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La Punizione
Scritto da LucianBelmau - Pubblicato 03/08/2012 14:34
Primo di una serie di articoli in cui si tenterà di dipingere a pennellate sincere e rarefatte il variegato panorama urbano d'Italia (o quantomeno, con più modestia, dell'Urbe)

Il rapporto tra l'essere umano e la strada. Pare una cosa facile, in realtà non lo è per niente.

Basta farci un attimo attenzione. Concentrarsi. Il rapporto fra una persona, un io senziente e frammentario, e la strada che lo circonda. Vedete che non è una cosa facile, neanche un po'.
Bene, seguiamo la logica. La strada è, prima di ogni altra cosa, uno strumento. Sembra abbastanza chiaro, senza sforzarsi troppo. Vero, per chi va in moto spesso la strada diventa il fine, ma io parlo di quelle strade che scorrono sotto i nostri piedi nelle grandi città, quelle a zig-zag, piene di semafori, buche, incroci, precedenze, strisce, immissioni ed uscite. Sono strumenti, inevitabili colate di spazio che ci portano da un punto A ad un punto B. Senza se e senza ma.

Sembrerebbe tutto semplice, fin qui. Forse, se l'umanità somigliasse più a un quadro di Mondrian fatto di linee essenziali e astrazioni geometriche, lo sarebbe pure. Ma si sa, dall'alba dei tempi noi umani ci trastulliamo con lo scomporre e ricomporre a nostro piacimento le cose che ci circondano, senza sosta, senza fine. E' un vizio antico, smarmellare il proprio io sullo spazio circostante. Non ne possiamo proprio fare a meno. E' un modo di rielaborare proprio del nostro cervello: quando siamo collocati in un contesto, per poterne ottenere un risultato siamo spronati a renderlo nostro. A farlo di nostra proprietà. A sentire dentro di noi ogni suo angolo.

Eccolo qui, il problema, il fulcro della leva: il controllo. O meglio ancora, la proprietà. Questa, questa non è una cosa da niente, anzi. E' un processo inconscio ma irreversibile. I nostri occhi studiano, la mente rielabora, le orecchie aperte, l'olfatto a cogliere segnali, è questione di attimi, e la strada è nostra. Siamo i padroni, che ci piaccia o meno.

Se si vuole capire cos'è che intendo per padroni, sarà necessaria una full immersion nel traffico romano. Una di quelle intense, per intenderci, potreste buttarvi sulla tangenziale est, o su una qualsiasi consolare (l'Appia, la Casilina o la Nomentana sono fra le migliori per questi esperimenti), rigorosamente in uscita da Roma, verso le 6-7 di pomeriggio in stagione lavorativa. Non rimarrete delusi dall'esperimento, tutt'altro: vi sarà possibile studiare tutta una serie di processi sia esterni, dedotti dai comportamenti degli altri utenti stradali, sia interni, deducibili - stavolta con un minimo di sacrosanto approccio scientifico - dai chiari segnali di rabbia, frustrazione ed angoscia che invierà il vostro cervello, il più delle volte sotto forma di confusi e fantasiosi insulti diretti a perfetti sconosciuti.

E' familiare una scena del genere, certo. Allora si può facilmente balzare al centro della questione, ma se così non fosse, basta una piccola e sommaria descrizione a rendere digeribile il tutto. Eccovi qui, in sella alla vostra fida cavalcatura a due ruote (moto o scooter non importa, per quanto lo sfrizionare continuo delle moto possa accelerare molto i ritmi del nostro esperimento), circondati da un numero spropositato di grosse casse semoventi di latta, puzzolenti, luminose ed imprevedibili, e preceduti o seguiti da un altrettanto consistente numero di pirati sui loro zigzaganti dueruote, sciabola fra i denti e pappagallo sulla spalla, pronti a saltare all'arrembaggio di ogni buco libero che la strada conceda. E' una situazione disperata, and desperate measures are called for. E' una lotta primordiale e senza esclusione di colpi, dove ci sono sì delle regole ben precise, ma che, come in ogni sport, ognuno viola sperando che l'arbitro non se ne accorga mai, e partendo dal presupposto che, in fin dei conti, la strada è pur sempre sua.

Zigzagare da un buco all'altro, un occhio allo specchietto (se non siete troppo racing da averlo chiuso) per tenere a bada la ciurma imbufalita degli scooter, l'altro al prossimo varco disponibile, un rapido calcolo delle possibilità, la sensazione di totale padronanza e controllo: la strada e vostra e vi obbedisce, si dipana come un gomitolo gettato da un tavolo, avete modo di proseguire, eccovi sulla agognata e libera linea di mezzeria, potete accarezzare il gas, quando...

Una macchina, senza frecce, decide di cambiare corsia, ed arresta la vostra corsa. Senza preavviso.
Impossibile. Imprevedibile.
Le regole sono state violate. Un istinto antico vi pervade dal capo ai piedi. La proprietà della strada è stata messa in discussione. Il diritto divino spogliato di consistenza. Il sacrilegio commesso.

