È una notte strana, di pioggia. Il sonno tarda ad arrivare...

Continuo a girarmi nel letto e a un tratto, come un lampo, giunge l’ispirazione.
Mi alzo e con calma e fare metodico, quasi in trance, inizio a vestirmi con gesti meccanici, senza pensare realmente a ciò che sto facendo.

In automatico indosso maglia, pantaloni, stivali, paraschiena e giacca ed esco dalla casa vuota senza accendere le luci.
Attraverso il cortile senza fretta nonostante la pioggia mi bagni insistentemente, quasi non la sento cadermi addosso.

Inserisco la chiave nel quadro e giro.
“Bip”, il quadro si accende, la moto prende vita all’accensione del motore da cui esce il classico borbottio del motore al minimo, colonna sonora dell’attesa, il faro della moto nera è l’unica luce a tagliare il buio.
Infilo casco e guanti, si apre il cancello.

Appena la moto arriva in strada i pensieri che mi tenevano sveglio svaniscono, accelero per affrontare un lungo rettilineo che porta verso le montagne.
La mia mente si libera all’aumentare della velocità e all’arrivo delle curve della strada di montagna, dove la pioggia si fa più fredda e la mente si pulisce mentre segue la cavalcatura mentre affronta il susseguirsi di curve: destra, sinistra, destra, sinistra,… mentre prendo sicurezza e l’andatura aumenta.

Eccomi al valico.
Inizia la discesa, continuano le curve fino ad arrivare a valle e vedere una stupenda alba sul mare.
Alzo la visiera stupito da tanta semplice bellezza e da tanta luce.
Penso “perché tornare indietro?”

Dopo aver respirato aria pura ed essermi riempito gli occhi e il cuore abbasso la visiera di nuovo e ingrano la marcia…