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Oltre la porta
Scritto da Doc_express - Pubblicato 16/03/2012 16:36
Un ragazzo, un incidente, il buio... storia fantastica (ma non troppo) di un dramma ricorrente

E SE FOSSE SMALLMAN?

La notizia di un ventenne bresciano preso in pieno con lo scooter da un ubriaco e drogato in macchina a me è entrata e uscita dalla testa in meno di un secondo. Molti pensano che succeda solo agli altri, molti che guidano pensano che sia lo stesso bere o non bere. Qualcuno sulla guida da ubriaco ci scherza e fa pure le battute cretine.

Ho sentito molta gente tuonare per le misure restrittive anti alcool e droga del governo, macchine sequestrate e multe galattiche e molti li ho sentiti bestemmiare dopo essere stati acchiappati.
Però di fronte a questa ecatombe stradale anche io che normalmente me ne sbatto dei drammi altrui (specialmente a quelli successi a migliaia di chilometri di distanza) ho dovuto scrivere un qualcosa per sensibilizzare coloro che magari oggi per età non hanno la patente ma magari domani… e adesso intanto bevono…


CHI E’ SMALLMAN

Il nome in codice identifica un ragazzino di Saluzzo che ascolta la nostra stessa musica e che beve la stessa birra.
E’uno dei tanti che frequentano il locale dove vado di solito ma rispetto agli altri è più piccolino, magro e decisamente indifeso.

Smallman (del quale non conosco né il nome né il cognome vero) è uno dell’Hollister, che viene ascolta beve e sta con noi. Questo è sufficiente. Come anche sono nomi in codice i vari Duckface, Siddartha, Napo, e Bepy.
Il piccoletto in realtà sta bene, ma cosa sarebbe successo se al posto di quell’anonimo scooterista di Brescia fosse successo a qualcuno di noi?


COSA NON DEVE ACCADERE

La notizia ci prese tutti come una doccia gelata. Già gli alberi stavano ingiallendo, settembre era agli sgoccioli e la stagione invernale arrivava a tutto vapore dal nord. Una macchina ha centrato Smallman, "un tossico di merda" ci ha detto Duckface.

Della sua bici ne era rimasto un groviglio di tubi e ferro nel quale le parti speciali della odissey risaltavano con il colore violaceo caratteristico.
I medici non erano ottimisti, a parte il braccio sinistro rotto non c’era niente nel corpo che non andasse. La capocciata contro il vetro della macchina era stata la parte grave invece, un po’ come quando compri qualcosa al supermercato, ti cade e la scatola resta intera ma dentro si rompe tutto (e se sei furbo la rimetti sullo scaffale e compri qualcos’altro).

Il braccio secondo i medici sarebbe andato a posto da solo e tra un po’ si sarebbe tolto il gesso.
E noi lo vedevamo lì sdraiato di schiena con gli occhi a guardare il cielo anche quando il cielo è un controsoffitto con il neon in una stanza d’ospedale.

Di quel ragazzino così vivo e rumoroso era rimasto solo l’involucro esterno. Respirava da sé ma tutto il resto era fermo. Linee continue sul monitor dicevano che lui non era più lì, il suo cervello era come un motore spento, c'è la benzina, ma niente scintilla e la chiave spenta.

Ogni tanto qualche guizzo su una delle linee del monitor che faceva ben sperare i medici ma nulla più.
Gli occhi aperti nel vuoto che non guardavo nulla, il corpo caldo ma del resto niente.
Sua madre nella stanza snocciolava i ricordi, nell’aria volavano le note di "day after day" dei savatage, un piccolo mondo quello di smallman.

Una boccia a soffitto con una lampadina da 60 w illuminava una stanzetta di 3 metri per due con all’interno quello che serve a un piccolo uomo. Sulla scrivania più bassa del normale un computer netbook e una catasta di libri di scuola.
Il letto lungo solo 1,50 appena rifatto con il pigiama che sporgeva da sotto al cuscino.

