La prima volta che ho capito di voler davvero una moto

A me sin da piccolo son sempre piaciuti i motori e il loro baccano... Rimanevo affascinato e meravigliato dal loro frastuono, l' eleganza e la rudezza delle loro forme, lo sfavillio delle loro vernici, e il genio di chi le disegnava. Così come io le seguivo a bocca aperta con lo sguardo, così faceva mio padre, due bimbi che fissavano il giocattolo appena concepito.

Tutta questa mia passione è stata concentrata solo sulle auto; dato che mio padre è sempre stato un sano appassionato di motori, io da bravo figliuolo mi affiancavo al mio vecchio e lo emulavo... tutto questo sin all'età di 8 anni, un pomeriggio di marzo se non ricordo male.... andiamo tutti al capannone di mio zio, uomo con enormi attributi, che da zero è stato capace di aprire un attività di carpenteria pesante, e di avere dei suoi operai...

Arriviamo in capannone, e io da bambino, curioseggio in giro fino a vedere una cosa a me strana: un enorme cosa coperta da un telo nero, si intravedono solo le ruote, enormi, nere, e i cerchi, di un giallo smorto... tocco il telo per capire cosa c'è sotto, accarezzo quella superficie misteriosa... chiudo gli occhi e vedo un paesaggio stupendo, una strada perfettamente diritta, contornata dalle meraviglie della natura, sento odori inebrianti... continuo a toccare e perlustrare con le mani quella cosa stupenda, arrivo fin sopra il telo, la mia mano affonda nel vuoto del telo, fino a recuperare quella superficie ispiratrice, tachicardia e stomaco in subbuglio...

All'improvviso una pesante mano nodosa mi colpisce la spalla, salto via... è mio zio, quell'omone enorme pieno di capelli lunghi e disordinati mi ha sempre un pochino spaventato; io lo guardo con gli occhi già pieni di lacrime dallo spaghetto... lui mi guarda, sorride, e mi dice "vieni con me"... mi allontana leggermente con la mano, toglie il telo nero, e il mio cuore si squarcia: una motocicletta, gialla, mostruosamente bella, da brivido, con 2 enormi tubi sotto al codone, color metallo... mi prende sotto le ascelle, mi ci fa sedere, la mette diritta, alza il cavalletto, e la sposta in mezzo ai miei genitori, con orgoglio, col fantino sopra di essa... io avevo le mani già in cerca dei semimanubri, non capivo niente su quella astronave...

Poggia il cavalletto a terra, mette la chiave nella serratura, si sente un ronzio... mio zio indica un tastino, "premi" mi dice... io curioso obbedisco... un boato arriva da sotto di me, mi spavento, mi aggrappo al serbatoio... mio zio sorride e ridacchia, io dopo pochi attimi mi ergo col petto retto e ascolto in silenzio il tintinnio, la voce, il cuore di quell' ammasso di ferraglia... il mio primo amore vero... ricordo abbastanza nettamente che quando l'ha spenta, mi misi a piangere, non volevo scendere... da quel momento ho iniziato a desiderare una moto tutta mia, da quel momento, forse, son divenuto motociclista... desideroso di vivere quel sogno assurdo...