A volte mi viene detto: Luca a te piace complicarti le cose.
E
forse è veramente così, si mi piace complicarmi la vita
perché non mi sento "vivo" finché non mi
sento di perdere qualcosa.
Ma a questa cosa, data la mia
giovane età, non riesco ad attribuirle un peso, un
valore.
Molto spesso mi viene detto di essere superficiale e
poco "passionale", mi si rinfaccia di non saper mostrare i
miei sentimenti, quante amiche si sono lamentate del perché
non dico loro mai un: ti voglio bene.
Forse alcuni di voi mi
conoscono bene, altri un po' meno, però credo che a tutti sia
capitato di essere messi davanti a un muro, a nudo (in senso figurato
^^').
A volte lo senti quel vuoto che ti tieni dentro, lo
senti lì, lo vedi, ma non riesci a colmarlo;a volte riesci
anche estrarne il meglio, altre invece no, e altre ancora è
lui che vince.
E proprio in questi momenti, di "solitudine
interiore", di crisi mistica quasi,che hai voglia di lasciarti
andare e non pensare a nulla; ma è proprio in questi momenti
che si deve reagire.
In queste occasioni, quando ci si sente
soli, ma soli non lo si è mai, forse non si ha voglia di
parlarne ma poi invece, come sta capitando a me, si ha voglia di
urlarlo e forse è proprio in queste occasioni, quando si
scrive con il cuore in mano che arriva una seconda schiarita di idee.
Dico una seconda, perché la moto mi ha dato la prima.
La moto di ma ha dato un primo livello di decodificazione di questo
momento, magari voi me ne darete un terzo un quarto e un quinto
ancora.
L'andare a fare, in orario serale quando le auto
tornano dal lavoro, qualche curva mi ha fatto notare come sotto al
casco mi nasceva un sorriso da beota, e da infante.
Anche
questo serve a crescere. Grazie.