Mi piace il post che condivido, mi piace anche il commento che ricorda quanto, però, un'opera meccanica sappia portare con sé 'anima, intesa come competenza, lavoro e passione, di chi l'ha progettata e compreso e condiviso da chi la utilizza. Nulla di più, il resto è melassa, roba da "lettera del cuore", letteratura da tavolino della pettinatrice. Anch'io non ho dato nomi alla mia moto, anch'io cerco di trattarla bene, tenerla pulita, alternare un minimo di Zen alla manutenzione, però, mi piace.
Mi piace anche il riferimento a Saint-Exupéry e, visto che per diletto, fino a poco tempo fa (poi è diventato troppo costoso) volavo anch'io, mi permetto di aggiungere Richard Bach ed il suo gabbiano Jonathan Livingston (senza la e finale, se mi ricordo bene) che ha dato un' anima al volo ed alla sperimentazione umana concentrandola nelle penne di un simpatico e coraggioso pioniere pennuto.
Motociclette, voli di notte, biplani ... ma si ... forse vedere un'anima dove non c'è è solo un' attitudine umana che si applica a tutte le cose che amiamo, a partire da noi stessi.
Piantiamola dunque lì di torturare le nostre moto, teniamole bene e, se vogliamo fare del tuning, ok, ma facciamolo fare a chi lo sa fare davvero: di porcherie se ne vedono fin troppe e molte sono follie pericolose.
Bel post, ben scritto. A ragione o a torto che sia, mi è piaciuto anche commentarlo.
Porterò la moto alla prossima benedizione, comunque; quando toccherà a lei, vorrei che la sua anima andasse in paradiso