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Viaggio ad Auschwitz...
Scritto da fip144 - Pubblicato 11/08/2011 14:16
Un viaggio che mi ha segnato emotivamente... Compagna di viaggio: CBF 600 Honda.

Ecco una descrizione del mio viaggio da Praga a Oswiecim..

"Sono partito da Praga a malincuore, quella mattina alle nove del 27 giugno 2007, dopo aver passato cinque giorni stupendi, tra buon cibo e belle donne, ma la mia “missione” doveva ancora aver luogo… arrivare ad Auschwitz prima di sera, senza navigatore e con l’ausilio di una sola cartina stradale acquistata in un ufficio turistico in centro a Praga.
Il viaggio era di “solo” 480 km circa, diciamo una tratta tranquilla, e speravo di coprirli tranquillamente in circa sei ore e mezzo circa, ma gli imprevisti sono sempre in agguato.

Fino a Olomouc, circa 280 km dopo, tutto bene, la strada era ben segnalata e di ottima percorrenza, ma da quel momento le indicazioni spariscono e devo chiedere informazioni nel mio inglese scolastico e con l’ausilio della mia cartina.

Trovo, come del resto in tutto il mio viaggio, molta gentilezza e comprensione nell’indicarmi la strada e più di una volta mi sono chiesto se noi italiani siamo così gentili con gli stranieri in difficoltà.
Mi indicano come uscire dalla città e che strada prendere per il confine polacco, ma dopo altri 100 km circa il secondo vuoto stradale… non voglio fare lo schizzinoso ma la lingua ceca proprio non la capisco e a Frydek-Mistek invece di prendere la strada per il confine, vado verso Ostrava e li, in questa splendida cittadina, mi perdo in maniera assoluta.
Chiedo indicazioni, ma non mi capiscono e credo di essere stato mandato in tutte le direzioni, ma non in quella che volevo io. A un certo punto, dopo aver perso almeno un’ora per le vie di Ostrava, vedo una pattuglia della polizia, chiedo indicazioni e finalmente mi indirizzano per il confine.

Finalmente arrivo al confine (sono circa le tre del pomeriggio), mi controllano i documenti, e mi avvio verso Bielsko-Biala, la mia prossima tappa vicino ad Oswiecim.
Premetto, tutte le volte che chiedevo informazioni chiedevo di Auschwitz e non del paese di Oswiecim, ma a quanto pare tutti capivano dove volessi andare.

In Polonia tutto cambia, le strade sono a dir poco oscene, penso che in Italia non esistano strade così dissestate. L’asfalto è talmente consumato dai camion che ci sono solchi di 20-30 cm di profondità ed io sono in moto, con due valigie laterali ed una dietro a dir poco piene.

Dopo circa 40 km arrivo a Bielsko-Biala e li riappare l’incubo della segnaletica, il polacco è ancora più difficile da capire che la lingua ceca, (non che capissi il ceco) e mi perdo per l’ennesima volta ma, miracolo! incontro un motociclista che mi scorta fino all’uscita della città e mi indica la giusta strada.

Il momento è arrivato, dopo tanta strada e con una stanchezza immane, arrivo a Oswiecim verso le 18 e la prima cosa che faccio è andare a vedere dove sono i campi di Birkenau e Auschwitz.
Arrivo a Birkenau, appena fuori il paese di Oswiecim, parcheggio la moto, entro nel book-shop e chiedo per entrare, una ragazza gentilissima mi dice in inglese che se non chiedo una guida che mi accompagna per il campo posso entrare liberamente (?).
Entro.

I primi brividi si fanno sentire. I tedeschi nel ‘45 prima di scappare bruciarono tutto e sono pochi i capannoni rimasti intatti. Dall’entrata principale la ferrovia, che porta allo smistamento, termina in fondo al campo e da quel punto, in tutte le lingue, ci sono lapidi che ricordano come monito all’uomo quello che l’uomo ha fatto, l’orrore della deportazione e della morte.

Faccio un po’ di foto e con il magone mi incammino verso l’uscita, prendo la moto, mi sento al telefono con un mio amico, e verso le 19.30 vado verso il centro del paese alla ricerca di un albergo per la notte. Qui cominciano i guai. Carico di stanchezza del viaggio mi metto a cercare e dopo aver girovagato per il paese, trovo un albergo.
Entro nella reception, ma alla mia richiesta di una camera la risposta è negativa. Sconsolato e stanco continuo la mia ricerca. Dopo pi di un’ora in giro per il paese, dopo aver chiesto di un albergo a metà paese e con le luci del giorno che cominciavano a calare, ormai quasi in preda al panico e con la consapevolezza di dover dormire su una panchina in un parco, trovo una macchina della polizia in una strada nascosta con un poliziotto che stava facendo i giochini al cellulare (verissimo!!!).

