Invece no. Un po' perché vorrei proporre un punto di vista diverso, un po' perché sento il bisogno di alleggerire questo peso e di condividerlo con "chi capisce".
Era una mattina come tante, stavo seduto sulla stessa poltrona su cui sono parcheggiato ora.
Ad un tratto un suono stridulo e pungente attraversa le cuffie, il tipico suono squillante del cellulare del 118. Una suoneria che non ci si può permettere di non sentire...!!
La comunicazione fu breve come al solito:
- "3.1.1. sono Silvano, dimmi!.."
-" Ciao, avete un intervento a Dorgali, un S 1 Giallo, motociclista a terra."

Mi blocco un istante.

Partiamo. Io siedo davanti, accanto all'autista. Gli dico di correre. Voglio che corra. Stavolta alle sirene ci penso io, lui pensi solo a guidare e fare presto. Do indicazioni al resto della squadra mentre intanto attacco tutto quello che ho per farmi strada tra i tornanti: sirene bitonali, supplementari, a fischio, americane, luci stroboscopiche e lanciarazzi... Voglio spazio!!!
Adesso il nemico numero uno è il Tempo. Dio come sa essere infame. Per chi è vittima non passa mai, per noi invece i minuti volano via e vorresti fermarli. Quando hai fretta non c'è mai tempo che basti.
Generalmente non ha senso preoccuparsi prima di arrivare sull'evento, al massimo ci si può preoccupare dopo, se la situazione è grave!!

Ci avviciniamo, faccio rallentare. Dopotutto, potrebbe trovarsi appena dietro una qualsiasi delle tante curve della splendida SS125.
"3.1.1. siamo sul posto."
La moto è lontana un 30 forse 40 metri, coricata sul fianco destro, una Kawasaki verde. Traffico bloccato. Una volta tanto i carabinieri hanno fatto davvero presto!!
La vedo. Sdraiata sul ciglio. Mi da le spalle. Non urla. Oddio noo!!! Gesù mio ti prego noo!!!
Uno dei tanti insegnamenti, fu il trucchetto per superare questo scoglio psicologico: chi urla è vivo; ormai lo prendiamo come un buon segno!! Ma lei è zitta.
Mi precipito. Le blocco il casco perché non muova il collo. Lei mi guarda con i suoi occhi azzurri e piange. "My back"- dice.
Dio ti ringrazio..
E' in una posizione del cavolo. Sdraiata faccia a terra, infilata nell'incavo a V scavato dall'acqua nella terra a bordo asfalto, tra la strada e la parete rocciosa all'interno della curva. La spalla destra impedisce la rotazione dal lato della strada. Ma non posso muoverla, le fa male. Forse è lussata. Dall'altra parte, la parete. Bisogna saper inventare in questo lavoro, ma questa...questa è proprio impossibile!!!


Non mi importa nulla. Sfilatelo, tagliatelo, segatelo, sradicatelo. Basta che me lo togliate dalle palle.
Io non ho idea di come muoverla. Porca miseria che posizione assurda!! Chiamo per farmi mandare il medico, ma ci vogliono 40 minuti perché arrivi. Non posso aspettare tanto... La soluzione mi viene come un fulmine a ciel sereno. Le poggiamo la spinale sopra e la solleviamo di peso abbracciandola e capovolgendola come un hamburger. Chiamo in Centrale per un consulto con l'infermiere. Mi danno l'ok. Lei piange. Adesso urla...
Togliamo il casco e mettiamo il collare. Si chiama Gloria. Penso che ha dei bellissimi occhi. Guardo il casco prima di buttarlo da un lato: è sfondato. Uno Schubert, mica una cineseria. Le ha salvato la vita.
"My Back!! My Back!!"- continua.
Cerco di tranquillizzarla. Meno male con inglese più o meno me la cavo...
Prendiamo i parametri e la situazione è già più chiara. Quasi confortante.
Ma lei piange. Piange ancora di una paura fottuta. E urla. Urla e piange cercando aiuto, urla singhiozzando disperata. E sono voci che mi trapassano l'anima. So che è tutto sotto controllo, eppure sentir gridare una ragazza mi dà sempre una sensazione tremenda.
Immobilizziamo e carichiamo in ambulanza. Ora stiamo più al caldo.
Leviamo questo giubbotto dai!!. Ma occhio che non la voglio muovere!!. Per la prima volta sono costretto a tagliare una tuta di pelle con le mie forbici invece di sfilarla. Cerco di fare attenzione, taglio sulle cuciture, così da poterlo ricucire. Sfiliamo. Dietro la gobba non c'è il paraschiena. M**da...
La differenza quando vedi "un tuo simile" è che presti attenzione anche ai minimi dettagli. Per quanto tu possa essere sempre accorto, in alcuni casi non vuoi che nessuno tocchi niente. Vuoi che le cose siano fatte come dici tu. Perfette. In ogni qualsiasi minimo dettaglio.
Iniziamo le valutazioni. Mi parla. Si è calmata un poco. Ma è sempre sotto shock.
Respira bene, i polmoni si espandono e non ha dolore.
E' così bella che mi incanta. Bionda, con due occhi azzurri e luminosi come il cielo. Un viso dolce. Un profumo delicato. Quasi mi vergogno a metterle le mani addosso, spoglia di quella "buccia" grigia che la faceva sembrare invincibile, ma devo farlo. Clavicole, spalle, costole, addome, fianchi, bacino, braccia e gambe... il resto sembra tutto ok. Da quello che può sembrare, c'è una frattura alla schiena. Ma forse non c'è danno spinale. Se siamo bravi e tutto andrà come deve camminerai ancora, e spero tornerai ancora in sella alla moto.
"My Back!! I've hurt my back.." - dice.
Piange, e mi tocca il cuore nella sua tenerezza. Piccolina, indifesa, dolce e impaurita... Le tengo la mano. "It will be fine...". So cosa stai passando piccola mia.
Muoviamoci. Occhio a non prendere buche!! Fatti largo con le sirene ma non correre. Non voglio scossoni. La medicalizzata ci sta venendo incontro!!
Inizia a piovere. Ci incontriamo al rifornitore, così gli scrocchiamo il riparo.
La affidiamo al soccorso avanzato. Abbiatene particolare cura anche voi, vi prego.
E' una di noi...
