Ciao, grazie prima di tutto.
Si i medici mi hanno dato il veto da almeno dieci anni, ma per problemi collaterali, in quanto fui operato decenni fa alla schiena e da allora non possedeva più la primitiva mobilità.
Inutile dirti che dopo l'operazione andai egualmente in moto e...caddi, come uno stupido per il classico incidente cittadino: mi tagliarono la strada ad un incrocio. Li un pochino mi spaventai immaginando di avere compromesso l'operazione, ma non successe niente, non ci furono conseguenze.
Ho scoperto, a mie spese, che siamo molto più duri fisicamente che mentalmente. Infatti ho dato per scontato, scontatissimo, il divieto di salire in moto, ma non volevo assolutamente ascoltare le argomentazioni dei medici. Perchè se non riesci a sconfutare un argomento logico e di buon senso, ti devi necessariamente piegare alle sue ragioni. Se ti lasci convincere che stai male, o sei vecchio, è finita.
Mi sono creato delle ragioni mie, ritagliate sui miei desideri ma anche sui miei bisogni. Una schiena malandata ed una spalla malamente rotta di cosa hanno bisogno poi, dopo un canonico periodo di riabilitazione? (pensa che mi avevano preventivato ben più di un anno di riabilitazione con esercizi delicatissimi in piscina: "metodo Lionese").
Ebbene quel più di un anno per me è durato meno di sette mesi. La motocicletta l'ho utilizzata per gradi, in modo quasi programmatico. Se ci pensi è una vera palestra, sia per i movimenti che ti induce alle mani ed agli avambracci, ma anche perchè il peso del corpo sulla mia lo devi sostenere.
Oltretutto durante le frenate, la forza che impieghi aumenta e diminuisce ma, tenendoti impegnata la mente altrove (nella guida) non ti concentri sul dolore. Questo per non parlare dell'adrenalina della pista che ti consente addirittura di violentarti al livello degli arti, ma di tenere disciplinatamente gli sforzi nei ranghi del fattibile.
Insomma, dopo la mototerapia sono potuto tornare in palestra con circa cinque mesi di anticipo (anche se con esercizi blandi, molto blandi). Ho riacquistato un minimo di tono, e, se mi dai una mano, ora te la posso stringere veramente con gran forza.
Il problema attuale è invece un altra cosa, ma non dispero, anzi, domenica abbiamo un gemellaggio tra "Motorboxer ed il gruppo salernitano Salernoinmoto" un bel giro con braciata e tutto il resto. Io vado, se proprio non ce la faccio, torno.
Forse non mi fa bene alla schiena in modo diretto ma credo che la gioia, la felicità, l'abitudine ad un certo tipo di sopportazione, alla fine ti: minimizza il dolore e magari innesca anche un processo di autoguarigione.
Ecco, se io spero questo (e lo spero grazie all'esistenza della motocicletta e del mondo di amici che le ruota attorno) se io spero questo, è già una grande conquista.
I medici non sono onniscienti. Sto leggendo un libro (un poco surreale ma si basa su testimonianze) si intitola "Tutto è uno" di Michel Talbot che cerca di spiegarsi le ipotesi olografiche o miracolistiche di cui l'esistenza umana è pregna. Su una cosa tutti sono concordi: non bisogna pensare al male e si deve cercare di vivere felici. Anche per questo la moto è terapeutica.
Mia moglie, ne ha paura, ma non mi ingiungerebbe mai di lasciarla, ha capito che ho condiviso troppo della mia vita con lei. Ha capito anche che...mi fa bene!