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Mio Padre è un Biker - Articolo di fantasia
Scritto da Maurizio60 - Pubblicato 18/11/2024 16:04
In una piccola cittadina tra i confini della Toscana e dell'Emilia Romagna, dove le strade si snodano tra colline verdeggianti e i tramonti tingono il cielo di arancio, viveva una famiglia insolita...

Il padre, Marco, era un uomo dal cuore libero, con una barba ispida e gli occhi che brillavano come il cromato di una Harley Davidson. Era un biker, un vero amante delle due ruote, e la sua passione per le moto era contagiosa.



Il figlio, Andrea, cresceva osservando suo padre. Marco gli raccontava storie di avventure su strade polverose, di lunghe cavalcate sotto il sole cocente e di notti passate accanto a un fuoco acceso, circondato da altri motociclisti con gli stessi sogni di libertà. Andrea ascoltava con gli occhi spalancati, immaginando il vento tra i capelli e il rombo dei motori che risuonava nell’aria.

Un giorno, quando Andrea aveva appena compiuto dieci anni, suo padre lo portò nel garage. Lì, sotto una coperta polverosa, c’era una vecchia moto. Marco la tirò fuori, svelando una splendida Triumph Bonneville. I suoi occhi brillavano mentre spiegava ad Andrea ogni dettaglio: il profumo dell’olio motore, la sensazione del vento sulla pelle, la libertà di percorrere chilometri senza meta.



Da quel momento, padre e figlio trascorsero ore insieme nel garage. Marco insegnò ad Andrea come cambiare l’olio, regolare le valvole e pulire i carburatori. La Triumph divenne il loro progetto comune, un legame che andava oltre il metallo e la gomma.

Le estati erano le migliori. Padre e figlio partivano all’alba, con le borse in pelle piene di vestiti e una mappa sbiadita in tasca. Attraversavano boschi e montagne, raggiungevano villaggi remoti e si fermavano solo per mangiare e dormire. Andrea imparò a guidare la moto, a sentire il ruggito del motore e a cavalcare le curve con grazia.



Ma non erano solo le strade a unirli. Marco parlava di vita, di scelte e di coraggio. “La strada ti insegna più di qualsiasi scuola,” diceva. “E la moto è la tua compagna di viaggio, sempre pronta a portarti verso l’ignoto.”

Quando Andrea compì diciotto anni, suo padre gli regalò una moto tutta sua: una Harley Davidson Sportster. Era un gesto di passaggio, un modo per dire: “Ora sei un biker, figlio mio.” Andrea si sentì orgoglioso e un po’ spaventato. Aveva ereditato la passione di suo padre, ma anche la responsabilità di portarla avanti.



Gli anni passarono, e padre e figlio continuarono a viaggiare insieme. Ogni estate, attraversavano l’Europa, visitando città e paesaggi indimenticabili. Le moto diventarono parte di loro, un’estensione dei loro corpi e delle loro anime.

Un giorno, mentre percorrevano una strada di montagna, Marco si fermò. Guardò Andrea negli occhi e disse: “La vita è come una lunga strada. Non importa quanto sia tortuosa o difficile. L’importante è continuare a guidare, a cercare nuove avventure e a condividere la passione con chi ami.”



Andrea annuì, sentendo il vento tra i capelli e il rombo del motore nel petto. Aveva capito. Mio padre è un biker, pensò. E lo sono anche io.

E così, padre e figlio continuarono a cavalcare insieme, attraverso le stagioni e i ricordi. La loro passione per le moto li teneva uniti, come una catena d’acciaio che non si spezza mai.


Buona strada sempre Up
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