Tanti oggetti appoggiati qua e là, il poster dello skater di turno sul muro e un quattordici pollici sulla mensola.
La radio sul davanzale della finestra, una radio come tante altre, ma in quella stanza piccola sembrava più piccola del normale pure lei.


AL RUMUR DLA DRAG PIPE FA DISVIE’I MORT

I medici ci hanno detto che magari lui sentiva qualcosa e dovevamo provare a fare sentire la nostra presenza, magari con suoni o immagini. E allora via, ci diamo da fare per cercare stimoli acustici sufficienti a riportare in vita colui che doveva tornare, dovevamo farlo tornare.

Registrammo voci, andammo in tanti a parlargli e lui ogni tanto ci rispondeva con un picco su qualche linea. Napo gli parlò a lungo.
Bepy fece tuonare il suo shovelhead nel microfono del registratore per dieci lunghi minuti, e provammo pure con quello.

Passammo tutta la discografia dei savatage che a lui piaceva molto, fino a uccidere le batterie dell’mp3 di Siddartha (che una volta finite gli parlò a voce per ore), ma nessuno ci rispose.
Avevo delle registrazioni dei miei video di snowboard e feci passare pure quelle. I “generale lee” ci dettero un live e noi lo passammo diverse volte.

Sua madre era l’ombra di sé stessa, mangiava e dormiva lì con un occhio sui monitor, si concedeva una mezz’oretta di sonno con noi che gli davamo il cambio per cercare di rimettere in moto cosa era stato spento troppo presto.
Facemmo ogni sorta di registrazioni, la macchina del caffè di Lello, la chitarra di frank, tutto cosa aveva visto o sentito smallman glie lo riportavamo... ma niente .

Una sera ricordo ero un po’ più incazzato del solito, scavalcai la porta del cimitero e andai sulla tomba di mia madre mi sedetti e iniziai un lungo monologo.
Gli dissi che non era giusto *****! Per colpa di un ciucco drogato di merda perdere uno dei nostri, sarà pure stato un nano, avrà pure avuto vent’anni in meno di me ma non era giusto. Con tutti coloro che spacciano rubano stuprano e ammazzano lui non meritava di finire così.

Se era vero che c’era un mondo dei morti perché ci andavano solo i migliori, perché le carogne erano tutte vive e vegete?
Dove era la giustizia divina? Dove era il Dio che sta nei cieli e tutto vede? Forse era a guardare la televisione per decidere dove mandare uno tsunami o magari a fare morire di cancro qualche innocente. Ah dimenticavo magari a fare incendiare qualche fabbrica prima di Natale con annessi morti e feriti.

Ma niente e nessuno a parte un gatto nero che nell’ombra sentivo camminare e ne vedevo gli occhi lucenti mi stava ad ascoltare.
Me ne tornai a casa, pronto per un'altra giornata di lavoro e poi all’uscita andare come da un mese a questa parte a cercare di mettere in moto quel piccolo motore.


SMALLMAN E’ TORNATO

Passò ancora un mesetto senza risultati poi un guizzo, poi un altro poi sempre più vicini come un vecchio e glorioso bicilindrico che starnuta scoppietta e poi tende a ripartire.
A vedere quella attività sullo schermo sua madre si ridesta dal dormiveglia, gli afferra una mano, gli alza la cuffia del lettore, gli parla.

Su quel volto fermo si comincia a muovere qualcosa, poi di colpo la testa ruota leggermente verso di lei poi un po’ di più. Gli occhi di sua madre brillavano come due fari alogeni da macchina da corsa, almeno 100 watt.

Quella sera all’Hollister c’era un'altra atmosfera, diversa dal solito. La macchina del caffè non faceva più lo stesso rumore mentre la gibson “diavoletto” di Frank aveva un suono tagliente come una motosega. Tra di noi c’era una strana allegria, Lello propose una cosa molto utile, con i soldi dei fiori che volevamo raccogliere gli comprassimo invece un altro ferro due ruote?

Bepy e Napo andarono da Salvadori con la punto blu e il padre di Bepy a vedere se aveva un freestyle da 20” usato che non costasse troppo e andasse bene. Trovarono una Hoffman con i freni da fare ma perfetta.
“ai freni ghe pens mi” disse Bepy e la presero.

