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Informazione e disinformazione.
10873929
10873929 Inviato: 2 Nov 2010 15:55
Oggetto: Informazione e disinformazione.
 

Roma, 2 nov. (Apcom) - In 10 anni sulle strade italiane sono morti 14.293 motociclisti e 860.520 sono rimasti feriti. Non solo: dal 2000 al 2008 i morti totali sulle strade sono calati del 33%. Per i motociclisti però non è stata registrata nessuna diminuzione. Nel 2000 le vittime fra i dueruotisti erano il 21%, nel 2008 sfiorano il 30%: con questo andamento entro il 2020 si arriverà al 50%. I dati sono quelli dell'Asaps che sottolinea come gli incidenti che coinvolgono veicoli a due ruote a motore non facciano segnare un calo significativo. Secondo gli ultimi dati Istat disponibili, dal 2000 al 2008 i morti sulle strade sono passati da oltre 7.000 a 4.731 con un calo del 33%, che ci avvicina al traguardo indicato dall'Europa (-50%), il numero delle vittime fra i motociclisti e ciclomotoristi rimane però praticamente invariato. 1.378 morti nel 2000, 1.380 nel 2008 con gli anni di mezzo che avevano anche superato più volte le 1.500 vittime (record di 1.552 nel 2004). E in 10 anni, dal 1998 al 2008, sulle strade italiane hanno perso la vita 14.293 motociclisti e ciclomotoristi, mentre 860.520 sono rimasti feriti. Alcune decine di migliaia in modo irreversibile con amputazioni e paraplegie. I risultati di una guerra.

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Fin qui la notizia.
Allarmante, preoccupante, senza dubbio di forte impatto per chi cavalca un mezzo a due ruote o ha il proprio figlio o un congiunto che per lavoro o diletto lo fa.

Ma a ben leggere vi sono alcuni punti non sufficientemente chiari:

A) La non diminuzione degli incidenti tra i dueruotisti non è rapportata all'aumento dei veicoli circolanti nel periodo preso in considerazione.
B) Non viene fatta una differenza tra ciclomotori e moto di grossa cilindrata né viene evidenziata l'età media degli incidentati.
C) Non viene chiarito se in questi incidenti la percentuale di responsabilità è maggiore per i dueruotisti o è ascrivibile agli altri veicoli circolanti o, peggio, ad altri fattori esterni (ad es. il manto stradale e la segnaletica carente).

Sicuramente un tale articolo non giova a chi utilizza la due ruote.
Sicuramente è un valido pretesto per incrementare i premi assicurativi.

A questo punto, perché intitolare questo thread :”Informazione e disinformazione”?
Sarebbe stato più opportuno, visto il contenuto dell'articolo riportato, intitolarlo :”Incidenti in moto: in 10 anni 14.293 morti e 860.520 feriti”.
In effetti questo è il titolo dato da Apcom!

Paradossalmente, pur vivendo in un'epoca in cui la comunicazione mediatica è giunta a livelli impensabili sino a un decennio fa (manca poco alla trasmissione telepatica della pubblicità, n.d.a.), noto come la disinformazione giornalistica sia la sua punta d'eccellenza.

Non voglio qui annoiare con l'elenco delle varie tecniche con cui essa viene attuata.
Basti pensare che il giornalista per fare informazione dovrebbe cercare quelle fonti che gli possono fornire un’informazione più abbondante, disinteressata e contrastata.
Pertanto dovrebbe attingere ad una grande varietà di fonti.
Però la realtà è che la scelta di queste risponde spesso ad una strategia ben precisa di manipolazione informativa.
Dando eco a certe fonti ed ignorando altre, il media riesce a trasmettere il suo proprio punto di vista ed opinione senza perdere l’apparenza di oggettività. Il mezzo (televisione, giornali, radio, ecc.) si presenta così come un mero ed asettico trasmettitore di informazioni, quando in realtà tende a scegliere come fonti quelle persone, istituzioni o documenti in grado di favorire i suoi interessi o con le quali vuole mantenere buone relazioni.
La scelta di una fonte rispetto all'altra rispecchia “La voce del padrone”, tanto per fare il verso a una nota casa discografica d'altri tempi, quando la musica si incideva sul vinile.
In ultima analisi sono gli oligopoli economici delle multinazionali a possedere la maggioranza azionaria dei media, che pilotano gli iter legislativi nazionali ed europei, e a dirigere gli assetti informativi al fine di mutare la pubblica opinione su posizioni riconducibili ai propri interessi.
La storiella del pifferaio magico è una triste realtà.

L’importanza dei Dipartimenti di Pubbliche Relazioni o Gabinetti Stampa, non solo di istituzioni ed organismi ufficiali, ma anche di grandi imprese e “personaggi pubblici”, ha come principale obbiettivo il convertirsi in fonti di informazione assidua dei media.

E l'indipendenza del giornalista, sacerdote dell'informazione?
E' mai esistita?

Conoscete qualche giornalista che non si sia “prostituito” a questo o a quel giornale almeno una volta nella sua vita professionale, salvo fare poi “outing” quando diviene famoso e dichiara il suo peccato originale?
E i danni, gli effetti collaterali del suo opportunismo o codardia che dir si voglia, su chi ricadono e chi paga?

Riflettiamo meglio sulle notizie, sul perché vengono date in un certo momento, da dove sono attinte e, soprattutto, il fine per cui vengono divulgate.
 
