Quando se ne va un campione, uno che ha fatto sognare e divertire
centinaia di appassionati davanti agli schermi televisivi e ai lati
delle piste di tutto il mondo, è quasi come perdere un
amico, una persona che si conosce...
Ieri sera, mentre facevo zapping satellitare, mi sono imbattuto in una
vecchia gara motogp del 2001.
Norik Abe correva con una Yamaha privata, battagliando con il coltello
tra i denti con gli avversari, sempre nelle prime posizioni.
Aveva uno stile particolare, spettacolare... domava la sua moto come se
fosse una cosa viva, il busto eretto e le braccia larghe, mentre
piegava in curva ginocchio a terra, con i capelli che sventolavano
dietro, dal collare del casco.
Uno che era stato il mito di un mito, Norifumi, tanto che un certo
giovanissimo e quasi sconosciuto Valentino si faceva chiamare
"Rossifumi", quando correva in 125.
Norik se n'è andato in sella alla sua moto, vittima di un
incidente come tanti - troppi - se ne vedono sulla "nostra" strada, in
quell'ambiente che noi tutti, come lui, amiamo tanto.
Lo ricorderemo come uno di noi, come un amico che ci ha fatto - anche
lui - sognare.