Si arrivò al 20 dicembre prima che smallman fosse di nuovo lui, e potesse muoversi e camminare come prima però quella sera all’Hollister c’era un'altra atmosfera, era di fatto avvenuto il regalo di natale, quell’omettino da nulla era ritornato come nuovo. E noi eravamo tutti con lui a festeggiare.


OLTRE LA PORTA

Una sera parlando con lui gli chiedemmo che cosa aveva visto e sentito quando era dall’altra parte. Chi rispondeva che aveva visto colori chi un mondo bianco. Lui ci rispose che era tutto bianco, non c’era niente e nessuno. Sentiva in lontananza voci e musica. Poi un giorno arrivò una signora con una macchina granata di vecchio tipo. Si fermò a 50 metri da lui, scese e cominciò a chiamarlo suonando ogni tanto il clacson attraverso il finestrino aperto.
Lui si avvicinò e gli chiese chi fosse e lei gli disse che era un amica di tutti coloro che lo avevano visto e sentito.

Lui salì in macchina, la signora mise in moto e partì adagio, 40 e forse cinquanta all’ora non di più.
Dai finestrini e dai vetri scorreva tutto bianco, erano ore che viaggiavano con la signora che ogni tanto sterzava, si sentiva la curva ma non si vedeva niente. Poi, poco per volta le immagini di terreni incolti, case lontane. Arrivarono di fronte a una porta alta. La signora si fermò, lui scese e richiuse la porta poi andò dall’altra parte della macchina a ringraziare e salutare.

Mentre la macchina se ne andava via lui afferrò la maniglia e tirò con forza. La porta faceva un millimetro per volta cigolando come fosse stata chiusa per secoli, poi la riuscì ad aprire di quei venti centimetri che bastavo a lui.
Ci si infila dentro e il vuoto, cade e si vede dall’alto in quel letto d’ospedale e poi dentro al suo corpo di nuovo.

E il resto è storia… e magari sarà scritto sui muri dell’hollister o in qualche canzone nella quale i gruppi minori parleranno delle avventure di un omettino piccolo piccolo e del suo ritorno.
 

Commenti degli Utenti (totali: 21)
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Commento di: JH il 16-03-2012 18:25
Woah...
Commento di: 42 il 16-03-2012 20:26
Niente male, niente male.
Commento di: Doc_express il 18-03-2012 07:04
Lo avevo scritto (e solo ora l'ho finito) perchè avevo sentito giustificazioni grottesche da parte dei troppi ubriachi/drogati che venivano pizzicati al volante.
Spesso dietro una svista piangono troppe persone.
Commento di: GodlikeRX il 16-03-2012 20:38
Chapeau! Scrivi molto, molto bene.
Commento di: kli il 16-03-2012 22:48
sei molto bravo a scrivere... complimenti è stato un piacere leggerti
Commento di: maskedog il 16-03-2012 23:34
ci sai fare con la tastiera :-) bel racconto e bello stile....hai descritto una storia comune della provincia italiana con un non so che di anglosassone...io vedevo anche la nebbia in mezzo alla tua storia mentre la scorrevo, sei bravo, complimenti!
Commento di: Doc_express il 18-03-2012 07:06
Adoro l'ambiente delle birrerie. Poco importa se il locale è frequentato da punk o da skinhead. E' un ambiente molto diverso dalle discoteche che NON approvo.
Commento di: PaoloG il 20-03-2012 23:03
Perchè nelle birrerie giuste si parla con gli amici e si ascolta musica suonata da persone che hanno qualcosa da esprimere...

Gran bel pezzo Doc, toccante davvero.
Commento di: zampa1990 il 17-03-2012 08:31
Complimenti, racconto davvero toccante...

W le due ruote, W la vita
Commento di: 2icc il 17-03-2012 09:09
Ottimo racconto!!
Commento di: vitasulfuoco il 17-03-2012 18:32
Hai descritto un dramma! Molti trovano la donna l'auto la porta, saltano e tornano, altri no.
Hai detto maledettamente bene come si vivono quei momenti.

