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Vengo al mondo
Scritto da kikomoro - Pubblicato 07/02/2009 20:49
La mia storia...

Vengo al mondo a Milano nel 1949, ma mia madre ricorda quell’anno, più che per la mia nascita, perché mio padre vende la Balilla quattroporte e acquista una Guzzi GTV anziché dare la caparra per l’acquisto della casa in cui vivono in affitto. Posso quindi dire che la mia vita è stata segnata dal fattore “motocicletta”.

A quattro anni ho fatto il mio primo motorun: io seduto sul serbatoio, mio fratello su un cuscino tra mio padre e mia madre, tenda e bagaglio sul portapacchi. Siamo andati a Ostuni (BR) terra natia di mio nonno e bisogna ricordare che allora l’unica stra-da “asfaltata” era l’Aurelia!

Con la nascita di mia sorella, la Guzzi è stata sostituita da una Giardinetta e dimenticata in un box. Ma, quasi come un rituale, almeno una volta all’anno, andavo a rinnovarle la mia fede e sembrava che mi aspettasse (una volta ho tentato di metterla in moto, ma la compressione sempre energica mi ha fatto volare: non conoscevo ancora l’uso dell’alza valvole !!).

Finalmente a quindici anni, per recarmi a scuola, ho ricevuto il mio primo cinquantino, non un semplice ciclomotore, ma un Garelli a 3 marce. Al compimento del sedicesimo anno ho tentato l’esame per il patentino, sognando la Gilera 124 “sei giorni”, ma l’esito negativo della prova mi ha portato alla convinzione che la Guzzi fosse gelosa: ho quindi iniziato il restauro per fare in modo che ai 18 anni sarebbe stata pronta.

E così fu!! La cosa più divertente che ricordo è il terrore che il rumore inconfondi-bile, incuteva agli altri utenti della strada, in quanto allora, la Guzzi, era in dotazione alla Polizia Stra-dale. Però anch’io rimanevo incantato sentendo l’ancora più classico rumore delle, allora poche, Harley e rimanevo a bocca spalancata quando vedevo sfrecciarne una e sognavo a occhi aperti. Pensavo: “Chissà? Mai dire mai!” e tiravo avanti di moto in moto.

Inutile dire che la motocicletta è stata il mio primo mezzo di trasporto e solo in caso di tempo pessimo mi servo dell’auto (cosa che da quando risiedo in Sardegna accade assai raramente). Va da se che la mia passione ha contagiato anche mia moglie: ama passeggiare e, di tanto in tanto, facciamo qualche viaggetto (riesce per fino a dormire in moto).

Anche mio figlio, naturalmente, è stato contagiato: dopo lo “zippino” delle sorelle, a 18 anni l’Aprilia 125, oggi a 23, la nuova Kavasaky Z750.

Circa vent’anni fa sono stato operato ad un menisco ed in camera con me era ricoverato un motociclista appena operato: in un incidente contro un’autoemoteca, il piede era stato quasi completamente amputato, tenuto insieme solo dal tendine d’achille!!! Per sua fortuna il primario era un mago della neurochirurgia ed oggi è quasi del tutto normale.

Durante la degenza, data la passione per le moto, abbiamo fatto amicizia e, visto che lui aveva una concessionaria, gli ho promesso di andare a trovarlo. Così ho iniziato con l’acquisto di un casco, poi il primo motorino per mio figlio (un’Aprilia Classic che pareva una vera custom) e quando è diventato concessionario dell’Harley, almeno due volte l’anno mi recavo in negozio per rifarmi gli occhi. Immancabilmente, da buon venditore, mi domandava quando ne avrei acquistata una e, immancabilmente, gli rispondevo “prima o poi”.

