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Inviato: 3 Mar 2012 18:24
Oggetto: La trincea delle Frasche
Il fiume Isonzo, le cui sorgenti nascono nel Parco Nazionale del Tricorno in Slovenia, ai più è un
fiume poco conosciuto. Eppure storicamente non è famoso soltanto per la bellezza delle Alpi Giulie
che circondano il suo percorso o perchè geograficamente fa da spartiacque tra le popolazioni latine
e quelle slave ma sopratutto perchè è stato teatro dal maggio del 1915 all'ottobre del 1917 di una
serie di battaglie tra le più crude e sanguinarie che la storia d'Europa ricordi.
Non vi è metro di terreno carsico che non sia stato toccato dai colpi di artiglieria o che sia stato
imbevuto del sangue di qualche fante morto nel tentativo di conquistare un obbiettivo.
Questo itinerario offre la possibilità al motociclista di visitare attraverso sentieri ben segnalati e
carrerecce le trincee, i camminamenti e le doline approntate a ricoveri che furono il campo di
battaglia tra il Regio Esercito e l'Impero Austro-Ungarico che si contesero centimetro per
centimetro il territorio di Trieste e Gorizia con un numero di morti elevatissimo.
Da Trieste prendiamo la Strada Costiera e attraversiamo il centro di Monfalcone. Seguiamo le
indicazioni per Redipuglia (lat: 45°51'1.91"N- long: 13°29'11.08"E) dove è impossibile non notare
il Sacrario, monumento ai caduti della Grande Guerra con la candida scalinata inaugurato nel 1938
da Mussolini. Sono ventidue gradoni in pietra bianca del Carso su cui ricorre la parola “presente”
che segue il pendio di un'altura carsica e che contiene i resti di quarantamila caduti. Alla sommità
(lat: 45°51'7.98"N- long: 13°29'35.91"E) è posta una cappella che contiene le spoglie di altri
sessantamila soldati. Un plastico riproduce il campo di guerra. Dall'altra parte della strada difronte
al Sacrario c'è il museo storico della Grande Guerra.
Da Redipuglia si viaggia in direzione di Sagrado (lat: 45°52'26.19"N- long:13°29'5.72"E) e prima
dell'abitato attraverso un sottopasso ferroviario si sale lungo la strada che porta a Castelnuovo, San
Martino e Doberdò del Lago.
Al bivio San Martino- Doberdò del Lago, seguiamo le indicazioni per Doberdò del Lago. Dopo
alcune centinaia di metri si incontra un piccolo spiazzo sulla sinistra da dove parte un sentiero
indicato dalla segnaletica “Cirquito della Trincea delle Frasche” (lat: 45°51'57.54"N long:
13°30'32.93"E) che porta al Cippo Corridoni, al monumento della Brigata Sassari e al cippo
Marras.
Sono visibili anche le trincee dette “delle Frasche” che dal monumento della Brigata
Sassari ad essa dedicato in ricordo delle sue eroiche gesta durante il periodo bellico arrivano sulla
strada che porta a San Martino del Carso alla posizione GPS latitudine 45°52'18.44"N e longitudine
13°31'22.67"E. Per affrontare questa passeggiata servono stivali e pantaloni lunghi per evitare
incontri sgradevoli con zecche o altri insetti. Non è assolutamente da fare nelle calde giornate estive
visto che la pietra carsica riflette il sole e diventa rovente. Bisogna sempre avere con se dell'acqua.
Prima di iniziare il sentiero è bene rammentare una cosa. Tutta la vegetazione oggi visibile
composta da querce, roverelle e cespugli di sommacco che in autunno si colorano di rosso, durante
la Grande Guerra non esistevano.
Bisogna tornare indietro nel tempo con la mente e immaginare il Carso come una sterminata distesa
di pietraie, arrida, dove d'estate il sole picchiava duro coi suoi raggi mentre d'inverno la Bora e il
gelo non trovava ostacoli e i soldati assetati dovevano cercare di soppravivere giorno dopo giorno
tra i gas nervini che qui nel 1916 per la prima volta sono stati usati in battaglia, la polvere da sparo e
i colpi di artiglieria. La prima cosa che si nota appena cominciamo a camminare lungo il sentiero è
il profondo silenzio, si è immersi completamente nella vegetazione carsica, ci fa compagnia solo il
rumore del vento. Dopo dieci minuti si arriva all'imponente Cippo Corridoni che con la sua altezza
è un vero punto di riferimento nella zona. Seguendo la segnaletica si arriva al Cippo Marras
dedicato al capitano d'artiglieria caduto in quella zona il 21 ottobre 1915 e poco dopo al monumento
della Brigata Sassari.
La zona della “Trincea delle Frasche” fu una dei settori maggiormente contesi dai due eserciti tra la
fine del 1915 ed i primi mesi del 1916 per conquistare posizioni difensive e offensive fondamentali
per il controllo nella zona del Monte S.Michele. Il fronte venne definitivamente superato
dall’esercito italiano dopo la sesta Battaglia dell’Isonzo (agosto 1916) con la presa della città di
Gorizia ed il ripiegamento dell’ersercito austroungarico sul Carso di Comeno. Tra luglio e agosto
1915, le truppe italiane sono riuscite a risalire l’altopiano e si schierano sulla linea di Castelnuovo,
sulle trincee di partenza da cui sferrare l’attacco contro la prima linea austriaca. Il 21 ottobre inizia
nuovamente la battaglia; la Brigata Siena, di cui fa parte il soldato Filippo Corridoni, è impegnata
nel tentativo di conquistare la Trincea delle Frasche.