Vitasulfuoco saluta
Commento di: since1975 il 18-03-2012 20:42
Ho avuto la sensazione molto forte di aver letto qualcosa che ho scritto, allo specchio. Siamo forse sintonizzati sulle stesse frequenze, o attingiamo dallo stesso fiume di idee, comunque sia mi trovo e mi ricosco nei periodi. Bello, emotivo, ritmo da cronaca, senza fronzoli, un pò cupo ma al tempo scanzonato. Bravooooooooooooo!!!!!!!!!

Ora ti piazzo l'altra faccia, sei libero di rimuovere il commento se non ti aggrada:

Sono in giro da quanto? Cristo che sete! Le budella si ribellano, devo sedarle al più presto.
Forse il vecchio Mario mi allunga gli scoli se gli faccio il solito favore, ma per farlo devo prima andare da Coso, ma da Coso senza bere non ce la faccio, che circolo vizioso di merda. In più mi sta salendo l' angoscia, che insieme all'astinenza non mi fà ragionare per niente. Che dannata sfiga di merda , sarebbe bastato bere ancora un sorso e avrei evitato quel coglioncello in mezzo la strada, sarebbe bastato un frammento di secondo ed ora dovrei preoccuparmi solo di rimediare da bere invece di questo fottuto casino cosmico.
Quando è successo? Che ore erano? E dove? Non ricordo quasi nulla, ricordo solo lo schianto improvviso, le urla, tutto quel sangue, sono scappato a velocità warp.
Ed adesso? Che faccio? Sono tutti a dormire, saranno le 4 , dove vado? Giusto! La stazione, a rovistare fra i rifiuti, qualche goccio nelle bottiglie sicuro lo trovo.
Sto buttato sui sacchi di immondizia, ho rimediato la quantità di alcol che mi toglie i brividi, ma sono lucido, sto realizzando cosa è successo, cosa ho fatto, come mi chiamo, dove sono.
Non è un bello spettacolo. Mi sale una rabbia devastante, penso a quel ragazzo, poveraccio, che c'entrava lui? Che C'entrava lui con me? Perchè ci devono rimettere sempre gli sfigati come e me e lui? Perchè? Non lo so, so solo la rabbia mi sta facendo impazzire, sono nero come non mai, potrei uccidermi e forse più tardi ci provo.
Ma prima, prima devo fare delle cose, devo andare a trovare i vecchi.
Al seminterrato del PlanetBet , posto dove mi sono ubriacato prima dello schianto, dove mi ubriaco spesso e dove mi gioco tutti i soldi che racimolo per strada, sbatto sul tavolino di Franco
le ultime banconote trafugate dalla giacca di quel bastardo di Coso mentre gli facevo il servizietto, e ricevo in cambio la 38 e 10 pallottole.
Esco, torno da Coso, mi apre incazzato gridando di ridargli il maltolto, gli sparo un colpo dritto in fronte.
Passo da Mario, Mi faccio dare tre bottiglie di qeullo buono sotto minaccia, bevo con lui, e gli dico che anche lui ha fatto altrettanto con me, non capisce.
Mario mio, mi hai lasciato bere, a 14 anni, a15 anni, a 16 anni, prima le birre, poi i campari al gin, prima per sciogliermi e farmi coraggio, poi per non pensare allo schifo in cui vivevo, poi per alleviare le botte e le torture psicologiche dei miei, e infine mi hai lasciato affogare nell 'alcol tutti gli abusi subiti.
Il secondo colpo è per lui.
Vado a casa dei miei, entro di nascosto, mi introduco in camera da letto, trovo mia madre sfatta di eroina, la lego. Scendo nella sala hobby, trovo il vecchio che dorme sul seduto sul divano, coi pantaloni calati e la tv accesa sui porno, le mutande calate, cicche e bottiglie ovunque. Lego anche lui, poi lo sveglio, s'incazza come un bue, ma non può far niente, gli racconto cosa è la mia vita da 5 anni a questa parte, ne ho 20 ma mi sento così vecchio e finito.
Gli dico cosa hanno generato tutte le sue azioni , compreso me, compreso, il ragazzo con la bici, compreso i cadaveri che sto seminando e presto anche il suo, e che se si vuole salvare mi deve spiegare la verità, mi deve dire i perchè!
Già sò, non trovo risposte qui, solo merda. Piange ora, singhiozza l'animale.
Il 3 colpo è per lui,
il 4 per mia madre, che neanche ho lasciato svegliare.
Poi mi dirigo all'ospedale.
Chiedo al pronto soccorso di un ragazzo investito nella nottata.
Mi danno indicazioni.
Mi aggiro per i corridoi con la nausea che mi pervade.
Ci sono quasi ormai. devo tenere ancora un pò.
Arrivo nella sala di attesa, ci sono ragazzi, ragazze, uomini e donne, una signora piange e sbuffa come una donna in cinta con le contrazioni.
Mi avvicino, le chiedo se è la madre del ragazzo investito, si è lei.
Le dico che le devo parlare, però in disparte.
Usciamo dal pronto soccorso e iniziamo a passeggiare sull'erbetta del prato antistante.
Le chiedo del figlio, lei mi dice dei danni, del trauma cranico, del coma, dell'impotenza che prova, dell'ingiustizia subita, del farabutto scappato, che non ci sono testimoni.
Io la fermo, l'abbraccio, la guardo negli occhi e le dico che una giustizia infine ci sarà, che è nelle nostre mani decidere di non commettere errori o di non ripeterne, che è tramite le nostre mani decidere di cambiare il mondo.
Tiro fuori la pistola e mi sparo dritto tra gli occhi.
Bianco, tutto è bianco,
ad un tratto sento il rumore di un motore avvicinarsi,
pian piano il bianco sbiadisce, sembra di stare nella nebbia, appare un pulmann,
mi si avvicina, mi si accosta, si apre la porta e dei gradini automatici mi arrivano ai piedi, salgo e sul pulmann tutti iposto sono occupati tranne uno, quello singolo dietro l'autista.
Mi siedo, si parte,
poi buio.