Oggi a 58 anni sono andato in pensione e indovinate con la liquidazione cosa ho fatto? Quando sono entrato dal dealer, evidentemente leggeva nei miei occhi le intenzioni e mi ha apostrofato: “Era ora! Se tutti i clienti fossero come te, che hai impiegato vent’anni per comprarti la moto, sarei già morto di fame!” Io con tutta calma gli ho risposto che avrei scritto una lettera di protesta all’Harley Davidson perché il suo concessionario di Cagliari (Italia) aveva impiegato vent’anni per consegnarmi la moto! Io quaranta per realizzare un sogno.

Mi sono affacciato all’incredibile mondo dell’Harley partecipando al run del Gallo Nero di Firenze, è nata subito la mania per patch, pins e borchie di ogni genere. Ogni uscita dei Quattromori Chapter è un’occasione per fare nuove conoscenze di gente malata di Harley che ancora guardo con sospetto, ma sotto sotto so di esserlo anche io (non vedo l’ora di potermi cucire addosso bananine, bananone e quant’altro possa riempire il gilet che ho capito essere come una bandiera per ogni Hogger).

Cosa posso aggiungere, spero che la mia HD possa essere per mio figlio quello che la Guzzi è stata per me: un sogno che si è realizzato.

Ciao a tutti da Kiko.
 

Commenti degli Utenti (totali: 9)
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Commento di: Tornanteadestra il 07-02-2009 23:54
Bravo Kiko. Complimenti e un mare di km...
Commento di: ilbonaz il 08-02-2009 08:58
Bellissimo report!!!
Bellissima storia!!!!
complimentoni!!!!!
ciaoooooo!!
Commento di: Maurizio60 il 08-02-2009 16:41
Motociclisti strana e meravigliosa gente.. orgoglioso di farne parte! Buona strada a te Kiko, a tuo figlio e a tutti i Motociclisti!
Commento di: mandyt il 08-02-2009 17:26
motociclisti strana, meravigliosa gente... qsta frase nn mi è nuova ihihihihihi
sono daccordo ^^
bravo kiko.... i miei complimenti x aver saputo aspettare tanti anni... ed essere stato fedele ^^
Commento di: -Yuzzo92- il 08-02-2009 18:43
veramente un bell'articolo ;-)
Commento di: motociclistadentro il 08-02-2009 20:29
wow che storia non posso che augurarmi una vecchiaia così :D
complimenti! lamps
Commento di: Falkenberg il 09-02-2009 03:51
Che splendida storia Kiko! La mia è molto meno intensa come "vissuto" su due ruote, ma anch'essa è stata segnata da due marchi, Guzzi e Harley Davidson. La mia prima moto l'ho avuta all'età di sedici anni, un Guzzi Stornello 125 col manubrio tipo chopper e un serbatoio enorme, metallizzato, presi chissè dove e scarichi rigorosamente aperti. A pensarci ora, una follia, ma a quell'età e a quell'epoca, in pieni anni '70 , per me era tutto il mondo. Un mondo di cui tenevo gelosamente la chiave sotto il cuscino, quello strano spinotto che si infilava sopra il fanale, ti ricordi ?

Troppo poco volò quello Stornello. Il tempo di una lunga estate, nel vento d'Africa del tirreno cosentino dove vivevo all'epoca, poi si sbiellò. Forse qualche tirata di troppo a freddo, forse il motore era già così così, non ricordo. Ma ricordo quanto ho pianto e quanto tempo l'ho sognato. Non ebbi la possibilità di aggiustarlo. Soffrii talmente quella mancanza che non desiderai più di avere una moto.