Opera solida e profonda, lunga circa 900 metri, protetta da reticolati, si congiunge a sud con la
trincea dei Razzi, costituendo insieme un’unica linea di difesa. Il 23 ottobre per poche ore la trincea
delle Frasche è in mano alla fanteria italiana ma in seguito ad un contrattacco viene perduta
nuovamente ed è in questa occasione che Corridoni muore. Un drappello di soldati guidato, dal
volontario Filippo Corridoni, cerca di opporsi, come può, al fuoco incrociato del nemico che tenta
di riprendersi le Frasche. Truppe di rincalzo, all’improvviso, giungono a dare manforte agli
assalitori. Corridoni, svettante su tutti, anche per via della statura, agita, in segno di saluto, il
berretto e grida: “Avanti, avanti amici. Vittoria! Vittoria!”. Gli austriaci sono, efficacemente
incalzati. Con il sorriso sulle labbra Corridoni intima l’inno di Guglielmo Oberdan: “Fuoco per Dio
sui barbari, sulle nemiche schiere…”. La sua voce si spegne immediatamente. Una pallottola lo
colpisce alla fronte. La morte è istantanea.
La fanteria italiana nel corso dei primi attacchi appresta a sua volta complessi sistemi trincerati,
spesso vicinissimi a quelli austriaci. Si tratta di opere improvvisate, costruite in modo semplice e
poco funzionale, oggi quasi del tutto scomparse; solo dopo la conquista delle Frasche le postazioni
sono rafforzate e rese più sicure. Alla Brigata Siena subentrano i bersaglieri del I Reggimento bis e
dal 10 novembre prende posizione la Brigata Sassari. Saranno i sardi, il 13 novembre 1915 a
conquistare le Frasche mentre il giorno dopo viene presa la trincea dei Razzi, restando entrambe
definitamente nelle nostre mani. Dopo aver perso questa linea fortificata gli austriaci arretrano solo
di poco, ricostituendo immediatamente un’altra serie di trinceramenti e le Frasche diventano per gli
italiani una posizione sicura per rinnovare gli attacchi contro un’altra, ma simile alla precedente,
prima linea nemica.
Solo dopo la conquista di Gorizia, nell’agosto 1916, questa parte del fronte conosce la pace, quando
gli austroungarici si ritirano oltre il Vallone, pochi km più a est. Tutta la zona viene bonificata e
sulle trincee originali viene creata una linea di difesa arretrata, voluta da Cadorna per resistere ad un
eventuale contrattacco, mai messo in pratica. Quelle che erano trincee austriache, divenute
successivamente italiane, sono all’occorrenza rivoltate e consolidate, rendendo ancora più
complicato, oggi, ai nostri occhi il loro riconoscimento. Filippo Corridoni nasce a Pasula in
provincia di Macerata nel 1887, divenuta nel 1931 Corridonia in suo onore. Socialista,
antimilitarista, si schiera prestissimo con il movimento dei sindacalisti rivoluzionari. Nel 1912
insieme altri compagni pensa sia giunto il momento di dare vita ad un movimento sindacale
rivoluzionario, autonomo rispetto alla Confederazione Generale del Lavoro e fonda l'Unione
Sindacale Italiana. Nel giugno1914 partecipa attivamente alle dimostrazioni che dalle Romagne si
propagano in tutta Italia. Allo scoppio della prima guerra mondiale l’Unione Sindacale Italiana si
pronuncia in favore della neutralità ma Corridoni pensa alla guerra e alle possibilità che questa può
offrire alla rivoluzione sindacale ed è qui che le strade di Corridoni e Mussolini s’incontrano. Nel
1915, sei mesi prima di morire, scrive “Sindacalismo e Repubblica” in cui riassume il suo pensiero
proponendo una nuova azione del sindacato per trasformare l’economia e lo stato. Parte volontario
per il fronte nel 32° regg.to fanteria (Brigata Siena) e il 23 ottobre 1915 viene colpito da un
proiettile alla testa mentre difende la Trincea delle Frasche, il suo corpo scompare e non viene più
ritrovato. Mussolini lo trasformerà in un eroe. Alla sua memoria fu concessa la Medaglia d’Oro al
Valor Militare.
Il cippo della Sassari realizzato nel 1950 e circondato da alti cipressi ricorda sui suoi lati le
campagne di guerra combattute dalla brigata sarda per eccellenza tra il 1915 e il 1918 insieme alle
perdite subite. Tredicimila morti e diciottomila feriti. Il loro sacrificio venne testimoniato con due
medaglie d'oro alla bandiera del 151° e 152° reggimento, nove medaglie d'oro e quattrocentocinque
d'argento individuali. In oltre la brigata Sassari ricevette ben cinque citazioni di merito nel
Bollettino del Comando Supremo.
Se avete piacere di approfondire la conoscenza della memoria storica vi consiglio la visita
al museo Tabor, a pochi chilometri da questa zona, esattamente a Lokev (SLO) 5 Km dopo
il confine con Basovizza.
Ecco il link:
Museo della Guerra Tabor (SLO)
fine itinerario
bradipo ita