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Ho sempre pensato che non ogni problema deve essere risolto alla radice, tutto il resto, non serve a niente.
Non è il chiedersi perchè ci vendono sigarette e alcol e tante altre cose che legalemnte ci ammazzano, o che tanti assumono droghe illegali e alcol, ma chiedersi perchè si ha bisogno di fumare, di bere e di drogarsi. Una società evoluta e moderna si interrogherebbe sul perchè e cercherebbe di risolvere il problema.
Non è il nostro caso, Non è il nostro Mondo.
Commento di: Doc_express il 19-03-2012 07:08
Vasco rossi,nei tempi d'oro in una canzone cantava"sensazioni sensazioni ....vogliono tutti provare....non ci bastano le solite emozioni....vogliamo bruciare".E una volta accesi non ci si spegne più. Negli anni si è aumentato il consumo di sostanze,legali e non e sta aumentando il numero di persone che ci cade all'interno. Stanno cambiando i tempi. Stanno cambiando le persone.Ho avuto diversi che hanno preso questa stada delle "forti" emozioni.
Videocassette come trainspotting sono sparite da tempo dal mio mobile e hanno trovato da tempo la strada del bidone,volutamente dopo essere state rotte.
La legge in sostanza obbliga a non guidare se si ha bevuto,e non dice altro.
Non è una proibizione a bere o a guidare ma è il divieto di fare entrambe le cose insieme. Perchè è facendo le cose insieme che si fanno i danni.
Ci sono un mare di persone che in famiglia hanno dei problemi,e ci sono molti modi di risolverli,non necessariamente quello di affogarli in un mare di droga e alcool.Si può anche tagliare la corda,ma spesso è più...comodo...restare o non si hanno gli attributi per reagire perchè sono stati tritati dalla droga e dall'alcool...
La differenza che passa tra chi beve una birra in compagnia o chi invece si devasta io lo trovata in un termine: "tossicume"
Il termine tossicume è la somma dei termini “tossicodipendenza” e “ lordume”
e ha un significato chiaro e capibile. Tutto ciò di sporco che si porta dietro una tossicodipendenza. Tossicume è quella notevole quantità di schifezze che trovi dentro casa di una persona dedita a rovinarsi e a non pensare. Sigarette aperte e lasciate in giro. Lattine di birra vuote e abbandonate a puzzare. Caccole in giro,mozziconi e schifo (per non arrivare
alle siringhe usate dei soggetti pronti per la discarica) che fa bella mostra di se in tutta la casa.
Io non sono un fautore della casa pulita e in ordine ma un conto è avere su un tavolino uno stereo mezzo smontato in attesa di ricambi e un conto è avere lo schifo in giro per casa.
Non è cattiveria ma l’ordine mentale inizia proprio qui. Dall’assenza di tossicume. Ci sono cose che in casa non ci devono stare.
Come ci si fa a cadere? Mancanza di autostima,mancanza di autocontrollo,falsi amici ( i peggiori) o anche predisposizione. In qualche caso perchè "fa comodo" a chi smette di pensare e a chi vuole farlo/farci smettere di pensare o "è divertente". a volte i drink bestailmente carichi di alcool vengono spesso presentati con ombrellini e spizzicherie da ragazze tettute e senza cervello (o se ce lo hanno,è in mezzo alle gambe) che invogliano a bere questa porcheria. Perchè pagate per farlo. E l’alcol si fa sentire sia nella mente che nel corpo,magari si barcolla di meno ma alla curva si va dritto o si stira il primo malcapitato.La droga non è una cosa moderna,negli anni settanta ci si bucava poi ci si impasticcava,ora si fanno tutte le cose insieme e si tira cocaina come gli aspirapolvere. Naturale aspettarsi qualche cedimento. Ricordo che nessuna legge obbliga a drogarsi e quelli che dicevano “droga libera” negli anni che furono ora sono sotto terra o vestiti in giacca e cravatta a leccare il fondoschiena al sistema. E magari nel fine settimana a promuovere la droga in cerca di nuovi soggetti da rovinare...
Commento di: tilt il 19-03-2012 09:40
Bel racconto, non mi soffermo sulla "denuncia sociale" dello stesso, è quasi scontata anche se scontato ricordare di non nuocere agli altri e a sè stessi non lo è mai.