Poi il tempo passa e tante cose sembrano svanire o comunque non ci pensi più. Sono passati così trentatre anni, ora lavoro a Napoli e vivo in provincia, settanta km al giorno andata e ritorno fatti quasi sempre in auto. L'anno scorso, dopo l'ennesimo ritorno casa dove poi non mi ricordavo assolutamente nulla della guida fatta, dopo l'ennesimo colpo di sonno, al semaforo !!! in attesa del quindicesimo verde, ho deciso che dovevo riequilibrare la mia vita. Ho cominciato a ricordare che una volta avevo una moto, così mi sono ritrovato in sella ad uno Sportster 1200R, ancora non riesco a crederci ! Perchè una HD ? Perchè è un mito ? I miti, lo sappiamo, sono belle favole costruite attorno ad un fondo di verità, ed una verità almeno, per questa moto, è che ha caratterizzato generazioni di persone non sempre conformi, così come avrebbe voluto esserlo la mia generazione. Quindi un simbolo, più che un mito, perché in fondo la mia è stata una ribellione Tutto il resto, prestazioni, marketing, vibrazioni, ecc non ha molta importanza.

Certo mi sono accollato qualche rischio in più, sicuramente più di quelli che si correvano nei '70 pur andando senza casco, in canotta e con gli zoccoli ( vero !) , ma adesso conosco quasi ogni metro delle strade che faccio, conosco ogni avvallamento e ogni rappezzo dell'asfalto , riconosco gli odori e i rumori di ogni tratto , non esiste più semaforo che mi faccia addormentare. Finalmente, sono tornato a sentire la strada come allora, e il vento e il freddo e la pioggia. Sono vivo, questo mi basta per accettare il rischio.

Come hanno preso la cosa in famiglia ? Mia moglie non pensava che l'avrei fatto davvero, ogni volta che mi vede prendere il giubbotto, e lo faccio ogni volta che posso, sento il suo muto rimprovero. La capisco, ma anche lei ha capito me, anche quando sono caduto e me la sono cavata con un nuovo manubrio e la caviglia gonfia, mi è andata bene. Mia figlia ha quattoridici anni, non ha ancora familiarizzato con quello sgraziato mostro di acciao e polvere nera , ma ogni volta che mi vede in sella scorgo un sorriso in fondo ai suoi occhi. Non so se pensa un domani di poterla guidare, io sono fiducioso, perché la vita può farti aspettare degli anni ma poi una risposta te la dà sempre, come è successo con me.

Ora guido la mia Harley, sono felice. Sul mio giubbotto c'è l'aquila di Milwaukee, ma in fondo al cuore c'è un'altra aquila, qualla di Mandello e quando incontro una Guzzi non posso non pensare a quel ragazzo che io fui ed al suo Stornello, che è tornato a volare.


Un saluto affettuoso a te ed a tutta la nostra strana e meravigliosa gente...
Commento di: Mira il 12-02-2009 08:51
bella storia Kiko, e bella anche la tua Falkenberg!
sarei tentato di chiedervi come mai avendo l'aquila di Mandello nel cuore (e al cuor non si comanda(?))
siate andati oltre oceano, ma sono certo di conoscere la risposta: fascino, storia e l'orgoglio di fare parte di una grande famiglia.
Anch'io sono stato folgorato da bambino, c'era un bar sotto casa nostra e il gestore aveva una moto rossa con attaccato in fianco un pezzo dell'affettatrice che avevo visto dal salumiere.
Oggi, dopo un endurino Aprilia e quindici anni in varie scatole su ruote, ho una Moto Guzzi.

Ciao a tutti dal Mira
Commento di: manrico il 12-02-2009 10:36
ciao a tutti.belle storie davvero.noi motociclisti abbiamo tutti quel qualcosa in comune.io ricordo perfettamente quando ,come,dove e per chi e' nata la mia passione per la moto.
estate 1970/1971 (perdonate l'imprecisione ma dopo tanti anni...),passo del Tonale,Guzzi V750 bianca.Mi ricordo che da quel giorno le moto non erano piu' le stesse.Prima erano oggetti nel mondo da quel giorno oggetti di desiderio...un po' come mi capito' piu' avanti con le ragazze...fino ad un certo giorno erano cose che c'erano sempre state e basta.da un certo giorno in poi le guardavi con un occhio diverso...credo che si chiami PASSIONE....