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Vietato larsciarli soli! (il mio racconto per Amatrice)
Scritto da squander - Pubblicato 22/11/2016 08:27
Dedico qualche minuto per descrivere Amatrice a chi non ha mai avuto occasione di visitarla e per risvegliarne il ricordo in chi, come me, ci ha lasciato un pezzo di cuore

Le premesse sono le classiche premesse dei viaggi che trovate su questo forum ma per me hanno qualcosa di speciale e ve le riporto comunque.

Il giorno è il 3 di agosto 2015, un caldo, caldissimo lunedì mattina di quelli che a stare fermi si fa più fatica che muoversi e quindi muoviamoci, alle 8 sono già in sella su questo vecchio catorcio italiano da mezzo litro che nonostante gli 11 anni di maltrattamenti multiproprietari non sembra volersi ancora fermare. La benzina c'è, la giacca e il casco pure, manca solo il compagno di viaggi e si va.

Per questa piccola avventura ho deciso di lasciare a casa la fidanzata e coinvolgere lo storico amico motociclista, quello che conosco da oltre 15 anni e che mi ha contagiato col virus delle due ruote per poi rimanerne egli stesso scottato quando una piccola caduta innocente nel traffico lo ha convinto ad allontanarsi momentaneamente da questo mondo; io so che tornerà e sfrutto l'occasione per fargli riguadagnare quella fiducia nella moto che pochi mesi prima era venuta a mancare.

5 minuti dopo sono già li ma siccome l'imprevisto è sempre dietro l'angolo, oggi non poteva fare eccezione: il lavoro, nonostante le ferie siano appena cominciate per entrambi, continua a chiamarlo. Mannaggia mannaggia! Dopo un'estenuante trattativa lo convinco a partire lo stesso con un ritardo di due ore buone come nemmeno la più efficente Trenitalia saprebbe fare; non importa, non sarà questo a rovinarmi le mie mini-ferie! in sella!

"Vestiamoci e partiamo". Amatrice dista più di un centinaio di km "sibillinici" quindi già prevedo di saltare la visita del paese per saziare l'appetito di cultura e punto direttamente a saziare l'appetito di amatriciana. Il consiglio dello "zio viaggiatore" è chiaro ed inequivocabile: Hotel Roma e non sbagliate! Ci fidiamo ma prima bisogna arrivarci quindi la direzione per adesso rimane Ascoli e poi il percorso studiato a memoria fara bene a tornarmi in mente altrimenti saremo i classici turisti no alpitour nella regione natia.

Da queste parti perdersi è difficile ma una mente contorta come la mia che non ama le strade più frequentate potrebbe sempre farci scappare la mezz'ora di "passiamo dove capita, tanto tutte le strade portano a Roma" solo che a farlo nella capitale un'anima buona in soccorso la si trova sempre, a farlo nelle vallate abbandonate pure dai pastori (che a maggio si trasferiscono sui monti) in questa stagione si rischia la vita; il casco nero e la giacca scura in questo non aiutano ma la somma di due cervelli cotti sulla stessa sella fa quasi 1 e fino alla Salaria ci si arriva senza nemmeno accorgersi. Da qui in poi mi affido alla memoria visiva; svolta a destra e giù in direzione Acquasanta Terme.

Mi rendo conto di essere sulla 4a strada più importante di "qualche decennio fa" dal volume di camion che ancora oggi la frequentano: nemmeno in certe città portuali si vede tanto traffico pesante, ed io che pensavo di trovarmi di fronte alla classica vallata pacifica e scorrevole dove il massimo dell'ingorgo è il trattore carico di legna che si prepara per l'inverno mai troppo lontano... ma va! Qui si muove mezza Italia, migliaia di storie e di vite che attraversano questo scomodo paese per chissà quale motivo. Non importa! Nemmeno questo mi rovinerà le mini-ferie di cui sopra.

Giù tutto il gas e 40 somari ci fiondano avanti all'ennesimo camion quando questa lingua d'asfalto che segue il corso del tronto si prende una pausa dal contorcersi (e gli automobilisti? muti Cool ). Acquasanta la attraverso a malincuore: l'indicazione "città termale" non va a braccetto con 34°C sotto uno strato di plastica tecnica. Ci pensa l'intestino a tenere il manubrio dritto allo svincolo, devo provare questa benedetta amatriciana e l'orologio scorre, si prosegue.

I nomi più bizzari letti nei cartelli tengono alta l'allegria (Favalanciata li supera tutti comunque) e con questo lieto umore nel corpo la destinazione si avvicina più in fretta di quanto pensassi; in mezz'ora siamo allo svincolo desiderato ma anche qui l'imprevisto non poteva mancare: per non so quale motivo la strada principale è interrotta e veniamo deviati su percorso alternativo. Nulla di che ma continuiamo a perdere tempo e (cosa più importante) accumulare fame. Dopo 5 minuti di "ma dove l'hanno nascosto sto paese??" ripetuto a vicenda tra di noi eccoci arrivati a destinazione. Un cartello di benvenuto "comunale" ci preannuncia la lieta notizia coadiuvato da colleghi meno istituzionali che illustrano le mille strutture ricreative della zona.

