Ti dirò, il tuo articolo passionale, "anche se forse dettato in parte dall'infelice combinazione dei cibi" a me piace, e ne condivido l'aspetto, poetico.
Anche perchè della poesia, "intesa come capacità di ragionamento profondo, intesa come l'espressione delle proprie sensazioni e la capacità di andare un poco oltre l'ordinario", esiste e resiste, nei suo concetti, in ognuno, magari latente e mai espressa con chiarezza.
Credo nella poesia di quello che scrivi, oltre che della tua sensibilità che, forse, in altri casi della vita, potrebbe portarti qualche problema di troppo per un eccesso di sincerità ed apertura.
Spesso ho condiviso alcuni dei concetti da te descritti, soprattuto quando valutavo vecchi catorci, sia auto che moto, o, ancor più in generale, le cose vecchie: quelle cose passate come bellissime ed importanti, nella vita di molti, ma che poi hanno sperso nel tempo, sia la bellezza, che la loro desiderabilità.
Vedo a volte nei mercatini, o alla fiera del baratto e dell'usato, e vedo oggetti come: medaglie di guerra, al valore civile, oppure oggetti come i classici servizi di bicchieri buoni, abiti da sposa, elmetti, scatoline d'argento, bei libri rilegati ecc ecc.
Li guardo con malinconia, immaginando il valore che devono avere avuto per una persona, magari per tutto l'arco della sua esistenza, prima di essere ceduti, dagli eredi, ad un robivecchi.
Ognuna di quelle cose potrebbe parlare di amore e di attenzioni finiti, come i loro proprietari, nel nulla.
Sopravvive una storia che non possono raccontare, quegli oggetti: una storia che si può solo immaginare, come tu hai fato, con rimpianto e poesia.
Mi è piaciuto e condivido.
Ciao!
Ps. Attento ai peperoni alla sera!