Corso Gsss Classic 11-14 Aprile 2012, ovvero la morte di un motociclista, la nascita di un centauro.
Dopo anni d’attesa ecco giungere il momento di partecipare a quella che sarà un’esperienza motociclistica e di vita straordinaria.
Primo Giorno (Mercoledì 11 Aprile 2012)
Mao, Luca e il sottoscritto, l’11 Aprile ci dirigemmo verso Via del Motocross, Borgo San Lorenzo, a circa 20 km da Firenze.
Ad una settimana dalla partenza avevamo organizzato un bellissimo giro che ci avrebbe portato a destinazione, dopo circa 380 km, passando da tre passi: Abetone, Monte Oppio e Porretta.
Purtroppo il meteo si è messo di traverso: acqua a secchiate. Per tale motivo, indispettiti, rammaricati ma consapevoli della solita sfiga, abbiamo optato per 300 km di autostrada.
Il tempo è comunque stato decisamente più clemente del previsto: acquazzone sino a Piacenza, pioggerella sino a Bologna, sole sino a Capannelle, nebbia e acqua sino a Barberino di Mugello, pioggia sino a Polcanto, frazione di Borgo San Lorenzo, dove ci attendeva il famoso sterrato per arrivare al centro federale. La stradina che porta al centro è comunque breve, asfaltata malissimo, stretta e spesso sporca. Gli ultimi 50 metri erano fango.
Parcheggiati i bolidi, Honda Cbr F 600, Yamaha Fz1, Honda Africa Twin, abbiamo cominciato a guardarci intorno: struttura nuova, pista da motocross, laghetto artificiale per la pesca sportiva, insomma un piccolo paradiso lontano dal centro urbano ed immerso in una splendida catena appenninica.
Entrati alla reception veniamo accolti e facciamo la conoscenza degli altri partecipanti, ci vengono assegnate le camere, la nostra era la 205, ed uno zainetto stile faretra con all’interno il materiale del corso, adesivi, pubblicità varie ed eventuali, cartina della zona.
La camera era pulitissima, nuovissima, con bagno appena rifatto ma poco adatta a motociclisti con equipaggiamento “pesante” e bagnato.
Dopo la doccia e la sistemazione dei bagagli, tutti in aula per fare la conoscenza di istruttori, commilitoni e il programma delle giornate successive.
Facciamo la conoscenza dei tre istruttori, maestri straordinari assortiti in modo tale da completarsi a vicenda con armonia rodata e studiata magistralmente.
1. Raffaele: il responsabile del corso, napoletano, tre lauree ed un dottorato di ricerca in biomeccanica applicata alle moto presso l’università di Parma. Possessore di più di sessanta moto, definito dagli altri due “il professore”. Ci mettiamo poco a capire l’elevatissimo contenuto culturale e l’antiempiricità di ciò che andremo a imparare e di come ci sarà trasmesso. Un uomo che sul mondo delle moto sa praticamente tutto in ogni risvolto che possiate immaginare. Giura che entro il 2013 completerà il suo libro “la macchina della verità”.
2. Paolo: Medico, quindi anche da questo punto di vista “stavamo in a botte de fero”. Serio e scrupolosissimo nell’insegnamento, allegro e caciarone nei momenti di relax.
3. Lorenzo: perfetta padronanza del gruppo, era in grado di riportarci sulla retta via quando si accorgeva che qualcuno sbatteva la testa nel muro dalla disperazione.
Ore 20 cena, tutto squisito, come per altro lo sarà sempre.
Verso le 22 portiamo le nostre stanche ossa, provate da acqua e umidità, a letto e concludiamo la giornata in vista della ciccia dell’indomani, previsti 170 km sott’acqua.
Secondo Giorno (Giovedì 12 Aprile 2012)
Puntata la sveglia alle 7.30, colazione e via in aula. La lezione del giorno è improntata su tecnica di guida e traiettoria sicura, argomento che sarà sviscerato il giorno seguente.