Entrato in città gli occhi si fanno lucidi e diventa difficile guidare: che paese meraviglioso! Qui tutto sa di vita semplice e concreta, dall'odore della panetteria al chiacchiericcio delle persone a piedi [benedetto il casco modulare]; una sola strada principale ma circondata da meraviglie, dal palazzo comunale alla chiesetta alla torre civica lì a 2 metri dalla sede stradale che ti verrebbe da guidare piano solo per non rischiare di danneggiarla.

Di tutto questo ovviamente se ne sono accorti anche quel migliaio di turisti che come noi si gode tanta meraviglia lungo e in mezzo alla strada quindi passo d'uomo e occhi aperti; 40 diottrie non bastano a scovare un indizio utile a capire quando è ora di parcheggiarsi e fiondarsi sul tavolo, ci tocca cercare un parcheggio e chiedere; qui persino i nativi sono meravigliosi e appena chiedi informazioni sembrano volerti dare anche il cuore piuttosto che lasciarti coi tuoi interrogativi, mai vista tanta cordialità. In due minuti infatti ci troviamo davanti l'insegna tanto desiderata e a tenerle compagnia altri 5-6 cavalli d'acciaio, lo zio aveva ragione.

Dietro la porta una rampa di scale in discesa conduce alla sala da pranzo dove troviamo la stessa accoglienza di fuori: il "vecchio" ci guarda in faccia e senza nemmeno farci appoggiare le giacche esordisce con "ce facciamo n'amatriciana?". Come ha fatto? Mi si legge così chiaro in volto? Poco importa, ci siamo capiti subito ed è quello che conta. Guardo l'orologio, 13:30! Ammazza! C'abbiamo messo così tanto? Non l'avrei mai detto, la strada è passata leggera come l'acqua e l'accoglienza di questo simpatico albergatore non aveva il benché minimo sentore di "siete arrivati tardi, tra poco chiudiamo la cucina" e infatti nella mezz'ora successiva altri 15-20 centauri ricevono la medesima cerimonia di benvenuto, evidentemente si rende conto che un animo gentile fa più colpo di posate d'argento e cristalli di Boemia.

Qui al posto dei noiosi quadri sui muri ci sono enormi finestroni con un panorama mozzafiato sulla valle sottostante e mangiare con una tale visione è un piacere che va al di là del sapore del cibo sul piatto, avrei potuto mangiare persino la pasta incollata di due giorni prima e sarei stato contento lo stesso ma la rinomata ricetta locale per fortuna non delude le aspettative quasi al punto di chiederne altre due sforchettate; c'è ancora il secondo, no dai che poi devo digerire per la strada, facciamo gli educati Very Happy . Il conto è un po' meno leggero però meno di un cinquantone in due è un prezzo giusto in confronto a quanto ricevuto, pago e si riparte a malincuore che l'amico ha impegni inderogabili per le 17. Vorrà dire che la Salaria la faremo tutta fino al mare e poi statale 16 fino alla nostra provinciale, saltando completamente le montagne per il ritorno.

Tirando le somme della giornata in garage ragiono su quanto ho appena vissuto 280km 12,2 litri di benzina 23km/l di consumo medio due scottature a forma di uovo in prossimità dei polsi (maledetta giacca con le zip!). Un paese stupendo, conosciuto molte persone meravigliose incontrate una voglia immensa di ritornare il prima possibile mi manca qualcosa! Un pezzo di cuore è rimasto laggiù!! Vabbè ormai è tardi, torno l'anno prossimo... ah, quasi dimenticavo: tra tre giorni è il mio compleanno, buon compleanno a me. Questo è il mio regalo e per quest'anno mi basta così.

P.S. : magari non sarà questa estate e nemmeno la prossima ma voglio rivederti bella come eri, stai tranquilla Amatrice che non ti lasceremo sola in questa lunga guarigione. Il popolo delle due ruote ti adora così come adora le tue amiche su in Valnerina e faremo di tutto per tenere in vita la tua economia. A giugno montate i bauletti e fate la scorta di ciauscolo e pecorino, capre che non siete altro (lo dice sgarbi, mica io!)
 

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Commento di: 92sbm il 23-11-2016 20:46
Concordo appieno .... spero si lascino questo dramma alle spalle quanto prima
Commento di: topomotogsx il 24-11-2016 00:50
Io faccio il tifo per Amatrice e gli altri comuni devastati dai terremoti.
Nel 2013, durante una vacanza in moto, passai anche da Amatrice e, su consiglio di un amico, andai proprio al famoso Roma con l'intenzione di sfondarmi di amatriciana: sia la classica rossa sia la versione bianca. E rimasi colpito dalla bellezza di quel borgo, dove il tempo pareva essere in ritardo, dove, se non fosse stato per le auto, pareva di esserci arrivato attraverso una macchina del tempo. Un paese splendido, dove le porte erano aperte sulle strade, i loquaci abitanti cordiali e disponibili con i visitatori. Mi piacque così tanto che anche nel 2014 feci un giro in quelle zone. E non appena ne avrò l'occasione, spero presto, ci tornerò, così come sono tornato nella L'Aquila ferita dal precedente sisma. Anche perché, oltre ad essere zone di rara bellezza, hanno prelibatezze alimentari degne di essere degustate più e più volte.
Non lasciamoli soli, loro non lo meritano, e nemmeno noi Wink