Sera a tutti ragazzi.
Oggi nel rischiare per l'ennesima volta di venire preso in pieno da una macchina che mentre me ne andavo dritto decide che è il momento di girare a destra (senza guardare negli specchietti, ovviamente, o mettere frecce) mi sono soffermato a riflettere su come l'abitudine, la fiducia eccessiva in se stessi, e mille altre cose, annullino o riducano in maniera drastica il concetto di pericolo.
Ovviamente questa è una riflessione abbastanza complessa, psicologica, antropologica e sociologica, per cui le mie saranno chiacchiere da "Bar" più che seri propositi scientifici!
Guidando per strada ci si rende conto di vari dati:

Il concetto di "educazione stradale" sembra qualcosa di assurdo, venuto fuori da libri per bambini delle elementari. Nel nostro paese, ultimamente si sta formando una coscienza critica collettiva per il fumo: fumare è un rischio, e lo sa benissimo sia chi fuma che chi non lo fa. L'idea che anche guidare sia un rischio non sfiora nemmeno lontanamente la coscienza collettiva. L'idea che sia una responsabilità, meno che mai.

Il problema è che qui ci si ritrova in un circolo vizioso. I limiti di velocità sono, a voler essere in buona fede, così assurdi, nella maggior parte dei casi, perché prendono in considerazione l'eventuale (poco eventuale, molto reale in Italia) usura dell'asfalto, la presenza di ostacoli, e così via. Non è possibile aumentare questi limiti perché sarebbe pericoloso, tenendo conto di tutte le situazioni, eppure i veicoli a disposizione dall'utente medio della strada possono superarli in qualsiasi momento! Si dirà che il limite esiste proprio perché può essere superato, ma quando la media delle prestazioni dei veicoli supera nettamente i limiti di velocità, qual è la logica dei limiti stessi? Quale la logica della potenza dei veicoli?
Inoltre rispettare i limiti cosa comporta? Un decremento di quanto del rischio di incidente? Toccare i 49 km/h ma accelerare in un decimo di secondo da zero a 49 è meno pericoloso di andare a 55 km/h ma tenendo un'andatura regolare e rispettando le distanze di sicurezza?
Sono domande ovviamente che non possono avere una risposta definitiva perché occupano enormi volumi di filosofia giuridica, ma possono aiutarci a riflettere sul come, e perché, i limti di velocità siano tanto "disprezzati".

In Italia, chi è che si preoccupa di "come" guida?
- Appassionati (in parte): appassionati di automobili o motociclette, magari dopo qualche incidente anche non grave, che decidono di iniziare un percorso di miglioramento personale, consapevoli del rischio che si corre nel mettersi a bordo di un veicolo (che non significa consapevoli, sempre e comunque, di ogni pericolo, anzi).
- Paranoici e patologici: persone che soffrono di ansia e che temono la strada. Per quanto si preoccupino di "come" guidino, le loro angosce e l'insicurezza li rende comunque estremamente pericolosi.
- Piloti sportivi: Piloti con molta esperienza che dopo innumerevoli voli sono in grado di calcolare meglio di altri le variabili della strada (anche qui, non per questo perfetti).
- Una fascia estremamente ristretta di persone che pur non amando i veicoli,e costretti ad usarli, ne comprendono la pericolosità e rispettano le regole.
Ci sono poi delle categorie particolarmente soggette, al contrario, al menefreghismo delle regole, e all'assenza di autocritica. In particolare:
- Giovani.
- Finti appassionati dei motori, di qualsiasi genere ed età.
Ovviamente la mia è una generalizzazione. Non tutti gli appartenenti a queste categorie si comportano in quel modo, e in ogni categoria c'è sicuramente chi si comporta all'opposto. In generale, chi si approccia in maniera utilitaristica al veicolo tende a sottovalutarne di più i rischi, chi lo fa per scelta, tende (ripeto, tende!) a comprenderne più la pericolosità.
Il vero dramma, secondo me, è che ormai si ha la mentalità che guidare un mezzo sia identico a camminare. E' vero che in senso lato ogni azione da noi compiuta è pericolosa: ci mette in relazione con altri oggetti fisici che potenzialmente possono danneggiarci. Camminare può essere pericoloso, si può cadere, sbattere, proprio come in auto o in moto. Ma guidare un mezzo è estremamente più pericoloso.
Guidare non è camminare.
A voi la parola tingamembri