Citazione:
Alla base del Metodo GSSS è il concetto che diffondere uno stile che miri a sicurezza e padronanza di guida diventa possibile ed efficace solo seguendo un percorso logico di approccio:
1. presupposto imprescindibile è la consapevolezza del proprio essere motociclista, non come passivo esecutore di comandi di guida, bensì come attivo facente parte con il proprio corpo e tutti i sensi dell'insieme pilota-motocicletta;
2. conoscenza di base delle caratteristiche tecniche proprie della motocicletta. Conoscere la moto significa anche provvedere regolarmente alla sua cura e alla sua manutenzione;
3. acquisizione di una corretta postura in sella, l'unica che permetta di utilizzare al meglio il proprio corpo nella guida: mani/braccia, busto, gambe/piedi, con spinte attive e/o spostamenti di carico, amplificando e rendendo omogenee tutte le possibilità dinamiche del mezzo;
4. completamento naturale, obiettivo fondamentale dei corsi GSSS, è un incremento reale nella fluidità di conduzione, è l'attenta scelta di una traiettoria che deve essere sempre la più sicura possibile.
1. presupposto imprescindibile è la consapevolezza del proprio essere motociclista, non come passivo esecutore di comandi di guida, bensì come attivo facente parte con il proprio corpo e tutti i sensi dell'insieme pilota-motocicletta;
2. conoscenza di base delle caratteristiche tecniche proprie della motocicletta. Conoscere la moto significa anche provvedere regolarmente alla sua cura e alla sua manutenzione;
3. acquisizione di una corretta postura in sella, l'unica che permetta di utilizzare al meglio il proprio corpo nella guida: mani/braccia, busto, gambe/piedi, con spinte attive e/o spostamenti di carico, amplificando e rendendo omogenee tutte le possibilità dinamiche del mezzo;
4. completamento naturale, obiettivo fondamentale dei corsi GSSS, è un incremento reale nella fluidità di conduzione, è l'attenta scelta di una traiettoria che deve essere sempre la più sicura possibile.
Citazione:
• In movimento, la migliore presa delle mani sul manubrio prevede di usare, sia per il freno anteriore, che per la frizione, soltanto due dita. Questo per avere immediatamente disponibili i comandi (in situazione d’emergenza risparmiamo il tempo di svincolare due dita per afferrare i comandi) e per non “aggrapparsi” eccessivamente al manubrio.
• Guidare con gomiti naturalmente flessi/piegati e larghi, polsi saldi ma non rigidi.
• I piedi sulle pedane devono essere ben poggiati e le gambe devono poter stringere il serbatoio.
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del corso gsss classic
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Citazione:
• Il busto rappresenta una vera e propria "cloche", la moto segue ogni suo movimento. Il movimento omogeneo del corpo consentirà al pilota di spostare il baricentro e aumentare costantemente la stabilità e la sicurezza.
Al di là di qualsiasi settaggio "fine" delle sospensioni della moto, specialmente sulla strada saranno sempre le gomme e la sensibilità del pilota a fare la differenza. Non trascurate mai i pneumatici!
Al di là di qualsiasi settaggio "fine" delle sospensioni della moto, specialmente sulla strada saranno sempre le gomme e la sensibilità del pilota a fare la differenza. Non trascurate mai i pneumatici!
Questo vuol dire che, meno la moto è piegata, maggiore sarà la sua aderenza. A questo punto tutti ci siamo chiesti, ma allora come facciamo a curvare se la moto deve stare il più dritta possibile?
Facile, lo dico ora, basta usare il nostro corpo, non sarà la moto a scendere in piega, ma il nostro corpo.
Tenterò di descrivere al meglio la figura, che mima una curva a destra.
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1. La prima cosa che entra in curva è la testa. Il capo deve proiettarsi fuori dalla strumentazione proteso verso il punto d’uscita. Lo sguardo deve, infatti, sempre puntare verso il punto in cui vogliamo finire, magia delle magie la moto capiterà proprio dove stiamo guardando.
