Dopo quattro immensi, lunghissimi, relativamente parlando infiniti anni...

...4 fottuti “giri” che però mi pesano come 4 VITE intere... torno a raccontare di quando presi la mia prima (e tutt'ora unica) moto, all'epoca scrissi l'articolo intitolato “l'arte degli equilibri”...

Ragazzi che “saga”... Ormai mi sento (ingenuamente e ovviamente metaforicamente parlando) un po' più saggio ma altrettanto folle e innamorato (hahahah c'è gente che ha la moto da quando cammina eretta... mi vergogno quasi a scrivere, ma sono preso bene e quindi tra una birra e l'altra me ne fotto e vi scrivo...).

Vi posso dire una gran cosa... per rispondere a chi mi diceva ai tempi più o meno: “è l'emozione di chi inizia”, rispondo: “no... è una figata che continua... e non vedo l'ora di potervelo riscrivere tra altrettanti anni”, il vero elisir dell'immortalità... è finalmente nelle mie mani da abbastanza tempo per dire che funziona... la mia moto...

Se ne sono andati amici, donne, soldi, lavori, primavere e autunni, inverni ed estati... è anche arrivata la mia famiglia, la mia amata moglie, sono arrivati due cani... l'unica cosa che è rimasta da allora immutata è la mia moto...
Lei... il mio cavallo dai denti d'acciaio e alluminio, il mio totem per parlare con chi muove astri e destini... lei che quando son sporco di tristezza grazie alla giusta coppia e forza centrifuga, mi sbianca l'anima...

Che dire... Oggi dopo un'estenuate sessione di manutenzione fatta rigorosamente tra amici con la stessa passione e un officina in comune, mi sento rinato ed ho voglia di dirlo ai miei fratelli e sorelle su due ruote.
Ho voglia di scrivere, di dirvi che ancora adesso quando mi passano e salutano mi sento vivo, che a volte pur di salutare seppur in curva, alzo l'alluce e l'orecchio ma saluto...

Sento ancora i profumi vividi come sogni lucidi e vedo, a differenza di prima, non solo lo schermo in 16:9 e al rallentatore come in Matrix, vedo addirittura in 3d...
Sento il sole battermi in faccia e la voglia di urlare insieme al cuore della mia moto, sento che ogni volta che salgo su quella sella, il tempo si possa quasi fermare per essere dilatato come pongo nelle mani di un sapiente creatore.

L'unica nota è che... come allora d'arte si tratta, di restare in equilibrio con se stessi, di dosare potenza e umiltà, d'essere genuini, salutare e fermarsi per assaporare quel poco di libertà che ci rimane, quella che ancora ci mostra quanto è bello giocare come bimbi in spiaggia disegnando sogni con paletta e secchiello sulla sabbia.

Un abbraccio forte a tutti i centauri che amano come me l'aria e le due ruote, vi voglio bene.