorama, solo curve, mezzeria, salite e discese. Ma è solo l'inizio: il top arriva appena attraversato il centro abitato di Cuglieri, da qui si prende la SP21 per Scano Monteferro e lo spettacolo continua. Nei pochi tratti dove si ha il tempo per alzare lo sguardo dalla strada il panorama è di quelli che si ricorderà per tutta la vita: si attraversa il nulla, fatto di natura antica, robusta, dura ma accogliente per chi sa apprezzarla. A Scano conviene fermarsi, lasciar riposare il motore, bere una sorsata d'acqua ed ammirare il mare che è in lontananza sotto la montagna (a pochi passi c'è la struggente spiagga de S'Archittu). Si riparte. Da ora lo scenario cambia: si prende la strada per Macomer (famosa per la caserma "operativa e punitiva" incubo di interi scaglioni di leva che temevano di essere sbattuti in Sardegna) ma niente più curve, l'aflato è molto più vecchio ma comunque decoroso, da ora si può ammirare il panorama stupendo; al bivio si svolta per San Leonardo e si arriva ad un centro turistico che sembra un pezzo di giardino delle Dolomiti. Ora si scende per tornare a Santulussurgiu e da qui ricomincia la giostra: asfalto buono, curve, brevi tratti per aprire il gas e ancora curve. Poi da Santulussurgiu a Paulilatino il percorso è tranquillo, l'ideale per far riposare il motore, tutt'intorno c'è una vegetazione mai vista, sembrano enormi cespugli, fatti da alberi ai quali manca il tronco, alti un paio di meti, hanno la forma degli alberi senza averne il tronco, la strada sembra sospesa su un mare di vegetazione. Attraversato Paulilatino, c'è un rettilineo che lascia a bocca aperta: si perde a vista d'occhio, fino all'orizzonte, in discea, in mezzo alla vegetazione, con due dossi: guardare per credere, sembra la California.
La stanchezza inizia a farsi sentire: si arriva a Fordongianus, da qui a Busachi il passo è breve, curve fino a Neoneli. E' il momento di fermarsi a mangiare, lasciar raffreddare il motore. E soprattutto dormire un po'. Domani è in programma un altro tour magnifico nelle parti meno conosciute della Sardegna.