2. Una volta protesa la testa, la spalla, il braccio e il busto dovranno seguirla. L’ avambraccio destro dovrà flettere mentre il sinistro estendersi, come a voler allontanare la moto da se stessi (perfetta metafora insegnataci da Paolo).
La risultanza di queste due azioni, determinerà ciò che è stato detto prima: la moto piegherà pochissimo mantenendo una maggiore aderenza. Pressione del serbatoio lato esterno (sinistro) e pressione sulla pedana interna (destra) saranno affrontate meglio il giorno seguente.
Da qui deriva un’importante considerazione per gli smanettoni, a cui magari non frega niente della cultura che darà questo corso: così facendo si può andare a missile prendendo un rischio infinitesimale rispetto ai piegones.
Quella che dobbiamo ritenere un'imprescindibile regola è di mantenersi sempre a dovuta distanza dal centro della strada. L'appropriato susseguirsi di allargamento della traiettoria in ingresso (inserimento), chiusura verso il punto centrale (di corda) e riallargamento in uscita deve svolgersi sempre nella propria carreggiata.
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Terminata la lezione in aula si parte per il primo tragitto per poter mettere in pratica le nozioni appena apprese. Le previsioni erano discrete ed effettivamente la giornata è stata coperta con pioggerellina in rari momenti.
Partenza dal centro federale con sosta per la benzina. Durante il percorso, prima del Passo della Futa, gli istruttori scannerizzano il gruppo per poterlo dividere in tre sottogruppi, a seconda del passo di marcia. I bianchi (5 allievi) sono affidati da Raffaele a se stesso, i blu (5 allievi tra i quali io e Luca) a Paolo e i Rossi (6 allievi tra i quali Mao) a Lorenzo.
Durante il tragitto ci siamo fermati in diverse “zone didattiche”, ripercorse più e più volte, definite quindi “vasche”. Le si percorreva in salita e discesa una volta davanti all’istruttore e una volta dietro.
I consigli “non erano mai abbastanza” e Paolo con scrupolosità e dedizione ci ripeteva i concetti anche cento volte.
Sosta pranzo in un ristorante agriturismo presso la Badia di Moscheta, portate abbondanti e gustosissime.
Con la panza piena, via verso il passo della Sambuca.
Ore 18 circa rientro al centro federale, doccia e seconda cena luculliana, al termine di circa 170 km di curve. Nonostante la strada percorsa fosse stata inferiore al mio limite fisico, la stanchezza mi ha fatto piombare in un letargo profondo.
Nei giorni successivi Raffaele ci spiegherà che la tensione emotiva si ripercuote pesantemente sulla percezione di stanchezza e quindi sulla capacità di guida. Questo concetto verrà poi ben sposato con un altro fondamentale: guidare sempre “un click” sotto le proprie possibilità fisiche e psichiche, ci si stancherà molto meno, si vivrà meglio la moto e nel momento del pericolo potremmo giocarci il click risparmiato come asso piglia tutto.
Terzo Giorno (Venerdì 13 Aprile 2012)
Sveglia alle 07.30, colazione e ingresso in aula. La lezione mirava a consolidare le nozioni acquisite il giorno prima, con particolare riferimento alle traiettorie e introduceva un nuovo argomento: il giorno prima si era parlato di bio, oggi di meccanica. Non sto a tediarvi e rimando alla lettura di tutta la dispensa, scaricabile dall’area download.
Previsioni meteo malvage, tempo nuvoloso e pioggerella per tutta la giornata. Per tutto il percorso siamo stati seguiti da un fotografo con telecamere montate sulla moto, per poi produrne un dvd acquistabile.
Prima di pranzo, la prova del nove. Bisognava percorrere uno alla volta, sia in salita che in discesa, una curva molto “tecnica”, mentre Raffaele filmava il tutto.
Sosta pranzo presso il ristorante “Le Spiagge” vicino a Palazzuolo sul Senio. Per raggiungerlo bisogna percorrere un breve tratto di sterrato. Ovviamente tutto squisito.