Eccola, arriva, chiara e tonda, in contemporanea con le dita sul freno e col piede per terra. La Punizione. La somma punizione che elargiamo a chi ha violato il nostro territorio. Ciò che ripristina il giusto ordine delle cose e mette alla gogna il regicida impudente.
Il clacson.
Uno sta lì, fermo, e quando qualcuno viola la regola implicita ma fondamentale della proprietà della strada, si attacca disperatamente a questo strumento punitivo. Non è comunicazione, non è richiesta, non è altro: è punizione. Pubblico ludibrio, restaurazione manifesta della sacralità infranta. Si suona il clacson perché chi è davanti a noi ha violato quella regola, l'unica vera regola del Mar dei Caraibi urbano, della giungla cittadina: la strada non è sua.

E' nostra.

E va punito.


(- BIIIIIIIIIIIIIIIIIIP!)
 

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Commento di: rediand il 03-08-2012 16:04
io personalmente ci aggiungo anche un bel po di insulti....^_^
Commento di: BikerAlpha94 il 03-08-2012 18:04
Grandissimo, è sì, il clacson è la nostra punizione "divina" ahahah Very Happy
Commento di: Nike_spike il 04-08-2012 01:42
Bello il racconto ma a mio avviso ci sono soprusi da entrambe le parti.
Credo che oltre ad essere motociclisti . . siamo anche automobilisti. Se abbiamo conseguito la patente vuol dire che abbiamo sostenuto un esame e conosciamo, più o meno il codice della strada. Io vedo che solo noi italiani, al semaforo usciamo in sorpasso per metterci davanti a tutti, consideriamo la riga bianca la corsia preferenziale delle moto ma. .. . non è così è per questo che a volte chi ci precede ci fa questi scherzetti Wink e se va bene insulti ma non a ragione altrimenti ti risvegli al pronto soccorso oppure strizzi l'occhiolino a chi sopraggiunge in senso contrario.
La colpa è solo nostra. dovremmo stare in coda e superare "usando le frecce come dice il codice della strada" e rientrare in corsia.
Da motociclista, con più di un incidente all'attivo, mi arrabbio quando mi capita di essere al volante (ma anche in moto) e vedo comportamenti da far west, senza legge, dentro e fuori come se stessimo correndo una gara di coppa del mondo infischiandoci delle regole . . anche se invado la corsia . . si sposterà. Purtroppo da motociclista disapprovo chi si impossessa della riga di mezzeria, di chi non sta in coda ma passa davanti . . ecc . . In moto ci sono tante occasioni per stare nella correttezza, vivere a lungo godendoci il nostro mezzo e sfuggire alle code. impariamo a rispettare il codice della strada . . almeno quello eccezzion fatta a volte per i limiti di velocità senò che gusto c'è Wink
Commento di: LucianBelmau il 04-08-2012 20:30
Attenzione ma il mio articolo non prende le difese di nessuno, né dell'uno né dell'altro utente della strada, anzi, è volutamente e fortemente ironico (credo si capisca dal testo!), dipinge il singolo utente come una specie di eroe della strada ma parte da un presupposto volutamente sbagliato (ovvero che la strada è sua) ASD ASD

La verità è che almeno a Roma per la strada vige la legge del più forte! La strada diventa il luogo ideale per studi sociologico-psico-antropologici!
Commento di: olegmrt il 06-08-2012 16:26
interessante notare come cambi Stato/citta´ ma non i comportamenti. Laughing Dagli automobilisti che ti stringono ai due ruote che sorpassano anche te che te ne stai in coda tranquillo. Ma la "punizione" qui e´ usata quando meno serve e, a mio parere, in maniera molto ironica: Al semaforo appena scatta il giallo ( per chi non lo sapesse in germania tra rosso e verde scatta il giallo per poco ) quello dietro inizia a "punizionare" il malcapitato davanti che non e´ riuscito a partire velocemente, o quando in colonna e si crea quello spazio di 3 metri dal mezzo davanti e fai attraversare un pedone, invece di attacarti al c**o di quello davanti.
E per le poche volte che torno in "Italia" ( non saprei neanche io definire l´AltoAdige/Südtirol effettivamente ), mi accorgo che li la "punizione" sembra l´unica arma in nostro possesso. Mitra
Commento di: Ocsecnarf il 05-08-2012 13:02
Davvero divertente, per non dire spassoso! Aspetto il prossimo!
(BIPBIP)
Commento di: cokeye il 05-08-2012 13:46
Mi si è gelata la schiena quando hai scritto una macchina decide di cambiare corsia... mi sto ancora riprendendo da un frontaluccio contro uno sportello di un auto bella e perpendicolare alla mia corsia, che si è buttata senza vedere, proprio a Roma... altro che il bip ha sentito...
Cmq, vivo a Roma da anni ma non sono nato qui, e a parte gli automobilisti come quello che ho incontrato io, devo con imbarazzo ammettere che, si insomma, mi piace questo modo di vivere lo strumento strada che c'è nell'Urbe... anarchico pazzo che a Napoli arrossirebbero a vedere certe scene sulle consolari di cui parli... io vengo da un paesino dove le automobili sono perfettamente proporzionate alla portata delle strade, per cui è tutto perfettino e ordinato... capisci bene la mia meraviglia e felicità quando in sella al mio cinquantino trovavo 5 macchine ad aspettare il verde sullo stop di una strada a due corsie... bellissimo...
Commento di: FalcoStellare il 16-08-2012 19:54
Stilisticamente quasi perfetto, ma bello bello bello da leggere. Nella mia testa fulminata, a leggerlo c'era la voce di Christian Iansante. Se ci pensi, sembra fatto apposta. Bravissimo, a quando il prossimo?