Però bello; quello e il "continuo" tra i commenti.

Mi è piaciuto molto leggerli.
Commento di: AlbertoSSP il 22-03-2012 12:05
Non è vero che negli anni è aumentato l'uso di sostanze.
Negli anni '70/80 si era messi ancora peggio per via di droghe.
Però oggi si guida di più... anche quando non si può...
Commento di: Doc_express il 23-03-2012 07:07
Si viaggia tanto di più,verissimo. Purtroppo sono solo un ricordo le festacce "agricole" nel quale in mezzo a un prato con un fuoco,qualche fiaccola e uno stereo improvvisato ci si divertiva e a volte si faceva mattina.
Adesso si fa la spola tra le feste,poi la disco,poi al mattino il bar...
Inoltre una volta i fattoni erano meno....visibili di oggi.
Commento di: SparklePlenty il 22-03-2012 15:30
Davvero molto bello questo racconto. Scrivi molto bene, complimenti!
Commento di: metallarofolk il 22-03-2012 19:45
Secondo me chi viene pizzicato a condurre un mezzo a motore sotto l'effetto di alcool o droghe non deve vedere più la patente! Altro che sospensioni di un anno o menate del genere! Non guidi più e basta!
Commento di: scramjet il 25-03-2012 11:32
toccante...emozionante...
Commento di: Ner0 il 25-04-2012 19:06
Ho la pelle d'oca tutt'ora, bravo davvero! Sei bravissimo a scrivere! Tanto di cappello..
Commento di: El_Rosso il 21-06-2012 08:59
gran bell'articolo. molto toccante come vi siete comportati con smallman. mi ha commosso.