27-04-08 Samurai si perde tra le colline piacentine

Era da un po’ di tempo che pensavo di studiare un motogiro nuovo da fare con la mia compagnia, così ho aperto l’atlante allegato ad un numero di quattroruote e mi sono dato alla ricerca. Guarda e riguarda e l’occhio mi cadde sul passo del Cerro: chissà come potrebbe essere, mi chiesi. Ed allora mi sono inventato un girone tra l’Oltrepò Pavese ed il Piacentino.
Non contento del giro tutte curve di venerdì (Garlasco-Brallo-Bobbio-Penice-Garlasco) e del pic-nic con scalata di sabato in collina, domenica decido di fare il test del percorso: sveglia, perplessità sul meteo (al momento era nuvoloso) e decisione di partire in solitaria con la piccolina che si scaldava nel cortile.
Foto al tachimetro (tanto per avere un riferimento chilometrico) e si parte.

La scalata al Passo Penice è tranquilla e tranne tre o quattro motociclisti non incontro nessuno; sono le 11 da poco passate e, dopo la pausa caffè e la partenza di un gruppo di centauri, infilo guanti e casco e comincio a scendere verso Bobbio. La discesa (come anche la salita) da questa parte del versante, è sempre uno spasso ed in un battibaleno mi ritrovo nella città d’arte, dove prendo, però la direzione Piacenza: fa un po’ specie essere l’unico motociclista in direzione contraria al flusso di due ruote ……. Lascio la S.S. 45 e mi dirigo verso Perino, non prima però di scattare una foto suggestiva della statale preferita dai motociclisti con accanto uno dei torrenti più frequentati in estate dagli amanti del sole.

La prima parte di strada non è affatto male e mi fermo a fare due foto alla piccolina: nella prima sembra quasi confondersi col verde lussureggiante dei prati

nella seconda, invece, dovevano fare da sfondo queste cascatelle artificiali, peccato solo che l’acqua non si veda più di tanto.

Risalgo e la strada comincia a diventare brutta: a tratti dissestata e spesso disseminata di sassi e ciotoli come se fossero piovuti durante la notte, mi costringe a guidare sempre teso a non battezzare l’asfalto da un momento all’altro. Inizialmente il verde ed il paesaggio compensano il disagio, ma poi questo prende il sopravvento; comincio a pensare di aver sbagliato a scegliere il percorso. Finalmente arrivo al passo

e ……………………. Che dire: queste sono le uniche due foto decenti che sono riuscito a scattare.

Deluso scendo verso Bettola: la strada si fa molto più bella, ma la paura dei ciotoli in agguato è sempre presente e non riesco a godermela più di tanto. Arrivo a Bettola che battezzo con la foto del ponte

e di una tenuta appena fuori città

e riparto in direzione Guselli; già, almeno sulla mappa, perché di indicazioni stradali neanche a parlarne. Mi fermo un paio di volte a consultare la cartina riuscendo fortunatamente a trovare sempre la strada giusta e grazie a Dio giungo a Guselli. Da lì prendo in direzione S. Michele (che naturalmente non era segnalato dai cartelli) e la strada diventa veramente una figata con curve e controcurve ed asfalto perfetto. Mi fermo ad un bar-ristorante sperduto per un panino con la coppa (due fettine striminzite), scambio due parole col gestore e riprendo per le rovine di Velleia. Parcheggio la moto, scatto qualche foto alla chiesa e alle antiche rovine romane (http://www3.sympatico.ca/giorgio-lidia.zanetti/veleia/veleia.html)

e riparto per Gropparello, dove il fantasma di Rosania Fulgosio infesta le antiche mura. Sperando di trovare un po’ di tranquillità finalmente giungo al Castello e cosa trovo: una marea di famiglie che si preparava a portare a combattere contro gli orchi i propri bambini schiamazzanti (www.castellodigropparello.it).

Sgranocchio un Maxi-bon e risalgo in moto, direzione Riglio e da qui a Ponte dell’Olio ….. arrivo ad un bivio e la direzione che devo prendere non è segnalata, scarto quella che mi sembra errata e proseguo incontrando altri incroci con segnalati paesi non riportati sulla mia cartina e con risultati a dir poco scontati: MI PERDO INESORABILMENTE TRA LE COLLINE PIACENTINE. “Maledetti” i piacentini ed il loro modo di mettere le indicazioni stradali ! Trovo una coppia che finalmente m’indica una via per raggiungere Ponte dell’Olio: dopo aver percorso praticamente una mulattiera o poco meglio e diversi richiami ai santi patroni dei motociclisti giungo a destinazione. Il buon senso mi guida e raggiungo le indicazioni per Rivergaro; da qui la strada è uno spasso e raggiungo velocemente il paese, oltrepassandolo in direzione Castello di Montechiaro: non avendo voglia di sbattermi a cercare la strada per arrivarci, mi fermo sulla Statale e scatto una foto.

Ritorno a Rivergaro e grazie a due passanti trovo l’unico distributore della zona: sono a quota 210 Km. Benzinato riparto per Rivalta Trebbia (www.castellodirivalta.it) dove sulla cartina è segnalata la presenza di un castello; qui riposo 5 min, faccio il giro all’interno della corte (l’ingresso al castello è a pagamento) scatto qualche foto

e riparto con destinazione Pecorara e la Rocca d’Olgisio (www.roccadolgisio.it). Pedino praticamente un motociclista su un’enduro fino a metà della strada che porta alla Rocca.

Ma quanto cacchio è lontana !
La strada non è per niente bella e arrivarci è uno stress non da poco: quando finalmente giungo a destinazione, mi ritrovo una discesa e una salita per raggiungere l’ingresso della corte così scandalosa per la mia salute fisica che guardo l’ora e decido di scattare una foto e scappare.

E’ tardi e mi devo seriamente impegnare per tornare a casa ad un orario accettabile: il rientro diventa un po’ come il Tourist Trophy ma in versione da principianti, viste le mie non spiccate doti di smanettone. Nibbiano, Zavattarello

e poi opto per Valverde (visti i numerosi appostamenti delle forze dell’ordine tra Varzi e Godiasco). Giungo a Ponte Nizza e poi telo velocemente verso casa. Arrivo a Dorno dove trovo un po’ di traffico sulla strada principale; sono stanco, anzi no, stanchissimo e irritato dal paraschiena che, sfilandosi un poco, mi picchia sulla cervicale da più di un ora e 3 macchine mi separano dall’unica soddisfazione del rientro: il curvone a sx. Esco dalla rotonda inferocito e snocciolo una seconda-terza ululante che mi spara fuori dalla curva col sorriso a 32 denti stampato dentro il casco.
Sono le 18.45, e con quasi 9 ore di moto e 360 Km sul groppone passo in centro a fare un po’ di casino nonostante il Db-killer, arrivo a casa e sfattissimo lascio la piccola in garage gettandomi poi sul tappeto della mia camera per alcuni minuti.

Conclusione: parecchie delusioni tipo passo del Cerro ma anche tante belle curve. Indubbiamente da rivedere in alcuni tratti per la sanità psico-fisica. Evitare i percorsi con stradine segnate in bianco sulla cartina. Una certezza: mai fare affidamento sulla segnaletica stradale piacentina e attrezzarsi con una cartina superdettagliata munita di frazioni.
Come al solito sono stato prolisso e non biasimo chi, dopo 5 righe, abbia guardato solo le foto.