C’era sempre molto caldo quando io e mio fratello attendevamo quel suono, un rumore di motore a due tempi, vicini al cancello in ferro che delimitava il lungo cortile campidanese della casa di mia nonna...

Attendevamo il suono che indicasse che quel giorno, come tutti i giorni mio nonno arrivasse stanco dalla campagna, e come tutti i giorni ci facesse fare un giro con il motorino un Mini Califfo Rizzato che a me sembrava enorme e molto potente.

Io, essendo più piccolo venivo piazzato davanti, in piedi sulle pedane con le mani sul manubrio, mio nonno alla guida e mio fratello dietro.

Era una sensazione bellissima io sulla “moto “ di mio nonno avvolto fra le sue braccia possenti che mi facevano sentire sicuro, attraversavamo i 10 metri di cortile come se fossero chilometri, erano attimi di gioia lunghissimi.
Quel giorno qualche cosa non funzionò, sbagliai dove mettere le mani e misi la destra sull’acceleratore premendolo a fondo.
Così il simpatico trio entrò nella veranda sbattendo sulla poltrona cadendo sparsi alla rinfusa, nessuno si fece del male anche se lo spavento fu tanto.

Mio nonno mi perdonò all’istante, mia madre non fu della stessa opinione!
Qualche anno dopo mio nonno non tornò più, portato via da una brutta malattia.
Sono passati anni, tanti.

Io dalle due ruote non sono mai sceso, e in qualche modo quando sono in moto, ancora sento le sue braccia che mi avvolgono e mi proteggono.
So che lui è li.
Grazie per la compagnia nonno... sei stato una grande persona!

Adesso sei il mio Angelo!