Buon Compleanno cara la 'mia' Honda VFR750.

Con questo sono ventisei in tutto.
Venticinque da grande signora della strada e il primo di un nuovo corso, che nessuno dei due, né io e né te conosciamo ancora.

Ti sei fatta la bellezza di 140000 Km, i paesi Europei più disparati e i viaggi all'insegna delle condizioni più avverse per noi motociclisti. Hai visitato i circuiti Europei più belli e hai visto quelle gare, dove quelli sì erano corridori, non come quei piagnucoloni del giorno d'oggi, che se vedono un muretto non protetto si prendono paura.

Ti piaceva gironzolare sotto la pioggia e anche con il freddo. Il tuo compagno diceva sempre che in queste condizioni non c'era nessuno in giro, c'erano soltanto "Quelli Buoni".
Sei una delle ultime a carburatori, il tuo colore rosso ancora fiammante, i cerchi bianchi, senza un solo graffio e una sola macchia, il tuo scarico originale, imballato con cura sullo scaffale in bella vista in garage, perché sarebbe dovuto tornare al suo posto, una volta che, dopo i venticinque, saresti stata iscritta al registro storico.

Ma non hai fatto in tempo, almeno ancora no, per adesso.

E' un anno esatto che riposi in garage, quel garage destinato tutto per te, aspettando magari il tuo compagno che non tornerà più, perché a volte l'impressione, quando io e te siamo chiusi li dentro, è che possa sbucare all'improvviso per riportarti a scorrazzare chissà dove.

La si sente la percezione di tutti quegli anni che hai fatto in giro per le strade, lo si percepisce dentro al quel garage.
Lo si sente l'odore, di quando indosso quella tuta che non è mai stata e mai sarà mia, quando indosso quegli stivali rovinati dal tempo che ancora puzzano, sì puzzano di asfalto, di strada, d'acqua, di polvere, e odorano del suo padrone.
Me lo vedo ogni volta che indosso i suoi guanti. Ogni volta che ruotando i polsi vedo il palmo sinistro tutto consumato.

Cara la mia Honda vfr750… sei sempre stata elegante, sincera, trasparente e graffiante come il tuo compagno.
Mai una penna, una sgommata, un gesto sciocco o plateale, non hai mai fatto la prima donna davanti a un bar o in cima a un passo, mai nessuno si è girato al rumore del tuo passaggio, avevi un altro modo di farti sentire, di farti vedere come eri fatta, e di cosa sapevi dare.

Il tuo compagno me lo diceva sempre, che l'asfalto non era fatto per strisciarci il ginocchio.
All'asfalto ti ci dovevi appoggiare sul serio, diceva… lo dovevi capire, lo dovevi distinguere, te lo dovevi fare amico e soprattutto, la cosa che mi insegnavi sempre era che lo dovevi rispettare, lui e tutti gli abitanti del suo ambiente.
Mi dicevi sempre che la linea di mezzeria divideva questo ambiente in due.
Uno era il tuo, l'altro non dovevi mai violarlo.

E quando arriva quella curva, quella curva perfetta sulla sinistra, a salire, completamente visibile, libera da tutto e da tutti, ti giravi verso di me, col pollice alzato.
Con eleganza, sicurezza, senza mai eccedere in velocità, cominciavi a scendere, a piegare, fino a che staccavi la mano sinistra dal manubrio per accarezzare col palmo a terra la linea bianca di mezzeria per tutto il raggio della curva, senza mai perderla, disegnando così una traiettoria rotonda perfetta.

Mi guardo quei guanti che ho indosso, ridendoci sopra, chiedendomi come diavolo facevi, mi viene quasi da scherzarci sopra quando a cavallo di quella sella, ti accendo, ti scaldo piano piano… ti porto su di regime e con i giri che salgono, sale anche quella maledetta rabbia, tu sei ancora qui in garage e sarà veramente impossibile riportarti a gironzolare come faceva il tuo compagno.

Per ora mi accontento di prendermi un pochetto cura di te, poi oggi è il tuo compleanno, cara la mia Honda vrf750, il primo anno di una nuova vita che non hai ancora iniziato a vivere, ma se mi sarà permesso, anzi se mi sarà chiesto, ti porterò via da quel garage, ti iscriverò a quel registro storico e ti porterò finalmente in cima a quel monte, dove neanche tu riesci a salire, perché strade lì non ce ne sono, c'è solo il silenzio, il rumore del vento e quella maledetta neve bianca, che quel giorno portarono via il tuo compagno lasciandoti ferma in quel garage.

Dopo potremo iniziare a divertirci, mi potrai insegnare tante cose, e quando ci becchiamo quella curva a sinistra, quella buona, io la mano in terra ce la provo a buttare, ho la sciocca presunzione di pensare che il tuo compagno si farà una sonora risata, ma mi terrà su, ne sono sicuro,evitandomi il pattone in terra.

Ti vuole troppo bene il tuo compagno e non permetterà che un idiota come me possa rovinare le tue carene.

Ciao, Motociclista... elegante.