10874090
10874090 Inviato: 2 Nov 2010 16:18
 

Hai perfettamente ragione, leggendo l'articolo "alla veloce", sembrerebbe una notiziona... In realtà l'articolo presente molte lacune, che hai ampiamente fatto notare. 0509_up.gif
Come al solito, trovare un articolo completo ed esauriente è un'impresa... icon_confused.gif
Per quanto riguarda i giornalisti... Bè, devo (purtroppo...) darti ragione anche per questo argomento... Il fatto di girare le notizie a loro comodo ormai è risaputo... icon_evil.gif
L'indipendenza del giornalista...?? eusa_think.gif eusa_think.gif
La risposta direi che è semplice: NON C'E'...!! 0509_down.gif
 
10874097
10874097 Inviato: 2 Nov 2010 16:19
 

può essere nonostante tutto uno strumento per aumentare l'attenzione nei confronti dei motociclisti
 
10876358
10876358 Inviato: 2 Nov 2010 21:20
 



Quasi a credere che qualcuno abbia letto quanto predentemente postato, ecco una precisazione che richiama i tre punti poco chiari nella predente notizia pubblicata sul sito dell'Apcom:

Roma, 2 nov. (Apcom) - Sulle strade italiane ogni sei ore muore un motociclista: l'Italia è 'maglia nera' nell'Europa a 14 quanto a decessi di centauri in incidenti stradali. Lo dice la Fondazione Ania per la sicurezza stradale, in un dossier reso noto oggi per l'apertura del Salone del Ciclo e del Motociclo a Rho: i 1.380 centauri morti nel 2008 rappresentano, infatti, il 29,2% dei 4.731 decessi avvenuti nello stesso anno sulle strade italiane, contro una media europea del 22,2%. Il 54% delle vittime si è registrato sulle strade urbane e la quasi totalità dei morti erano uomini (1.257 vittime su 1.380, circa il 90%). La fascia di età più colpita è stata quella tra i 30 e i 44 anni, con 461 vittime (33,4%), seguita da quella tra i 25 e i 29, dove si sono registrati 194 morti pari al 14% del totale. L'unico dato positivo arriva dal rapporto tra il numero di morti e il parco veicolare circolante: l'Italia ha il primato del maggior numero di mezzi a due ruote in circolazione (circa 9milioni) e l'indice di mortalità è di 15 vittime ogni 100mila veicoli a fronte di una media europea di 19,5%. Per Sandro Salvati, presidente Ania, "è una situazione gravissima che non possiamo più ignorare e alla quale dobbiamo porre immediatamente rimedio. L'attenzione verso il mondo delle moto e dei ciclomotori deve essere sempre elevatissima. Quattro le aree dove è necessario intervenire: lavorare sulla formazione di conducenti, altri utenti della strada e conducenti delle altre tipologie di veicoli; convincere le persone ad utilizzare in modo corretto il casco e ad indossare l'abbigliamento adeguato; lavorare nel miglioramento delle strade e delle infrastrutture, tenendo in considerazione le necessità specifiche dei mezzi a due ruote".
 
10878548
10878548 Inviato: 3 Nov 2010 10:21
 

Sinceramente, e non per far polemica, non capisco il rilievo del punto B dell'autore del Topic.
L'informazione voleva prendere in esame coloro che guidano due ruote, non cambia se essi erano alla guida di un Malaguti 250 o di un V-Max...sempre vittime sono...stando su due ruote si è sempre esposti.

E' un lancio di agenzia, se non erro...e trovo i numeri drammatici.
Non dovremmo interrogarci su cosa fare, sul perchè?
per carità qui sul tinga lo facciamo...
 
10878652
10878652 Inviato: 3 Nov 2010 10:42
 

Tato1976 ha scritto:
Sinceramente, e non per far polemica, non capisco il rilievo del punto B dell'autore del Topic.
L'informazione voleva prendere in esame coloro che guidano due ruote, non cambia se essi erano alla guida di un Malaguti 250 o di un V-Max...sempre vittime sono...stando su due ruote si è sempre esposti.

E' un lancio di agenzia, se non erro...e trovo i numeri drammatici.
Non dovremmo interrogarci su cosa fare, sul perchè?
per carità qui sul tinga lo facciamo...


B) Non viene fatta una differenza tra ciclomotori e moto di grossa cilindrata né viene evidenziata l'età media degli incidentati.

La differenza chiesta nel punto B) del topic è finalizzata a evidenziare un parametro assicurativo che chi guida moto di grossa cilindrata non sempre conosce.
Le assicurazioni ultimamente si stanno orientando a tener bassi i premi per le maxi moto e a innalzarli per i ciclomotori e scooter. La giustificazione risiede nel fatto che chi guida una moto di grossa cilindrata è, per loro, ritenuto più esperto di un quindicenne e, forse, più adulto e responsabile.
Presentare dei dati statistici, senza fare i dovuti distinguo, crea allarmismi che alla fine giustificano prese di posizione del legislatore.

Se ad esempio domani, sulla base dei dati presentati dall'Ania, il legislatore dovesse imporre a tutti i motociclisti di indossare un abbigliamento tecnico, le ditte produttrici ringrazierebbero ma certo io no. Pur indossando sempre, oltre al casco, giacca, pantaloni e scarpe con protezioni omologate!

Ripeto, non per fare polemica, ma se una notizia viene data, corretto sarebbe anche chiarire quel che resta nel grigiore dell'incertezza.
 
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