Bruciagomme e il Fermone - Racconto di Fantasia
Scritto da
Maurizio60 - Pubblicato 31/07/2024 15:41
In una landa desolata, dove il vento ululava tra le rocce e la polvere danzando nell'aria, vivevano due motociclisti con destini intrecciati...
Uno era un motociclista esperto e navigato, che chiamavano il
bruciagomme. Un uomo dai capelli grigi e gli occhi duri come l’acciaio.
Aveva percorso ogni strada, scalato ogni passo di montagna e sfidato ogni
curva. Il suo orgoglio era più grande del suo motore, e la sua fama
si diffondeva come un ruggito di motore in una notte senza luna.
L’altro era il Neofita, soprannominato il Fermone. Un giovane con gli occhi
sgranati e le mani tremanti. Aveva appena ottenuto la sua prima moto, una
vecchia scassata che tossiva come una vecchia locomotiva a vapore. Ma il suo
cuore bruciava di passione e il suo entusiasmo era contagioso. Aveva letto
ogni manuale, guardato ogni video e sognato ogni notte di cavalcare come il
bruciagomme.
Un giorno, i due si incontrarono al bar del villaggio. Bruciagomme si
sedette al bancone, il suo casco appoggiato accanto a lui. Il Neofita si
avvicinò, gli occhi brillanti di ammirazione.
“Sei Bruciagomme, vero?” chiese il Fermone.
Bruciagomme annuì, senza nemmeno guardarlo. “E tu chi sei?”
“Sono il Fermone,” rispose il giovane. “Ho sentito parlare di te. Ho sempre
voluto imparare da un maestro come te.”
Bruciagomme rise, un suono secco e tagliente. “Imparare da me? Non
c’è nulla che io possa insegnarti. Vai a giocare con la tua
bicicletta giocattolo.”
Il Fermone si irrigidì. “Non sottovalutarmi. Ho studiato ogni
manuale, ho imparato ogni tecnica. Sono pronto a dimostrarti di cosa sono
capace.”
L’Esperto alzò un sopracciglio. “Va bene, allora. Vediamo cosa sai
fare. Domani mattina, alle prime luci dell’alba, ci sfideremo sulla strada
dei venti. Il vincitore avrà il diritto di chiamarsi il Vero
Motociclista.”
Il Fermone accettò con un sorriso. Quella notte, non chiuse occhio.
Immaginò ogni curva, ogni accelerazione, ogni frenata. La sua moto
tossì come se volesse partecipare alla sua ansia.
La mattina seguente, i due si trovarono sulla strada dei venti. Il
Bruciagomme indossava la sua tuta di pelle nera, il Fermone la sua giacca
logora. I motori accesi ruggivano, e partirono.
Bruciagomme prese subito il comando. Si piegò nelle curve come un
falco in picchiata, andando via come un proiettile. Il Fermone lo
seguì, il cuore in gola. Ma quando arrivarono alla grande curva,
qualcosa cambiò.
Bruciagomme non aveva previsto il vento. La sua moto ballò, e lui
perse il controllo. Cadde, rotolando sulla strada come un sacco di patate.
Il Fermone lo superò, con un sorriso luminoso come il sole.
“Non hai considerato il vento,” disse il Fermone, aiutando Bruciagomme a
rialzarsi. “La strada dei venti è imprevedibile. Devi rispettarla.”
Bruciagomme annuì, umiliato. “Hai ragione. Ho sottovalutato te e la
strada.”
Da quel giorno, Bruciagomme e il Fermone divennero amici. Bruciagomme
imparò l’umiltà, e il Fermone imparò la saggezza.
Insieme, cavalcarono verso l’orizzonte, insegnandosi a vicenda e rispettando
la strada dei venti.
E così, nella landa desolata, due motociclisti impararono che la vera
sfida non era contro gli altri, ma contro se stessi. E che la lezione
più importante non era quella del motore, ma quella del cuore.
Buona strada sempre