24 agosto 2010 ore 09,30... era una calda mattina di agosto.

I benèfici effetti delle vacanze, nonostante i due soli giorni trascorsi, si erano dissolti come la rugiada mattutina ai primi raggi di sole.
Nulla sembra turbare la quiete apparente di una giornata come tante altre.

Nulla fin quando non mi viene l’idea di combattere l’ansia di quella mattina, componendo un numero telefonico.
Uno di quelli per i quali non ha importanza quante telefonate si facciano.
Perché le persone in quel momento appese alla stessa linea telefonica, hanno un legame privo di tempo e di spazio.
Uno di quelli che alzi il ricevitore e, anche dopo un anno, è come sentire qualcuno visto la sera prima.

“Sei seduta?”
<sorriso> “Sì certo, ma mica è poi così tanto emozionante salutarti”
<silenzio>
“Ehi, ma che ho fatto di tanto tragico? Povera piccola e nera io” <sorriso>
“Ieri sera. Stavamo andando con gli altri a mangiare qualcosa”
“Siete stati bene sì?”
<silenzio>
“Torno ora dall’Ospedale di Albano”
<turpiloquio> “che è successo??”
<turpiloquio al quadrato> “la nostra (con tutto l’affetto definita così per la sua voracità con il cibo) Piccola Fogna non c’è più”
Premo il pulsante rosso. Tento di restare incollata alla sedia.
I capogiri sono troppo forti.
Le lacrime sono scese giù da sole. Ancora scendono, a dire il vero.
La dinamica dei fatti è tuttora nebulosa. Ma non ha importanza.
I dettagli non restituiscono un PERCHE’ ad una vita spezzata troppo presto. Ventitré anni sono pochi…troppo pochi per non considerarla un’ingiustizia.
Neanche il suo bellissimo SUOMI rosa affettuosamente chiamato Fiorello, è riuscito a darci la possibilità di prendere ancora in giro la sua sorprendente voracità, la sua splendida allegria, la sua insaziabile voglia di vivere…
Il ghiaccio.
Il rancore.
La rabbia.
L’impotenza.
La sofferenza.
L’aprirsi di quello che diventerà un baratro enorme.
Sono emozioni che fatico, ancora adesso, a gestire e raccontare. Un percorso che sarà lungo ed irto di difficoltà.

In questo stato di torpore e confusione emotiva, un Angelo mi tende una mano.
Un Angelo non virtuale, né invisibile, né immaterializzabile.
Sto parlando della mia e Nostra cara amica trillypan.
“Hai da fare sabato?” (ergo il 28 agosto). ”Se te la senti, segna la tua presenza per Bocca Serriola. Un abbraccio credo ti possa fare solo che bene”.
Ci penso… Connetto il PC. Leggo. Ancora faccio fatica a scrivere e a destreggiarmi in questo enorme abbraccio virtuale che è il Tinga.

Chissà se mi lasceranno aggregare…. Chissà se non sarò troppo lenta per gente tanto esperta….
Questi e mille altri interrogativi confondono le poche idee e molto confuse di quei giorni.
Ma, d’altronde, ad una domanda deve sempre seguire una risposta.
Ed è così che naufrago ad “importunare” Cento40.

Inutile dire che ha mandato in frantumi tutti i miei interrogativi, perplessità e dubbi.
E, pian piano, comincio anche ad affacciarmi nel Motobar.
Edge ancora mi rimprovera di essere stata in silenzio per mesi, da quando mi ero iscritta….
Ci scambiamo i numeri di telefono.
Sarebbero transitati per la cittadina che mi ospita ed avremmo proseguito per Viterbo.
Ricevo la chiamata che il gruppo stava partendo da Rieti e io cinque minuti dopo mi incammino.

Mi fermo al luogo previsto per l’incontro e stavo ancora di cercare una scusa per andarmene, quando li “sento” arrivare.
Tra le tante cose belle accadute quel giorno, la prima in ordine di tempo ed importanza è come mi hanno circondata.
Un abbraccio.
Uno di quelli che non hai mai ricevuto prima.
Senza ostentazione, senza ipocrisia.
Solo il caldo benvenuto che si dà ai propri cari quando apri loro la porta di casa.
La prima lacrima che, da giorni, sale per qualcosa di bello.

Il ricordo del percorso si confonde con la mano tesa di Maurizio.
I suoi consigli.
Il suo accodarsi affettuosamente alla mia andatura un po’ incerta, un po’ distratta….
Come se avesse compreso. Anzi, non come. Comprese.
I miei quattro amici che non vedevo dal raduno di Due Ruote per la Speranza…
Ed erano già con le braccia aperte e le macchine fotografiche pronte.
Mi hanno tolto la moto di dosso perché hanno capito che, forse non ce l’avrei fatta.

Un altro abbraccio.
Quello della capitolazione definitiva.
Le foto di quel momento sono caratterizzate dai miei occhi rossi…
Ma non era il flash dello scatto….
Non arrivai fino in cima, le forze non le avevo. Non mangiavo nulla dalle otto del mattino.
Alle quattro del pomeriggio, in una sosta carburante, mi congedai dal gruppo.
Con rammarico, perché se fossi stata quella di sempre avrei fatto tutto il percorso senza nemmeno fare “pit-stop tecnici”.

Un rammarico credo reciproco per molti dei presenti di quel giorno.
Che, compostamente incuriositi, mi rivolsero cenni di saluto tra l’affettuoso ed il preoccupato.
Un mondo che in mille Piccoli gesti stavo imparando a conoscere ed apprezzare.
Piccoli gesti che scaldano il cuore.

Anche trillypan mi rivolse sguardi molto preoccupati. La compresi e lei comprese me. Mi lasciò andare.
Presi la E45. Avevo il timore di non riuscire bene a vedere la strada. E le previsioni non deviarono di una virgola.
La perturbazione arrivò. Ma non segnalata da nessun sito. Era rinchiusa e protetta da una visiera.
Ma capii che doveva arrivare come tutto ciò che è inevitabile.
“Mi dispiace che tu debba fare la strada di ritorno da sola. Avvisami quando arrivi”.
A voi semberanno parole semplici. Preoccupazione sincera.

NO.
Furono molto di più. Un insegnamento. Tante domande.
Il primo insegnamento di una lunga serie.
Mi ha insegnato Il Rispetto. Non per sé stesso, no. Quello è palese.
Prima di tutto quello che devo avere per Me Stessa. Per i miei sentimenti. Per ciò che, nonostante l’invidiabile maschera cinica, mi ostinassi a non lasciare affacciare ma che fa comunque capolino.

Mi ha insegnato che esistono persone premurose, persone affettuose, persone capaci, persone che lottano per essere se stesse e non soccombere, persone che lottano per inseguire i propri sogni, coppie felici, poeti e cantori dell’anima…..
E molto molto altro... ma magari lo racconterò nella prossima puntata…
Non ci credete? Mmmmm
Fate bene. Forse. Non potevo immaginarlo nemmeno io….

Allora non fate come me.
State bene alla larga dal TING’AMICI DI CENTO40.
Potreste pensare che gli Angeli esistono davvero. In carne e ossa…