Catturo la sua attenzione e gli chiedo di un albergo (qui viene il bello ed è tutto vero) si mette a pensare e dopo un po’ mi dice “follow me”, seguimi! Il poliziotto sale in macchina ed io lo seguo come un segugio. Mi porta in tre alberghi, che io non avrei mai visto neanche se sapevo dove fossero, ma in tutti non c’era posto. Allora il poliziotto mi porta come ultima chance in un ostello a poca distanza dal centro e, dopo aver aspettato che io chiedessi alla reception, mi fa un cenno se ho trovato posto, io gli rispondo finalmente di si, e lui, con un saluto all’americana con il pollice alzato, mi saluta, sale in macchina e se ne va via sgommando. Domanda: in Italia i vigili urbani fanno la stessa cosa con gli stranieri? Mah…

Sono le 21.30, consegno i documenti alla reception dell’ostello e dopo aver sbrigato i dettagli burocratici, stanchissimo, vado a prendere la moto per parcheggiarla all’interno della struttura. Ero veramente stanco, distrutto… appena metto in moto e tolgo il cavalletto perdo l’equilibrio e cado praticamente da fermo. Rimango incastrato sotto la moto per un buon minuto, incapace di rialzarmi e tantomeno di rialzare la moto ancora accesa e carica delle valigie. Vengono a prestarmi soccorso i ragazzi della reception ed un custode, io inerme sotto la moto incapace di muovere un dito.
Riesco ad andare in camera e dopo aver mangiato qualcosa mi butto a letto, che pur singolo e scomodissimo, lo trovai comodo ed avvolgente come il letto matrimoniale dell’Hilton di Praga dove avevo soggiornato le notti precedenti. Dormii come un sasso e alla mattina dopo, di buon ora, preparai la moto per andare a visitare il campo di concentramento di Auschwitz.

Alle 8.30 parcheggio la moto di fronte all’entrata principale. Entro e faccio questo lungo corridoio che un tempo erano gli alloggi degli ufficiali delle SS. Da buon italiano, abituato a pagare tutto, cerco la cassa, la biglietteria. Cerco, ma vedo solo uffici e piccoli negozietti. Alla fine di questo corridoio, su una vetrata, leggo che l’entrata è libera e che è chiesta solo una piccola offerta… rimango sbalordito, in Italia avrebbero sicuramente speculato e chiesto almeno 15 euro per l’entrata, ma certi paesi più sono poveri e più sono orgogliosi della loro condizione.
 
Attraverso la vetrata ed entro nel cortile che porta alla famigerata cancellata, la vedo in lontananza, sento un brivido nella schiena, la gola che mi si chiude, gli occhi che si riempono di lacrime... non so come ho fatto a fotografare in quel momento… ho cominciato a piangere, come se sentissi la disperazione delle persone che più di 60 anni fa varcarono quel cancello trovando solo la morte.

Entro nella “Residenza della morte”, come veniva chiamata dai deportati, dal cancello principale e mi trovo davanti le baracche dove gli ebrei venivano preparati, lavati, tagliati i capelli, staccati dai loro affetti e preparati per le camere a gas. Si diceva che un ebreo doveva vivere tre giorni, un sacerdote tre settimane tutti gli altri tre mesi.

Una baracca dopo l’altra e sento il dolore trasudare dai muri, sento echeggiare le urla di disperazione delle madri allontanate dai loro figli, sensazioni che si vivono camminando per quelle strade che collegano le varie baracche.
Ogni baracca è praticamente una parte di museo dove sono esposte in grandi teche le valigie, i capelli, gli effetti personali, le scarpe, le protesi di gambe o braccia, gli occhiali, i vestiti e tutte le foto di uomini, donne e bambini che da li a poco dovevano entrare nelle camere a gas.

Dimenticavo, le camere a gas… in una baracca c’è una teca con le lattine di “Zyklon B”. Questo acido veniva aperto e attraverso appositi fori ne immettevano all’interno le zolle di diatomiti impregnate di acido cianidrico. Il gas che si sprigionava provocava la morte nel giro di 20 secondi di quanti erano chiusi nella camera. Una volta portati via dalle camere a gas, ai cadaveri delle vittime venivano a loro tagliati i capelli, si estraevano e denti e i metalli preziosi e gli oggetti di bigiotteria e, solo dopo, li si bruciava nei forni crematori, oppure, se non si reggeva il ritmo, si bruciavano anche all’aria aperta.

La visita ai forni crematori è la parte più scioccante di tutto il campo. Posta a fianco ad una delle tante camere a gas, il passaggio del cadavere era pressoché diretto e dall’esterno il comignolo dove “il fumo saliva lento” fa da macabro testimone a questo olocausto che ha mietuto milioni di vittime.
Il mio viaggio all’interno del campo dura due ore, il mio stato d’animo è a terra, ma riprendo il mio viaggio alla volta di Vienna con uno spirito diverso, con la consapevolezza di aver visto la testimonianza di un massacro che segnerà il genere umano per sempre.