Rientrati al centro dopo circa 140 km di percorrenza totale, doccia e visione dei filmati con commenti degli insegnanti.
Ore 20, ultima cena tutti in compagnia, in seguito una piccola lezione di 30 minuti su cosa fare in caso d’incidente, per me, per ovvi motivi, poco interessante dal punto di vista nozionistico, ma illuminante dal punto di vista sociale. Era descritta una situazione tipo: amici da 20 anni, uno smanettone, l’altro appena comprata la moto. Il primo, per fare lo sborone, aumenta il ritmo e si lascia dietro il secondo, il quale, per tentare di non sfigurare col primo, tenta di guidare ben oltre le proprie possibilità e ovviamente si sfracella. Meditate gente, meditate!
Ultimo Giorno (Sabato 14 Aprile 2012)
Colazione e acqua a secchiate. Visto il maltempo e considerato che avremmo preso 300 km d’acqua a catinelle per tornare a casa, la maggioranza ha deciso di non uscire in moto e di approfondire alcuni argomenti in aula. Grazie Raffaele!
Alcuni scontenti, io ho fatto il mio solito ragionamento, il Mugello è statico, non è mica una biscia, mentre gente come Raffaele dove mai andrò più a pescarla?
In aula approfondimento di alcuni concetti per poter scegliere adeguatamente l’equipaggiamento, nozioni psicologico-sociali sull’essere motociclista.
Pranzo e brindisi finale.
Ci salutiamo tutti, io lascio gli istruttori con la frase, non mia ma sentita come tale da anni, “non so proprio come ringraziarvi, il più bel regalo che uno sconosciuto possa farti è la cultura”.
Capisco molto bene di aver grattato solo la superficie di una consapevolezza infinita ma, in quel momento sono morto definitivamente come motociclista e sono rinato come centauro. Ancora una volta riprendo il concetto di biomeccanica, da oggi in poi il mio obiettivo sarà quello di progressivamente fondermi con la moto come fossimo un solo essere (centauro), per ora mi accontento di aver compreso che prima era lei a portarmi in giro, come e dove voleva, da oggi andremo in viaggio insieme in tutta sicurezza.
I passi della zona
Passo del muraglione 907
Passo della Colla di Casaglia 913
Passo della Sambuca 1061
Passo della Futa 903
Passo del Giogo di Scarperia 882
Passo della Raticosa 968
Vetta le Croci 518
Passo dell’Eremo 921
Valico del Paretaio 880
Valico della Crocetta 817
Panorami
In questa mia relazione, non ho potuto parlare del panorama, purtroppo il tempo è stato troppo brutto per permettermi tali considerazioni.
Conclusioni
In conclusione direi di riprendere gli obiettivi promessi dal corso, per poter capire se sono stati centrati.
1. Presupposto imprescindibile è la consapevolezza del proprio essere motociclista, non come passivo esecutore di comandi di guida, bensì come attivo facente parte con il proprio corpo e tutti i sensi dell'insieme pilota-motocicletta. Come già detto poco sopra, obiettivo perfettamente centrato.
2. Conoscenza di base delle caratteristiche tecniche proprie della motocicletta. Conoscere la moto significa anche provvedere regolarmente alla sua cura e alla sua manutenzione. Centrato.
3. Acquisizione di una corretta postura in sella, l'unica che permetta di utilizzare al meglio il proprio corpo nella guida: mani/braccia, busto, gambe/piedi, con spinte attive e/o spostamenti di carico, amplificando e rendendo omogenee tutte le possibilità dinamiche del mezzo. Ci vorrà ancora molta pratica ma ora ho gli strumenti per centrarlo.
4. Completamento naturale, obiettivo fondamentale dei corsi GSSS, è un incremento reale nella fluidità di conduzione, è l'attenta scelta di una traiettoria che deve essere sempre la più sicura possibile. Sono ancora molto immaturo da questo punto di vista, ma ora ho le informazioni che mi servono.
Ultima riflessione.
Fosse per me, questo corso sarebbe obbligatorio per chiunque voglia conseguire la patente A.