Voglio concludere con un pezzo tratto da un manoscritto, trovato dopo la liberazione nel terreno dell’ex campo, di un prigioniero ebreo:
“ Ci trasciniamo nella terra pantanosa e argillosa piani di paura e ridotti allo stremo. Stiamo per arrivare alle nostre nuove tombe, così chiamiamo le nostre nuove case. Prima di trascinarci fino al nuovo posto, facciamo appena in tempo a prendere una boccata d’aria e già alcuni di noi vengono presi a manganellate in testa. Dalle teste spaccate e dai volti feriti scorre il sangue. E’ il benvenuto che viene dato ai nuovi arrivati. Sono tutti sbalorditi e si guardano intorno per capire dove sono capitati. Subito ci informano che abbiamo appena avuto un assaggio della vita del campo. Qui regna una disciplina ferrea. Ci troviamo nel campo della morte. E’ un’isola della morte. L’uomo non viene qui per vivere ma per trovarvi, prima o poi, la propria morte. Non vi è posto per la vita nella residenza della morte…"
 

Commenti degli Utenti (totali: 12)
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Commento di: _UBER_ il 11-08-2011 14:45
Raggelante.
Prima o poi andrò anche io...
Grazie Fiorenzo della bella testimonianza.
Commento di: pazuto il 11-08-2011 15:27
io ricordo bene la scalinata dove venivano costretti a portare su sassi enormi, per poi farli rotolare giù, travolgendo i compagni, oppure le catene subito dietro il portone principale, dove c'era sempre qualcuno legato e lasciato morire di sete, di fame, di stenti.
e come dimenticare la piscina fuori dalle mura, come a voler simulare un luogo di villeggiatura......

una volta, nella vita, bisogna vivere un'esperienza del genere, per non dimenticare.
Commento di: SparklePlenty il 11-08-2011 19:22
Ciao io sono stato due anni fa in gita scolastica a Mauthausen in Austria. Un'esperienza terribile e toccante, ma allo stesso tempo necessaria, per capire ed imparare. Prima o poi andrò anche ad Auschwitz, per conoscerla coi miei occhi.
Commento di: Zendo il 11-08-2011 19:42
Grazie per la tua bellissima testimonianza. Non dobbiamo mai dimenticare, ma la memoria umana è volutamente o accidentalmente corta! Cmq qul luogo è impregnato di terrore, di dolore, di disperazione... e adesso quelle emozioni rimaste ghiacciate in quel terreno fangoso e argilloso possono renderci persone migliori.
Commento di: derbi95 il 12-08-2011 00:30
Grazie mille per la testimonianza, da lacrime, ma meglio ricordare certe cose cosi brutte cosi da poterle non ripetere! GRazie e un "eterno riposo" a tutte le povere vittime di quel genocidio infame!
Commento di: The_wizard il 18-08-2011 13:34
Anche io, qualche hanno fa sono stato ad Aushwitz in gita scolastica e, nonostante non avessi, a mio parere, ancora la maturità giusta, ricordo di aver provato le tue stesse emozioni mentre attraversavo l'entrata del campo dove è posta la scritta scherno "Arbeit Macht Frei".
Sono esperienze da provare per ricordare in ogni momento fino a che punto il genere umano può arrivare...Grazie davvero della tua testimonianza!
Commento di: luce77 il 19-08-2011 15:43
la mente umana puo' essere una cosa terribile!!!
complimenti per il tuo viaggio,lo hai fatto in solitaria da quando ho capito?
Commento di: fip144 il 13-09-2011 21:39
Si, tutto il solitaria...stavo passando un brutto periodo ed è stato il viaggio che mi ha cambiato interiormente e mi ha fatto capire tante cose...
Commento di: adriyamaha il 21-08-2011 16:58
ciao,bel viaggio,io ho avuto occasione di andarci 2 volte in moto come tappa delle mie vacanze,nel 2001 e nel 2010,come dici tu,si rimane sempre colpiti,anche se personalmente ho trovato più cupo il lager di mauthausen,in austria,però era inverno con pioggerella e nebbiolina.di"negativo" di oswiecim,è che dopo le 21 di sera,trovare un posto per mangiare diventa una caccia al tesoro,tutti che chiudono...e la gran quantità di zanzare,nel 2001 è stata una cosa allucinante
ciao da me
ADRIYAMAHA
Commento di: marcellone il 28-08-2011 22:44
Molto bello, descritto con cura a parte le problematiche per arrivare, complimenti.
Se riesco vorrei andarci anch'io ciao
Commento di: wool86 il 01-09-2011 20:05
Anche io...prima o poi andrò!

Che hai un report fotografico?
Commento di: fip144 il 13-09-2011 21:36
Si...250 foto e non so come ho fatto a farle...avevo gli occhi lucidi e un groppo in gola indescrivibile...